“VACCINO, TAMPONE O GREEN PASS PER ENTRARE IN BAR E RISTORANTI? NON SCHERZIAMO” – SALVINI BOCCIA L’IDEA DI MACRON DI UN GREEN PASS PER RISTORANTI E VIAGGI. L’IPOTESI BOCCIATA ANCHE DALLA MELONI – TITUBANTI I M5S, MENTRE IL PD APRE SENZA SE E SENZA MA – BURIONI: “LA SOLUZIONE MACRON È INEVITABILE ANCHE DA NOI. PRIMA LO CAPIAMO E MEGLIO È…”
-Pa. Ru. per "la Stampa"
Il green pass in salsa francese da utilizzare come passepartout per accedere a spettacoli, bar, ristoranti, treni e aerei è bocciato senza mezzi termini da Lega e Fratelli d'Italia, divide i governatori, lascia perplessi Cinque stelle e operatori turistici, raccogliendo consensi nel Pd e tra qualche scienziato.
Mentre nel governo non solo Speranza pensa di seguire le orme di Macron dopo il milione di prenotazioni tra i diffidenti del vaccino d'Oltralpe. Mentre il Garante della privacy si appresta a prendere in mano la pratica, e difficilmente per promuovere l'idea, la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, affida a un tweet tutto il suo disappunto. «L'idea di utilizzare il green pass per poter partecipare alla vita sociale è raggelante, è l'ultimo passo verso la realizzazione di una società orwelliana. Una follia anticostituzionale che Fratelli d'Italia respinge con forza».
Via twitter arriva anche il pollice verso di Matteo Salvini. «Vaccino, tampone o green pass per entrare in bar e ristoranti? Non scherziamo», è il commento lapidario del numero uno della Lega. Titubanti i Cinque stelle.
«Al momento l'ipotesi di un pass sanitario esteso come quello pensato in Francia ci pare prematura», dicono i deputati del Movimento in commissione Affari Sociali. Mentre il Pd apre senza se e senza ma. «Sì al green pass come luogo di socialità come in Francia», dicono i parlamentari Morani, Picierno e De Micheli. L'ala moderata del centrodestra è invece più ondivaga.
Forza Italia per ora manda avanti la vicepresidente del gruppo Forza Italia, Licia Ronzulli, che propone di estendere anche da noi l'uso del green pass come in Francia. Ma l'ala governativa degli azzurri preferirebbe limitarsi ad annunciarlo per settembre, in modo da usarlo come strumento per convincere i restii a vaccinarsi, senza però assestare nuovi colpi alla stagione turistica. Che è poi quanto già fatto dal presidente campano Vincenzo De Luca, non solo d'accordo con i transalpini, ma pronto anche a rivendicare il merito di averlo fatto per primo, con la card rilasciata solo a chi ha completato il ciclo vaccinale. Già in possesso di mezzo milione di suoi concittadini, che potranno utilizzarla però per viaggiare, andare al ristorante, allo stadio, al cinema, a un concerto, ma soltanto a partire da settembre.
A stagione turistica archiviata. «Sono d'accordo con quello che ha fatto la Francia» e «se il governo italiano» metterà in campo gli stessi provvedimenti «saremo pronti a farlo convintamente», è la presa di posizione nettamente favorevole del presidente ligure, Giovanni Toti. Il suo collega lombardo, Attilio Fontana, prima sembra aprire al green pass per entrare in bar e ristoranti. Poi precisa: «Io non ho detto che si debba incentivare il green pass.
Ho detto che, laddove è stato previsto, siamo nelle condizioni di poterlo applicare perché la nostra campagna vaccinale sta andando molto bene. Tutto lì». La soluzione Macron è «inevitabile anche da noi. Prima lo capiamo e meglio è», commenta il virologo del San Raffaele di Milano, Roberto Burioni, mentre è quantomeno perplessa la presidente di Federturismo, Marina Lalli. «Credo che in Italia, anche per questioni di privacy, sia difficile che un ristoratore o un barista possa chiedermi se sono vaccinata o meno. E dare l'onere del controllo agli operatori è veramente troppo pesante». Soprattutto se dopo il check toccasse poi mandare indietro i clienti.