“LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE E’ UNA SCELTA DI GIUSTIZIA SOCIALE” - GIORGIA MELONI HA INFILATO NELL’ULTIMO CONSIGLIO DEI MINISTRI PRIMA DELLE FERIE LA MISURA DA QUASI TRE MILIARDI DI EURO, CHE HA SPACCATO I BANCHIERI (FAVOREVOLE MESSINA, CONTRARI ORCEL E NAGEL) - E’ LA STESSA TASSA IMPOSTA DAL SOCIALISTA PEDRO SANCHEZ PRIMA DI ANDARE A ELEZIONI LO SCORSO FEBBRAIO, E POI CRITICATA DALLA BCE - MA NEGLI ULTIMI MESI, GRAZIE ALL'AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE, LE BANCHE HANNO MACINATO UTILI COME NON ACCADEVA DA ANNI. NEL SOLO PRIMO TRIMESTRE LE PRIME 15 AVEVANO ACCUMULATO SEI MILIARDI DI PROFITTI, IL 182 PER CENTO IN PIÙ DI UN ANNO PRIMA…

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giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni giancarlo giorgetti

Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera Francesco Olivo per “la Stampa”

 

L'ipotesi di una tassa sugli extraprofitti delle banche circolava nei palazzi da settimane. Il combinato disposto fra inflazione, aumento verticale dei costi per i mutui a tasso variabile e dei profitti delle banche aveva convinto Giorgia Meloni a quella che ora definisce «una scelta obbligata di giustizia sociale».

 

In pochi però scommettevano che alla fine sarebbe arrivata, in una sera di agosto, in coda all'ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, e con molti banchieri colti di sorpresa e in vacanza in barca o negli chalet di montagna. […] Fonti di Palazzo Chigi parlano di un'operazione da almeno tre miliardi di euro, la stessa tassa imposta dal collega spagnolo Pedro Sanchez prima di andare a elezioni lo scorso febbraio, e nel frattempo velatamente criticata dalla Banca centrale europea.

Carlo Messina Carlo Messina

 

[…] Giancarlo Giorgetti […] non c'è, forse per evitare l'imbarazzo di una decisione non esattamente in linea con le dichiarazioni del passato: «Una tassa simile non è all'ordine del giorno», diceva due mesi fa. Da oggi il governo dovrà affrontare, oltre al probabile malumore del Quirinale per i due decreti omnibus, anche la probabile reazione dei mercati e i malumori del settore. Non sapeva nulla l'Associazione delle banche, né i grandi banchieri, né tantomeno importanti esponenti della maggioranza.

andrea orcel di unicredit andrea orcel di unicredit

 

Della norma, circolata solo dopo la riunione dei ministri, non c'era traccia nelle bozze dei decreti. Meloni sapeva di avere dalla sua parte il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, il quale - correvano i primi di maggio - non si mostrava contrario all'ipotesi: «Osserveremo con rispetto ogni decisione presa dal governo. Allo stesso tempo auspichiamo che questi prelievi aggiuntivi, nel caso in cui nuove norme fiscali trovassero applicazione, vengano utilizzati per far fronte all'emergenza sociale e della crescita delle disuguaglianze».

 

Alberto Nagel Alberto Nagel

Per Messina […] è necessario tenere d'occhio anche le conseguenze sistemiche dell'aumento dei tassi di interesse. Altri grandi banchieri non la pensavano allo stesso modo: il numero uno di Mediobanca Alberto Nagel e quello di Unicredit Andrea Orcel si erano detti contrari. […] Un paio di cose sono certe: negli ultimi mesi, grazie soprattutto all'aumento dei tassi di interesse, le banche hanno effettivamente macinato utili come non accadeva da anni. Nel solo primo trimestre le prime quindici avevano accumulato sei miliardi di profitti, il 182 per cento in più di un anno prima, il triplo per le tre più grandi.

 

andrea orlando foto di bacco (3) andrea orlando foto di bacco (3)

Secondo le prime stime che circolavano ieri sera fra i top manager, il prezzo più alto lo pagheranno le imprese che hanno avuto i maggiori balzi di redditività rispetto al periodo pandemico, come il Monte dei Paschi, tuttora in mano allo Stato. L'altra certezza per Meloni è che l'opposizione sarà costretta ad applaudirla: una misura del genere l'avevano invocata sia il Movimento Cinque Stelle che l'ex ministro Pd Andrea Orlando.

 

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