Estratto dell’articolo di LEONARDO IANNACCI per Libero Quotidiano
mario balotelli roberto mancini
(…) Il ct dal ciuffo mechato sta valutando differenti soluzioni per arrivare a marzo con più frecce a disposizione. Intanto gradirebbe avere più giorni a disposizione al momento del dunque: «La possibilità che venga spostata la giornata di campionato prima degli spareggi? Più tempo abbiamo e meglio è, ma non so come sarà la situazione a marzo». Messaggio chiaro a Figc e soprattutto Lega: dateci una mano, è nell'interesse di tutti. E poi, si diceva, la questione tattica.
L'Europeo è stato vinto con una nazionale che partiva proponendo il classico 4-3-3, fondato su una felice intuizione del Mancio: il doppio playmaker con Verratti-Jorginho a ragionare e il sette polmoni Barella a spendere fiato e muscoli nel ruolo di frangiflutti. Ora è tutto diverso e la variabile che potrebbe spostare i già precari equilibri, ha un nome e un cognome: non tanto Mario Balotelli quanto Nicolò Zaniolo, assente la scorsa estate. Il Mancio precisa: «Come vedo Nicolò sul piano strategico? Per me è una grande mezz' ala. Vero, ha il fisico e la conclusione per giocare in attacco ma come mezz'ala ci dà la possibilità di essere più forti nella fase offensiva».
mario balotelli roberto mancini
Traducendo: con Zaniolo la nazionale potrebbe anche cambiare modo di giocare, sbilanciandosi molto, per ammissione dello stesso ct che ipotizza addirittura un 4-2-4.
Sic, il nefasto schema della nazionale di Ventura fuori da Russia 2018. Il ct: «Si possono valutare tante cose, giocando anche con due punte vicine e due esterni (Berardi e Insigne ndr). Sono cose che proveremo in questi giorni, abbiamo giocatori polivalenti in grado di occupare più ruoli». Intanto, in serata scoppia un piccolo giallo. Cristiano Biraghi ha lasciato il ritiro azzurro perché febbricitante: il capitano della Fiorentina è stato sottoposto a tampone Covid è c'è attesa per l'esito del test. Biraghi, e non solo, incrocia le dita.
mario balotelli roberto mancini
MANCINI
Alessandro Angeloni per "il Messaggero"
Mario Balotelli non è la sola variazione sul tema azzurro. E' una. Ma un giocatore non cambia la squadra, è quest' ultima che deve sapersi/volersi rinnovare. Specie dopo una vittoria come quella all'Europeo: gli avversari hanno imparato a conoscere l'Italia, si spiegano pure così certe difficoltà nel post Wembley, con i pareggi decisivi (in negativo) con Bulgaria e Svizzera. A Mancio il compito di curare le carenze offensive e dare più certezze in difesa, che pian piano perdono spessore con l'inevitabile invecchiamento di Bonucci e Chiellini.
L'arrivo di forze nuove come Luiz Felipe o il giovane Caleb Okoli, più i vecchi Gianluca Mancini, Toloi, Bastoni, di certo agevolano il lavoro del tecnico per il futuro, ammesso che il futuro si chiami Qatar 2022. Roberto Mancini studia qualche cambiamento, anche se non è detto che vedremo una Nazionale così diversa il 24 marzo nella semifinale del playoff contro la Macedonia a Palermo. Studia, prova, poi deciderà: ci sono due mesi. Il percorso parte da questo stage, cominciato ieri e che finirà domani con una partitella a Coverciano.
mario balotelli roberto mancini
Lo stage - tutto blindato - ha la sua importanza, anche se il ct ammette che «tre soli giorni sono pochi, ma sono già qualcosa». E di questo deve ringraziare i club, che gentilmente gli hanno concesso i calciatori seppur in una data non stabilita dalla Uefa. «Io spero solo di avere tutti a disposizione per marzo». Al di là degli acciacchi del momento: lo stage, per alcuni, serve come base per il futuro.
L'ideale sarebbe, per Mancini, spostare anche la giornata prima dello spareggio per avere a disposizione i suoi azzurri con largo anticipo. «È chiaro che se avessimo 3-4 giorni in più a marzo per preparare gli spareggi sarebbe meglio». Appunto. Balotelli oggi è il focus, la calamita della Nazionale, su di lui è accesa la luce, l'interesse comune. E che sia un interesse tecnico, non social.
mario balotelli roberto mancini
Domande a raffica su Mario, come fosse il salvatore della patria. «Ma non è la carta della disperazione: forse quando siamo disperati diamo il meglio ma non credo sia questa la situazione», dice Mancini, che lo ha lanciato nel calcio dei big. In attacco, c'è anche Joao Pedro, lui sì, una grande novità. «Ho bisogno di vedere alcuni calciatori che mancavano da tempo, lui è uno di questi. A livello tecnico Mario è sempre stato bravo, bisogna vedere come sta fisicamente. Lo abbiamo perso un po' di vista, vederlo dal vivo per un paio di giorni può essere molto utile e può bastare per capire le sue condizioni». Da Balotelli si aspetta molto, sia come prima punta, sia con Immobile al fianco. E lì c'è anche Scamacca in rampa («dipende da lui»).
«A volte serve variare», Mancio dixit. Si riparte dal 4-3-3, in attesa degli stranieri Jorginho, Verratti e Emerson. Ma nella testa del Mancio c'è un sistema di gioco alternativo, un 3-5-2 offensivo, da adottare anche in corsa. In questo modulo, già sperimentato, una chance ce l'ha Luiz Felipe (ha un problema al polpaccio, ieri non si è allenato), del quale il ct ha parlato benissimo. Un italo brasiliano che fa il concorrente di un altro italo brasiliano, Toloi e del suo compagno di squadra Acerbi. E Zaniolo? Per Mancini è una mezz' ala offensiva, uno che può affiancare Jorginho e Verratti, in alternativa a Barella.
Oppure, può essere impiegato in attacco, o sulla fascia (al posto di Chiesa) o, come ha già fatto in Svizzera, al centro (con o al posto del centravanti). Nicolò adatto a tutti i moduli, e non solo lui, sottolinea il ct. Il problema vero è sulla fascia sinistra, che continua a soffrire l'assenza di Spinazzola («sarebbe stato bello averlo a disposizione, ma i tempi si sono allungati») e ha un Insigne che sta per sbarcare in Canada, in un torneo poco allenante («ma per ora problemi non ne vedo», le parole rassicuranti del ct).
Emerson non vive un grande momento di forma, Biraghi, infortunato, non è tra i suoi preferiti e ieri ha lasciato il ritiro prima dell'allenamento. La soluzione, invertire di fascia uno tra Florenzi e Calabria, con Di Lorenzo in alternativa a destra, o con il ritorno di De Sciglio. Oppure la carta Luca Pellegrini, attendendone un'esplosione da qui a marzo. Due mesi di studio, senza nessuna verità. Per ora.
MARIO BALOTELLI CON ROBERTO MANCINI NEL 2018