“I SOLDI ARRIVERANNO, MA L’ITALIA DEVE ABBASSARE IL DEBITO PUBBLICO” – SENTITE IL CONSIGLIERE ECONOMICO DI ANGELA MERKEL LARS FELD: “NON POSSIAMO ANDARE AVANTI COSÌ. SE L’ITALIA NON FA LE RIFORME E NON AUMENTA LA SUA PRODUTTIVITÀ, IL PIL NON CRESCERÀ IN MODO DURATURO, E CI SARÀ BISOGNO DI UN CONSOLIDAMENTO DEI BILANCI PUBBLICI DOPO LA CRISI DA CORONAVIRUS. ALTRIMENTI PASSIAMO DA UNA CRISI ALL' ALTRA E IL PROBLEMA DELL' ITALIA NON FARÀ CHE AUMENTARE”
-Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
Alla fine non saranno 500 miliardi di trasferimenti puri: una quota sarà trasformata in prestiti. E «non andranno nelle casse dello Stato», ma alle aree più colpite. Ed è altrettanto probabile che dalla Ue arriveranno condizionalità «per abbassare i debiti». L' Italia «deve farlo», sottolinea Lars Feld, capo dei "saggi" che consigliano il governo tedesco.
Cosa pensa del Recovery Fund da 500 miliardi?
«Non condivido né l' entusiasmo né le stroncature. Non ci saranno permanentemente più soldi per la Ue, né una perenne possibilità di indebitamento. Il Fondo è temporaneo. Emetterà bond, ma non avranno una durata maggiore di dieci anni. Non bisogna dimenticarsi che andranno fatti dei compromessi con gli altri Stati membri. E l' Austria, l' Olanda, la Svezia e la Danimarca faranno in modo che si tratti di un' iniziativa temporanea. Inoltre sarà innestata nel sistema dei fondi strutturali. Non funzionerà come cofinanziamento, certo, ma andrà direttamente alle aziende e a determinate istituzioni in base a criteri prestabiliti, e non a finanziare i conti pubblici. E questo è anche un argomento contro i critici: non è l' apertura delle cataratte, è temporaneo, non sono eurobond ma garanzie degli Stati».
Pensa che i 500 miliardi saranno davvero di soli trasferimenti?
«Non penso che si potrà fare a meno di dare una parte di quei soldi sotto forma di trasferimenti, anche se una parte verrà trasformata in prestiti. Un altro compromesso potrebbe imporre delle condizionalità legate al semestre europeo».
E cioè?
«Cioè che si introducano impegni più chiari per una riduzione del debito pubblico. Non possiamo andare avanti così, senza che in particolare l' Italia abbassi il debito. Illudersi che un pacchetto congiunturale, un fuoco fatuo, rafforzi la crescita in modo permanente, è illusorio. Aiuta a superare la fase attuale, e se va bene, l' anno prossimo. Ma se l' Italia non fa le riforme e non aumenta la sua produttività, il Pil non crescerà in modo duraturo, e ci sarà bisogno di un consolidamento dei bilanci pubblici dopo la crisi da coronavirus.
Altrimenti passiamo da una crisi all' altra e il problema dell' Italia non farà che aumentare».
Il Recovery Fund quando sarà pronto?
«L' anno prossimo, penso. Ci sono troppe questioni aperte. Penso che i dettagli saranno discussi durante il semestre Ue di presidenza tedesca. Il prossimo Consiglio Ue servirà per un accordo di principio, ma il Recovery Fund va anche inserito nel Bilancio pluriennale per soddisfare le richieste dei Paesi dell' Est».
Che opposizione di aspetta da loro?
«Vorranno ricevere almeno gli stessi soldi di prima dal Bilancio Ue. E poi c' era l' idea, nella Commissione Ue, di legare quei fondi all' impegno a rispettare lo Stato di diritto. Temo che questo dettaglio sparirà. Il Recovery fund, ricordiamocelo, dovrà essere votato all' unanimità».
Cosa ha convinto Angela Merkel a questa svolta?
«Non trovo che sia una svolta. L' unica novità è che i soldi dovrebbero essere concessi come trasferimenti».
Ma è un punto centrale.
«Chiaro. Ma il resto era già chiaro dall' inizio: che sarebbe arrivato un Recovery fund e che sarebbe stato finanziato attraverso il Bilancio pluriennale. Quanto ai trasferimenti: ormai è chiaro che senza di essi non si potrà raggiungere una stabilità sui mercati finanziari».
Quindi l' alto debito dell' Italia ha contribuito a convincere Merkel che non tutti gli aiuti europei possano arrivare sotto forma di prestiti?
«Assolutamente. Ma anche la sentenza della Corte costituzionale tedesca sulla Bce».
Perché questa sentenza ha influito?
«C' è una maggiore convinzione che non si possa lasciar fare tutto alla Bce, che anche i governi debbano contribuire dal lato fiscale per garantire la stabilità. Dal punto di vista puramente tecnico, i paletti che Karlsruhe ritiene essenziali perché non si scivoli nella monetarizzazione del debito, impediscono alla Banca centrale europea di comprare titoli senza limiti».