“TI TOGLIAMO IL DIRITTO DI VOTO, CONGELIAMO IL TUO PAESE” – QUESTA VOLTA LE MINACCE CONTRO ORBAN HANNO FUNZIONATO! CON IL NUOVO GOVERNO EUROPEISTA IN POLONIA, IL PREMIER UNGHERESE NON HA PIÙ ALLEATI IN GRADO DI EVITARGLI LA PROCEDURA DELL’ARTICOLO 7, CHE PREVEDE LA SOSPENSIONE DEL DIRITTO DI VOTO A UN PAESE SE TUTTI GLI ALTRI SONO D’ACCORDO. E COSÌ, HA ACCETTATO IL COMPROMESSO, NONOSTANTE QUALCHE MUGUGNO, ED È APPARSO MOLTO MENO BALDANZOSO DEL SOLITO
-1. "QUESTA VOLTA RESTI SOLO E SENZA FONDI" LA STRATEGIA PER PIEGARE L'UNGHERESE
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin e Ilario Lombardo per “La Stampa”
«Alla fine, convincerlo è stato più facile del previsto». La sentenza, con tono un po' sornione, è di un'autorevole fonte Ue che, al termine del Consiglio europeo straordinario, racconta cosa è successo dietro le quinte di un vertice finito presto, senza lacerazioni e senza troppi drammi.
Viktor Orban ha capitolato quasi subito. Lo ha fatto dopo aver capito di non avere scampo, e che questa volta […] sarebbero andati fino alla fine.
La ricostruzione […] è un racconto in pochi atti. E comincia la sera di due giorni fa, quando Orban varca la soglia dell'albergo Amigo, per raggiungere Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio e il primo ministro di Budapest sono buoni amici, e a breve la loro alleanza sarà saldata nella famiglia dei Conservatori europei, il gruppo Ecr.
Si siedono per un'ora a parlare da soli. Discutono del caso di Ilaria Salis […] ma per gran parte del tempo parlano dell'accordo sul bilancio pluriennale e sugli aiuti all'Ucraina che il veto di Orban tiene congelato da dicembre, e che ha costretto i leader a ritrovarsi per un vertice straordinario.
[…] All'Amigo arriva anche Macron, appena atterrato da Parigi. Il tempo di un rapido saluto e a Orban diventa chiaro di avere pochi margini. […] Si sente isolato.
Lo è, perché Meloni è pronto a mollarlo, ma anche perché non può più fare affidamento sull'asse di ferro con Mateusz Morawiecki e sullo scudo che l'ex premier polacco gli aveva garantito all'interno del Consiglio, fino a pochi mesi fa, fino a quando cioè la destra di Varsavia non è stata sconfitta dai popolari di Donald Tusk.
Un patto non scritto per un sostegno reciproco che, per anni, ha messo i due al riparo dalla sospensione del diritto di voto. Una decisione drastica ai danni di un Paese membro, per cui è necessaria l'unanimità tra tutti gli altri. Polonia e Ungheria si sono sempre coperte a vicenda, rendendo dunque impossibile un simile scenario.
È stata questa l'arma principale usata per scoraggiare Orban: l'articolo 7 del trattato fondativo dell'Unione europea, che può prevedere in ultima istanza la perdita del diritto di voto. Così i leader hanno modellato, passo dopo passo, attorno a Orban una strategia di isolamento. Con un ultimatum inequivocabile.
Da un lato la ventilata ipotesi di portare avanti quella procedura punitiva, dall'altra il "bazooka" fatto filtrare con perfetto tempismo tramite un articolo del Financial Times che ha pronosticato scenari catastrofici per l'economia ungherese in caso di uno stop totale dei fondi Ue.
[…] L'arma dell'articolo 7 è rimasta sul tavolo fino a ieri mattina, quando l'ungherese si è ritrovato di nuovo da solo con Meloni, e poi in un vertice ristretto con Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente dell'Unione europea Ursula von der Leyen.
