“IL VIAGGIO A KIEV? IO SONO DISPONIBILE MA NON SO SE SI POTRÀ FARE E SE È CONVENIENTE” - PAPA FRANCESCO: “SONO DISPOSTO A FARE TUTTO QUELLO CHE SI DEBBA FARE. E PER LA PARTE DIPLOMATICA, IL CARDINALE PAROLIN E MONSIGNOR GALLAGHER, STANNO FACENDO DI TUTTO. NON SI PUÒ PUBBLICARE TUTTO QUELLO CHE FANNO, PER PRUDENZA, PER RISERVATEZZA, MA SIAMO AL LIMITE DEL LAVORO - OGNI GUERRA NASCE DA UN'INGIUSTIZIA. PERCHÉ C'È LO SCHEMA DI GUERRA. PER INVESTIRE PER COMPRARE ARMI. DICONO: MA NE ABBIAMO BISOGNO PER DIFENDERCI. QUANDO È FINITA LA SECONDA GUERRA MONDIALE TUTTI HANNO RESPIRATO IL "MAI LA GUERRA". SETTANT'ANNI DOPO ABBIAMO DIMENTICATO TUTTO”
-Domenico Agasso per “la Stampa”
«Siamo tutti colpevoli, il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi». Papa Francesco torna a Roma da La Valletta con un volo AirMalta e parla del conflitto in Ucraina con evidente dolore e compassione. Conferma la sua disponibilità per un viaggio a Kiev ma precisa che «non so se si potrà fare e se è conveniente». Su Putin afferma: «Non l'ho sentito, ma gli direi quello che ho detto finora a tutte le autorità». Assicura di non conoscere ancora le notizie delle esecuzioni in strada e delle fosse comuni a Bucha. E denuncia che «non impariamo! Siamo innamorati delle guerre e dello spirito di Caino».
Santità, ci hanno colpito le immagini provenienti da Bucha, un paese vicino a Kiev, dove gli ucraini hanno trovato decine di cadaveri per strada, alcuni con le mani legate, come se fossero stati «giustiziati». Sembra che la sua presenza in quella zona sia sempre più necessaria. Pensa che sia fattibile? E quali sarebbero le condizioni?
«Grazie per avermi comunicato questa notizia che non conoscevo ancora. Sempre la guerra è una crudeltà, una cosa inumana. Io sono disposto a fare tutto quello che si debba fare, e la Santa Sede, soprattutto la parte diplomatica, il cardinale Parolin e monsignor Gallagher, stanno facendo di tutto, ma di tutto, non si può pubblicare tutto quello che fanno, per prudenza, per riservatezza, ma siamo al limite del lavoro. Fra le possibilità c'è il viaggio.
Ci sono due ipotesi: una - me lo ha chiesto il presidente della Polonia - sarebbe inviare il cardinale Krajewski a visitare gli ucraini che sono stati ricevuti in Polonia; lui è andato già due volte, ha portato due ambulanze ed è rimasto lì con loro e lo farà un'altra volta.
L'altro viaggio che qualcuno mi ha domandato è a Kiev: io lo dissi con sincerità che avevo in mente di andarci, la mia disponibilità sempre c'è. Ma non so se si potrà fare, e se è conveniente farlo. Poi da tempo si ragiona su un incontro con il patriarca Kirill, si sta lavorando a questo, si sta pensando al Medio Oriente come luogo».
Dall'inizio della guerra ha parlato con Vladimir Putin?
«Le cose che ho detto alle autorità di ogni parte sono pubbliche. Nessuna è riservata.
Quando ho parlato con il Patriarca lui poi ha fatto una bella dichiarazione. Il presidente della Russia l'ho sentito alla fine dell'anno quando mi ha chiamato per farmi gli auguri.
Il presidente dell'Ucraina l'ho sentito due volte.
Poi il primo giorno di guerra ho pensato di andare all'ambasciata russa per parlare con l'ambasciatore che è il rappresentante del popolo, e fare le domande e dire le mie impressioni. Ho sentito anche l'arcivescovo maggiore di Kiev Schevchuck. Poi ogni due o tre giorni con regolarità una giornalista, Elisabetta Piquet, che stava a Leopoli e ora a Odessa. Lei mi dice come stanno le cose. Vorrei farvi le condoglianze per i vostri colleghi giornalisti che sono caduti. Siano dalla parte che siano, non interessa».
Quale sarebbe il messaggio per Putin se avesse la possibilità di parlargli?
«I messaggi che ho dato a tutte le autorità, sono quelli che ho diffuso pubblicamente.
Non uso un doppio linguaggio».
Ci sono guerre giuste?
«Ogni guerra nasce da un'ingiustizia. Perché c'è lo schema di guerra. Per investire per comprare armi. Dicono: ma ne abbiamo bisogno per difenderci. Quando è finita la Seconda guerra mondiale tutti hanno respirato il "mai la guerra". È cominciata un'ondata di lavoro per la pace anche con la buona volontà di non distribuire le armi, le armi atomiche dopo Hiroshima e Nagasaki. Settant' anni dopo abbiamo dimenticato tutto.
Ci sono stati dei grandi come Ghandi che hanno scommesso sullo schema della pace. Ma noi siamo testardi come umanità. Siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino. Sono addolorato. Non impariamo. Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi. Tutti siano colpevoli!».
Com' è andata la visita a Malta?
«Sono contento, ho visto un entusiasmo della gente impressionante. Uno dei problemi che ho notato è la migrazione. Ed è grave perché Grecia, Cipro, Malta, Italia, Spagna sono i paesi più vicini all'Africa e al Medio Oriente: atterrano qui, arrivano qui, i migranti, e vanno accolti sempre! Ogni governo deve dire quanti ne può ricevere.
Per questo ci vuole un'intesa con i Paesi dell'Europa, dove però non tutti sono disponibili. Ma almeno bisogna non lasciare tutto il peso a questi Paesi limitrofi. Oggi (ieri, ndr) sono stato nel centro di accoglienza e le cose che ho sentito lì sono terribili, la sofferenza per arrivare qui, e poi i lager nella costa libica.
Questo sembra criminale no? L'Europa sta facendo il posto con tanta generosità agli ucraini che bussano alla porta, così deve fare anche per coloro che vengono dal Mediterraneo».
La sua salute come va?
«È capricciosa, ho questo problema al ginocchio che provoca altri problemi di deambulazione, è un po' fastidioso, ma sta migliorando, almeno posso andare avanti. Due settimane fa non potevo fare nulla. È una cosa lenta, vediamo se guarisce, ma c'è il dubbio che a questa età non si sa come finirà la partita, speriamo che vada bene».