“IL VERO OBIETTIVO DI ZAIA UNO ERA, E UNO RESTA: CONTINUARE A ESSERE IL PRESIDENTE DEL VENETO” – FABRIZIO RONCONE CONFERMA IL DAGO-RETROSCENA SULLA LEGA: “ZAIA SARÀ IL PRIMO AD INDICARE MASSIMILIANO FEDRIGA COME NUOVO COCCHIERE DEL CARROCCIO. LA VERITÀ È CHE ZAIA ADORA IL SUO LAVORO. EVITA LE LUCI DEI TALK TV, PREFERENDO RESTARSENE NEL SUO TERRITORIO. LA VERITÀ È CHE LA BOLGIA DELLA POLITICA ROMANA LO DISORIENTA. E AFFATICA” – IL SOPRANNOME “ER POMATA” E LA REAZIONE ALLA CANDIDATURA DI CASINI BRUCIATA (DA SALVINI) PER IL QUIRINALE…
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1 LA MELONA HA UNA CARTA PER FAR FUORI SALVINI E PER RIPORTARE LA LEGA ALL’OVILE: FEDRIGA...
Estratto dal Dagoreport del 6 marzo 2024
Nella manica di “Io so’ Giorgia” è nascosta un carta per riportare la Lega all’ovile: il governatore del Friuli, Massimiliano Fedriga, con cui ha un ottimo rapporto. Tant’è che la Melona lo incontrerà l'8 marzo, in occasione della festa della donna, nel primo pomeriggio al Teatro Verdi di Pordenone.
A Fedriga, per riuscire a far cacciare a colpi di scopa Salvini, come successe all’epoca a Bossi, è sufficiente una mossa: mollare la Lega per la Liga Veneta, portandosi appresso Zaia, cui interessa solo la riconferma di presidente del Veneto.
A quel punto, a un Capitone svuotato, senza leadership, potrebbe anche partire l’embolo di un Papeete2…
2. DA MINISTRO, NELLA CAPITALE LO CHIAMAVANO “ER POMATA” ZAIA HA CHIUSO CON ROMA
POLITICA
Estratto dell’articolo di Fabrizio Roncone per “Sette – Corriere della Sera”
C'è questa idea che, in caso di tracollo della Lega alle […] Europee, debba essere Luca Zaia a prendersi il partito e a spedire Matteo Salvini al Papeete […] - stavolta, però, per restarci - ed è un'idea che ovviamente piace molto […], anche se tutti sappiamo che è un'idea vecchia, e irrealizzabile.
Zaia, infatti, sarà il primo ad indicare Massimiliano Fedriga come nuovo cocchiere del Carroccio (l'alternativa è Riccardo Molinari). Perché il vero obiettivo di Zaia uno era, e uno solo resta: continuare ad essere il presidente del Veneto.
Non vi sarà sfuggito che si sta battendo come un leone per dare ai governatori la possibilità di abbattere e superare il limite dei due mandati e candidarsi alla guida della propria regione anche per un terzo e magari un quarto giro.
La verità è che Zaia adora il suo lavoro. Va detto che lo fa piuttosto bene. Venne eletto la prima volta nel 2010 e, da allora, il Veneto è spesso indicato come modellino virtuoso di amministrazione.
La sua impronta è evidente: non straparla (ne basta uno), ma tende ad essere sempre moderato e autorevole, affidabile e con un approccio politico quasi democristiano (di rito doroteo). Sostengono gli sia rimasto addosso un pragmatismo contadino […] e infatti evita le luci dei talk tv, preferendo restarsene nel suo territorio.
La verità è che la bolgia della politica romana lo disorienta. E affatica. Troppo perfida e sprezzante (quando gli toccò fare il ministro dell'Agricoltura nel Berlusconi IV, fu subito soprannominato “er pomata”, per via del gel con cui inzuppa i capelli), troppo spregiudicata e confusa: me lo ricordo a Montecitorio, durante le ultime votazioni per l'elezione del Capo dello Stato.
Una mattina sembrava fatta per Pier Ferdinando Casini […], quando arriva la notizia che la candidatura è saltata di botto. Zaia si volta: «Chi ha fatto questo casino? Salvini? Nooo… non ci credo». E lì avreste dovuto vedere la faccia di Zaia. Che poi […] è la stessa di quando ascolta i discorsi di Salvini su Putin, e se lo ricorda al Cremlino, pronto a baciargli la pantofola.