Fonti diplomatiche parlano di un dialogo schietto, ma raccontano anche di battute più ironiche che sono servite a rompere il ghiaccio. «Ci hai costretto a tornare a Bruxelles, per una cosa che potevamo chiudere tranquillamente a dicembre» dicono i leader a Orban. «Siete voi che continuate a gestire le cose senza avere rispetto per il mio Paese», è la sua risposta piccata.
L'impressione di alcuni testimoni è che le "minacce" […] abbiano in qualche modo sortito il loro effetto. Durante i negoziati il premier ungherese è parso molto meno baldanzoso del solito.
Anche quando ripeteva come un lamento: «La colpa è vostra», sottolineando, come ha fatto nei colloqui con Meloni, di sentirsi trattato […] come un ospite sgradito. Secondo quanto riporta un altro diplomatico, «Meloni si è molto impegnata per trovare un compromesso […], ma al tempo stesso ha fatto capire di non essere pronta a difenderlo in caso di scontro totale con gli altri leader». […]
2. FONDI EUROPEI PER KIEV, LA MEDIAZIONE DI MELONI TRA CONSIGLI E MINACCE A ORBÁN: «TI SOSPENDIAMO»
Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
[…] Quando Orbán continuava a tenere il punto, negli incontri con Meloni e Macron di mercoledì notte, nelle prime ore di ieri, appena arrivato al Consiglio europeo, gli è stato spiegato in modo molto diretto: «Ti sospendiamo dalla vita dell’Unione, ti togliamo il diritto di voto, congeliamo il tuo Paese, facciamo seriamente». Insomma quella che i diplomatici chiamano opzione nucleare, che avrebbe avuto come controindicazione quella di spaccare comunque l’Unione, è stata davvero presa in esame e comunicata.
È anche stato fatto un sondaggio dalla presidenza del Consiglio europeo, gli uffici di Charles Michel, e probabilmente nessuno dei 26 Stati si sarebbe sottratto. Tutti d’accordo, in sostanza, sul massimo della minaccia possibile. Una minaccia concreta che è stata posta sul tavolo anche durante i negoziati delle ultime settimane con la delegazione italiana, che ha avuto un ruolo specifico (il ministro Fitto ad esempio ha parlato con il suo omologo ungherese) in continuo coordinamento con il gabinetto della presidente dell’Ue.
L’Italia […] avrebbe avuto una parte di primo piano proprio in virtù del rapporto amicale fra i due leader, rapporto che potrà diventare ancora più solido se davvero Orbán, dopo le elezioni europee, confermerà l’intenzione espressa ieri in pubblico, ovvero quella di entrare nel partito dei Conservatori europei (Ecr) guidato proprio dalla Meloni.
Quando Orbán ha capito che i suoi colleghi non scherzavano, e quando probabilmente Giorgia Meloni più di altri ha veicolato il messaggio senza mezzi termini, a quel punto ha iniziato a fare marcia indietro: «Non voglio rompere, ma la colpa è vostra».
[…] quando gli hanno fatto capire che lo avrebbero privato del voto, dunque del suo caro diritto di veto, Orbán ha smesso di lamentarsi e ha votato sì al nuovo bilancio della Ue.
Alla fine del Consiglio il capo del governo italiano ha commentato in questo modo: «Non era facile trovare una soluzione, noi siamo sempre stati convinti che una soluzione a 26 sarebbe stata un precedente pericoloso. Abbiamo lavorato molto per una soluzione a 27 e l’abbiamo portata a casa, siamo molto soddisfatti».
E sulla mediazione con Orbán: «Con lui abbiamo lavorato cercando di arrivare a un punto che ci consentisse di non dividere l’Europa in un momento come questo, perché abbiamo altri problemi. In Europa bisogna saper dialogare con tutti. Ho lavorato per una mediazione, e ne sono fiera, quello che è accaduto credo dimostri quello che ho sempre sostenuto: non puoi pensare di risolvere i problemi parlando con 2-3 persone ma devi avere una capacità di dialogo che tenga conto di punti di vista e interessi di tutti gli Stati membri»