“TARZAN” SANGIULIANO È RIMASTO SENZA LIANE – IL RITORNO IN RAI DELL’EX MINISTRO NON SARÀ AFFATTO MORBIDO: ALTRO CHE DIREZIONE DEL TGR, POTREBBE RESTARE SENZA UN INCARICO DI SPICCO PER ANNI – FDI ORA PRENDE LE DISTANZE: “ERA UN TECNICO, NON È MAI STATO UNO DEI NOSTRI”. LA LEGA NON LO PUÒ VEDERE, SOPRATTUTTO DOPO LA SUA SPARATA SULL’USO DELL’AUTO BLU DI SALVINI CON LA ISOARDI. E DA FORZA ITALIA È IL GELO – E PENSARE CHE GENNY ERA CHIAMATO "TARZAN", PER L'AGILITÀ CON CUI PASSAVA DA UNA FORZA POLITICA ALL'ALTRA…
-Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “La Stampa”
Per un attimo, nelle convulse ore delle dimissioni di Gennaro Sangiuliano, in qualche corridoio è circolata la velenosa voce che gli fosse stato riservato un atterraggio morbido in Rai, con un incarico da direttore di telegiornale quando le acque si fossero calmate. «Certamente rientrerà in azienda e poi valuteremo assieme. Ma è tutto troppo affrettato per fare ipotesi», frena l'amministratore delegato Roberto Sergio.
Secondo le regole auree della lottizzazione, per occupare una poltrona nella tv pubblica bisogna però essere «in quota», imbracciare - in altre parole - una bandiera di partito. E in questo momento non c'è nessuno, nel centrodestra, che abbia il coraggio di caricarsi sulle spalle l'ex ministro e le scorie radioattive dell'affaire Boccia.
[…] Lo chiamavano "Tarzan", per l'agilità con cui passava da una forza politica all'altra come fossero liane. Invece ora - zac! - c'è il vuoto intorno. L'ultimo salto lo aveva portato, tre anni fa, tra le braccia di Giorgia Meloni e la premier lo aveva ricompensato con la nomina a ministro. Fratelli d'Italia, quindi, va considerata la sua ultima casa. [...]
«Sciocchezze!», sbottano i fedelissimi della premier, che poi giurano e spergiurano: «Era un tecnico. Era in quota Rai. Non è mai stato uno dei nostri». L'esistenza di una "quota Rai", come se la tv pubblica avesse diritto a esprimere un esponente di governo, viene considerata niente più di «un'idea ridicola» dagli alleati della Lega, che sghignazzano dell'imbarazzo dei Fratelli. Eppure, qualcuno in queste ore ipotizzava che Sangiuliano potesse essere salvato proprio dal Carroccio. D'altronde i leghisti vogliono nominare Alessandro Casarin nel consiglio d'amministrazione Rai, lasciando scoperta la casella da direttore del TgR.
[…] Fantascienza», risponde chi è ai vertici del partito, senza lasciare aperto alcuno spiraglio. Proprio in questi giorni, poi, Sangiuliano è riuscito a far infuriare Salvini (che lo stava anche difendendo), quando lo ha maldestramente tirato in ballo ricordando a La Stampa il suo utilizzo dell'auto blu in compagnia dell'ex fidanzata Elisa Isoardi e dell'attuale compagna, Francesca Verdini. […]
Forza Italia, semplicemente, non ne vuole sapere nulla. Dispiaciuti per Sangiuliano? «Solidarietà a Meloni», risponde Antonio Tajani. Insomma, l'ex ministro della Cultura è rimasto senza liana. Fanno sapere da FdI che verrà «parcheggiato» in Rai lasciando passare un po' di tempo. Più che mesi, «anni», suggeriscono. Dopotutto anche lui - fanno notare - «dice di voler sparire, essere dimenticato. E lo farà con uno stipendio molto più alto di quello che prendeva da ministro».
Tornare a fare il giornalista in prima linea, quindi, sembra impossibile. Chissà, poi, quando verranno riorganizzate le linee di comando dei telegiornali. In teoria se ne sarebbe dovuto parlare dopo la nomina del nuovo consiglio d'amministrazione, che deve passare dal voto di Camera e Senato e per il quale era stata fissata la data del 12 settembre. I leader del centrodestra però non riescono a trovare un accordo e con ogni probabilità, quindi, si rimanderà ancora.
Meloni non cambia idea su Giampaolo Rossi come prossimo amministratore delegato, e non vuole concedere a Salvini il ruolo di direttore generale, così come Forza Italia punta i piedi sulla presidenza da assegnare a Simona Agnes. Il leader della Lega, dopo il vertice del 30 agosto, sembra aver mollato la presa sulla richiesta di un direttore generale, ma chiede in cambio di riequilibrare le direzioni e mette nel mirino il Tg1 guidato da Gian Marco Chiocci, la casella della direzione Approfondimenti, ora occupata da Paolo Corsini e quella del Day Time, con Angelo Mellone, tutti considerati in quota FdI.
Chiocci, che qualche settimana fa si raccontava non fosse del tutto convinto di restare al timone del Tg1, sembra che ora sia deciso a non muoversi più. FdI, dall'altra parte, non vuole cedere un centimetro: «La Lega in Rai è già sovrarappresentata», sostengono gli uomini di Meloni.
Nell'accordo, poi, deve essere coinvolto anche un pezzo delle opposizioni, perché il voto in Vigilanza Rai con cui si vara il nuovo consiglio d'amministrazione passa con una maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti. E senza le opposizioni mancano 3 voti. Il centrosinistra, per ora, minaccia solo di uscire dall'Aula, in modo da far mancare il numero legale e tenere tutti al palo.
Ecco perché FdI ha cercato una sponda in Italia Viva. Senza grande successo, per la verità. Il partito di Matteo Renzi sta cercando di rientrare nell'orbita del centrosinistra e come prova delle sue buone intenzioni ha iniziato a negarsi alle sirene di Meloni. L'unica trattativa sotterranea ancora aperta è con il Movimento 5 stelle. FdI è convinta di poterli convincere: «Basta metterli di fronte alla prospettiva di alzarsi da questo tavolo con una fiche in più del Pd».