“LA TRANSIZIONE ENERGETICA COMPORTA COSTI SOCIALI ED ECONOMICI IMMENSI. DOBBIAMO PROTEGGERE I PIÙ DEBOLI DALLE SUE CONSEGUENZE” – DRAGHI PROVARE A TAMPONARE L’AUMENTO MONSTRE DELLE BOLLETTE – CINGOLANI: “I NOSTRI TECNICI STANNO SIMULANDO DIVERSI SCENARI CHE SERVONO PER MITIGARE QUESTI AUMENTI” - I RINCARI PER CITTADINI E IMPRESE POTREBBERO ATTESTARSI MEDIAMENTE AL 20% ANZICHÉ +40% PER L'ELETTRICITÀ E +31% PER IL GAS: NON CI SONO MOLTI MARGINI DI MANOVRA…
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Gian Maria De Francesco per “il Giornale”
La transizione energetica «comporta costi sociali ed economici immensi e abbiamo un programma non facile da conciliare: percorrere questa transizione con il massimo impegno ma anche proteggere i più deboli dalle sue conseguenze che come abbiamo visto ora con l'aumento delle bollette, potrebbero essere veramente significative».
Il premier Mario Draghi, ieri a margine del vertice Eu Med 9 ad Atene, ha confermato che il governo continuerà a intervenire per tamponare gli incrementi tariffari dell'energia. L'obiettivo è calmierare gli incrementi monstre (+40% per l'elettricità e +31% per il gas) attesi a partire da ottobre e che dovrebbero portare la bolletta elettrica nazionale a sfondare il tetto dei 60 miliardi di euro con un aggravio di circa 10 miliardi.
«Attendiamo le valutazioni precise dell'aumento dei costi che, come sappiamo, dipendono direttamente dal costo del gas e per una misura del 20% da quello della CO2», ha sottolineato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, aggiungendo che «i nostri tecnici stanno simulando diversi scenari che servono per mitigare questi aumenti». Il decreto in arrivo la prossima settimana in Consiglio dei ministri dovrebbe prevedere uno stanziamento di almeno 3,5 miliardi di euro che compenserà in parte la spinta inflattiva tagliando gli oneri di sistema.
Questi ultimi finora hanno pesato per circa 15 miliardi all'anno sulle tariffe energetiche. Un simile intervento, come detto, non consentirebbe di riassorbire in toto la pressione rialzista del costo delle materie prime. E, quindi, al di là delle fasce di reddito con Isee fino a 20mila euro (che godono di agevolazioni legate alla condizione economica sfavorevole), per i restanti consumatori finali - cittadini e imprese - i rincari potrebbero attestarsi mediamente al 20% (in una forchetta compresa tra il 15 e il 25 per cento).
Di più non è possibile fare perché non ci sono grandi margini di manovra: dalle aste dei certificati verdi (effettuate per compensare le emissioni di CO2 e tenerle entro gli standard) si potrebbero recuperare altri 700 milioni come nel trimestre in corso. Il resto dello stanziamento (e quindi oltre 2,5 miliardi) andranno «pescati» tra i capitoli delle misure anticrisi che finora non hanno impegnato tutte le risorse disponibili. Ma poi?
Gli oneri di sistema, infatti, sono imputabili per gran parte (oltre 12 miliardi di euro) al finanziamento delle fonti rinnovabili, mentre la componente per lo smantellamento delle centrali nucleari e per i bonus per famiglie a basso reddito e imprese ad alto consumo vale circa 3 miliardi. Nella prossima legge di Bilancio bisognerà spostare quei 12 miliardi verso altre forme di imposizione, di fatto incrementando la pressione fiscale generale.
È un altro dei paradossi delle rinnovabili che godono di un sostegno statale, ma che poi vengono collocate sul mercato a prezzi tutt' altro che calmierati in virtù della loro scarsità. È chiaro che una maggiore diffusione dell'eolico, del solare e dell'idroelettrico comporterebbe benefici notevoli per le bollette ma, al momento, il loro sfruttamento è tutt' altro che funzionale.
Si tratta anche di un problema politico e non solo di strategia energetica. Ad esempio, il governo starebbe valutando il rinvio della liberalizzazione delle concessioni idroelettriche proprio per evitare ulteriori aumenti. Ma questo comporterebbe un ulteriore slittamento del ddl Concorrenza che, come quello sulla riforma fiscale, è di là dal vedere la luce. Anche a causa del caro-bollette.