“SOLO DOPO IL CESSATE IL FUOCO SARÀ POSSIBILE LAVORARE AI TERMINI DELLA PACE” - IL MINISTRO DELLA DIFESA UCRAINA, OLEKSII REZNIKOV: “DAI NEGOZIATI ANCORA NESSUN RISULTATO SODDISFACENTE”. C'È IL TIMORE CHE I COLLOQUI SERVANO A PUTIN PER RIORGANIZZARE LE TRUPPE E SFERRARE L'ATTACCO FINALE - LA BOZZA ANTICIPATA DAL “FINANCIAL TIMES”: KIEV RICONOSCEREBBE L’ANNESSIONE DELLA CRIMEA E L’INDIPENDENZA DI DONETSK E LUGANSK, MA PUTIN VUOLE PRIMA AVANZARE SUL CAMPO E PRENDERSI MARIUPOL - LA QUESTIONE DELLA NEUTRALITÀ E LA NON ADESIONE ALLA NATO
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1 - KIEV, ANCORA NESSUN RISULTATO SODDISFACENTE DAI NEGOZIATI
(ANSA) - "Noi prima di tutto nel corso dei negoziati affrontiamo la questione del cessate il fuoco e dei corridoi umanitari. E solo in un secondo momento sarà possibile forse lavorare ai termini della pace, ma il popolo ucraino non accetterà di capitolare.
Oggi i negoziati sono a livello tecnico, sono coinvolti giuristi, politici. Non voglio entrare in ulteriori dettagli ma vi posso assicurare che per il momento non c'è ancora nulla di cui ritenersi soddisfatti". Lo ha detto il ministro della Difesa ucraina, Oleksii Reznikov, in collegamento con le commissioni Esteri e Difesa del parlamento europeo.
2 - UCRAINA: ZELENSKY, NEGOZIATI CON MOSCA ABBASTANZA DIFFICILI
(ANSA) - "I negoziati tra l'Ucraina e la Russia sono abbastanza difficili". Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista con il canale televisivo americano Nbc.
"I negoziati sono ancora in corso e sono abbastanza difficili", ha sottolineato il presidente ucraino e ha osservato che "qualsiasi guerra potrebbe essere finita al tavolo dei negoziati". Allo stesso tempo, non ha commentato le informazioni apparse in precedenza nei media sulle presunte condizioni di un possibile accordo tra le parti.
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3 - UNA BOZZA IN 15 PUNTI PER DISCUTERE LA PACE
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Per la prima volta dall'inizio della guerra c'è un'ipotesi di accordo tra Russia e Ucraina. Un piano in 15 punti che si fonderebbe sulla neutralità dell'Ucraina e la sua già più volte ribadita rinuncia a entrare nella Nato, in cambio di garanzie sulla sua sicurezza affidata a Stati Uniti, Gran Bretagna o Turchia.
È una strada che potrebbe sembrare promettente, ma che si incrocia con i forti dubbi sulle reali intenzioni del Cremlino. Gli sforzi diplomatici, che da dicembre a oggi non sono mai cessati, hanno conosciuto un precedente pesante.
Nella notte del 21 febbraio il presidente francese Macron, in una delle sue tante telefonate con Putin, riuscì a strappare l'impegno del leader russo a incontrare il capo di Stato americano Biden in un estremo tentativo di salvare la pace: tre giorni dopo Putin scatenò l'invasione dell'Ucraina.
Mentre la Russia continua a bombardare obiettivi militari e civili, come il teatro di Mariupol dove avevano trovato rifugio un migliaio di abitanti, i negoziati tra emissari ucraini e russi continuano e Mykhailo Podolyak, uno stretto consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha svelato al Financial Times i termini di una possibile intesa: la Russia restituirebbe i territori ucraini conquistati a partire dal 24 febbraio, ovvero le regioni del Sud lungo il mare di Azov e il mar Nero e le zone settentrinali attorno a Kiev; l'Ucraina riconoscerebbe l'annessione della Crimea alla Russia e l'indipendenza delle due repubbliche del Donbass, continuerebbe ad avere un proprio esercito ma con l'obbligo di restare fuori da alleanze militari e di non ospitare basi straniere (cosa che peraltro già adesso è esclusa dalla legge ucraina).
La neutralità
ll portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha precisato ieri che la neutralità dell'Ucraina potrebbe seguire il modello dell'Austria o della Svezia. Sia Vienna che Stoccolma peraltro nel 1995 sono entrate a fare parte dell'Unione europea, e fanno parte del sistema europeo di difesa comune previsto dal trattato di Lisbona del 2009.
Il consigliere ucraino Podolyak ha però risposto indirettamente a Peskov dicendo di preferire un «modello ucraino» a quello austriaco o svedese: la Russia confina con l'Ucraina e dopo l'invasione del 2014 e la guerra totale scatenata in queste settimane servono garanzie di sicurezza più rigorose.
Parlando al Congresso americano il presidente Zelensky ha evocato la nascita di una nuova alleanza internazionale che potrebbe chiamarsi U24, un'«unione per la pace» composta da Paesi «che abbiano la forza e la coscienza per intervenire e fermare un conflitto immediatamente, entro 24 ore dal suo inizio».
L'incontro Ieri è stata anche la giornata del primo incontro ad alto livello tra Usa e Russia dallo scoppio della guerra: il consigliere di Biden per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha detto al segretario del consiglio di sicurezza russo, Nikolaï Patrushev che «se la Russia è seria quanto alla diplomazia, lo dimostri smettendo di attaccare le città ucraine». Ma, al contrario, i bombardamenti continuano.
La paura è che i negoziati servano alla Russia per prendere tempo e ri-organizzarsi, dopo le perdite sul campo dovute alla inaspettata resistenza ucraina. Salvo sorprese, è lecito aspettarsi nelle prossime settimane che le due strade continuino a scorrere parallele: da un lato gli sforzi diplomatici di Israele, Turchia e europei e i negoziati diretti per la pace ucraini-russi, dall'altro una guerra che non accenna a diminuire di intensità (come accadde del resto nei primi anni 70 per il Vietnam: lunghi negoziati tra Kissinger e Le Duc Tho mentre i combattimenti continuavano).
E i Paesi occidentale hanno chiesto per oggi la riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Nonostante la Corte internazionale di giustizia dell'Aja ieri abbia intimato a Putin di «sospendere immediatamente le operazioni militari», il leader del Cremlino sembra determinato ad andare avanti - «l'operazione si svolge con successo, secondo i piani stabiliti», ha detto in tv -, e anzi ha pronunciato un violento discorso sulla necessità di «purificare la società russa» dalla «quinta colonna» del nemico, frasi che lasciano presagire la determinazione di usare la guerra per ricompattare il fronte interno.
Biden qualifica Putin di «criminale di guerra» e la bandiera russa viene ammainata davanti al Consiglio d'Europa di Strasburgo. I negoziati di pace fanno sperare ma resta il dubbio se la parola del Cremlino possa valere qualcosa.