“UTILIZZEREMO L'ESERCITO PER LE CONSEGNE DI MASCHERINE E VENTILATORI POLMONARI” – IL SUPER COMMISSARIO ARCURI DOPO LE ACCUSE DELLE REGIONI PROVA AD USCIRE DALL’ANGOLO E SCHIERA I MILITARI - UNA MOSSA CHE SA TANTO DI COMMISSARIAMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE, CHE FINO A OGGI HA AVUTO IL MONOPOLIO SULLA DISTRIBUZIONE E CHE ORA DOVRÀ CONDIVIDERLO CON GLI UOMINI DELLA DIFESA
-PAOLO RUSSO per la Stampa
«Per velocizzare la distribuzione di mascherine e ventilatori polmonari d' ora in avanti utilizzeremo anche camion, aerei ed elicotteri dell' Esercito e per le consegne impiegheremo personale militare». Il super commissario per l' emergenza Domenico Arcuri prova a uscire dall' angolo con una mossa che sa tanto di commissariamento della Protezione civile, che fino a oggi ha avuto il monopolio sulla distribuzione e che ora dovrà condividerlo con gli uomini della Difesa. Questo dopo le accuse delle Regioni alla stesso Arcuri, di «non saper gestire il mercato parallelo» di dispositivi e mascherine.
«Non siamo in competizione con nessuno, ma da anni affiniamo le modalità di trasporto in caso di catastrofi naturali e abbiamo una struttura più agile. Un conto è spostare uno dei nostri uomini che ovunque trova una caserma dove dormire, un altro è chiedere a un volontario di spostarsi da Catania a Milano e trovargli alloggio», spiega uno dei militari che affianca il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Che nelle prossime ore schiererà gli elicotteri Nh90 e Ch47 a maggiore capacità di trasporto e metterà a disposizione due caserme a Bari e Lamezia Terme per lo stoccaggio dei materiali, oltre che centri di distribuzione sparsi per tutta la Penisola.
Un tentativo di rimettere ordine alla catena di comando che si è sempre più aggrovigliata su se stessa, finendo per stritolare in nostri ospedali, che non sanno che farsene dei nuovi letti di terapia intensiva se poi mancano le tecnologie per attivarli. «Noi gli acquisti, pur tra mille difficoltà li stiamo facendo, ma poi tutto si blocca se non arrivano disposizioni chiare su come distribuirli.
Non c' è una scala gerarchica tra Borrelli e Arcuri», lamentano gli uomini del presidente Consip, Renato Catalano. Così quando un gruppo di aziende tecnologiche meridionali si è fatta avanti per produrre ventilatori polmonari, «nessuno è intervenuto per chiedere all' unica detentrice del brevetto in Italia, la Siare di Bologna, di condividere la tecnologia coperta da brevetto e non se ne è fatto nulla».
Ma ora è anche Arcuri a poter provvedere agli acquisti.
«Negli ultimi giorni -ha detto il super commissario- abbiamo distribuito 9,6 milioni di mascherine», che sarebbero in linea con il fabbisogno di 90 milioni al mese indicato da lui stesso, ma che molti medici stanno ancora aspettando. La Siare, ha aggiunto, dalla prossima settimana raddoppierà la produzione da 25 a 50 respiratori al giorno.
Quelli fino ad ora consegnati sarebbero però appena un migliaio, contro i 5mila richiesti dalle Regioni. La Consip ne ha ordinati all' estero 3.900, ma le consegne arrivano con il contagocce perché, come ha ammesso lo stesso Arcuri «è in atto una guerra commerciale, che ci indica come obiettivo prioritario quello dell' autosufficienza».
Per le Regioni però non è questione di autarchia ma di caos amministrativo. «Tutte le sere inviamo il nostro elenco - spiega l' assessore piemontese alla Sanità, Luigi Icardi - ma fino ad oggi dei cinquemila caschi per l' ossigenazione che avevamo richiesto ne sono arrivati solo 550». Per i ventilatori polmonari il Piemonte era riuscito, pagandoli in anticipo, a comprarne 30 da una azienda di Dresda. «Ma poi la Protezione civile li ha sequestrati, dicendo che spettavano ad altre Regioni. Così i tedeschi -rivela Icardi- all' ultimo hanno spedito a un altro Paese i nostri ventilatori». Lasciando noi in attesa di quelli autarchici.