LETTA SUL TETTO DEL FINANZIAMENTO CHE SCOTTA - IL PD VUOLE CHIUDERE I RUBINETTI DI SILVIO: FORZA ITALIA A RISCHIO E GOVERNINO TRABALLANTE
1-SOLDI AI PARTITI, ROTTURA PD-PDL SUL TETTO ALLE DONAZIONI DEI PRIVATI
Liana Milella per "La Repubblica"
Stamattina si tratterà ancora. Per evitare lo scontro sul finanziamento ai partiti che dura da due giorni e che oggi approderà in aula alla Camera. Col rischio di produrre conseguenze devastanti per il governo se Pd e Pdl si dividono.
Lo si può raccontare con la collera fuori verbale di Maria Stella Gelmini, che esce furibonda da un vertice di maggioranza al Senato finito malamente: «Non basta che con la decadenza vogliono espellere Berlusconi fisicamente dal Parlamento, adesso vogliono anche far fuori Forza Italia impedendo che Berlusconi stesso la finanzi». I nemici, ovviamente, sono quelli del Pd.
Oppure si può ascoltare la voce di Gaetano Quagliariello, il ministro per le Riforme che, pur a Parigi per impegni istituzionali, ha trattato tutto il giorno per evitare una clamorosa e praticamente annunciata rottura: «Il governo aveva trovato un accordo e fatto un ddl. Che si può cambiare in Parlamento, ma per trovare un altro accordo, che vada anche oltre la maggioranza. Di certo però non può essere un'intesa unilaterale, di un solo partito che stravolga il testo originario».
Il Pd, appunto. Che non è disposto a cedere sul principio di un tetto - l'ipotesi, trattabile nella progressiva entrata in vigore, è 100mila euro - ai finanziamenti dei privati. Il Pdl pensa ai bonifici milionari di Berlusconi, e non ci sta. Il tavolo salta. La commissione Affari costituzionali è costretta a prendere atto che il testo non si può chiudere.
Lo ammette il presidente Francesco Paolo Sisto. Si va in aula oggi, alle 16, senza relatore. Il governo rischia una clamorosa spaccatura. Pdl isolato contro tutti gli altri. Dicono i berlusconiani: «Stiamo attenti, qui potremmo fare un enorme regalo a Grillo se il governo dovesse cadere proprio sul finanziamento ai partiti».
Il rischio c'è, ed è grosso. Quagliariello torna in Italia oggi all'alba. Dice chiaro: «Lavorerò per una mediazione». E se il governo va sotto? È vero, come dicono i suoi, che lei ha già messo sul tavolo le sue dimissioni?
Il ministro: «Il governo ne deve discutere preventivamente, ma se succede non può far finta di nulla, fischiettando all'inglese, come se non fosse successo niente. Stiamo parlando di una questione rilevante per la vita stessa della democrazia , dei partiti, del Paese. L'ho ripetuto con chiarezza sia ai miei che al Pd e a Sc». L'ipotesi Letta di ricorrere a un decreto? La risposta di Quagliariello è netta: «Nel vivo di una discussione parlamentare l'ipotesi è improponibile ».
Ecco, 48 ore di scontri, il putiferio in commissione, una lite durissima al Senato tra capigruppo - pure sul mancato accordo, poi raggiunto, sulle ultime commissioni, tra cui l'Antimafia - la prospettiva oggi di un aula da incubo. Sul finanziamento tre questioni sul tavolo, di cui due dilanianti. Il tetto ai contributi privati, imprescindibile per il Pd, che ha Sel al suo fianco.
Il Pdl sul fronte opposto, tetto sì ma altissimo, oltre il milione di euro. «Altrimenti è solo una spinta a dare soldi in nero» dice Gelmini. Seconda questione: le modifiche al reato di finanziamento illecito proposte dal Pdl, via la delibera della società. Tutti i processi a rischio, lo blocca la Pd Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia.
Fanno muro tutto il Pd, Sel, M5S. Terza questione, quella alla fin fine più trattabile, l'emendamento "Forza Italia", ancora finanziamenti al gruppo nuovo che nasce in Parlamento (proprio come Forza Italia che spunta dalle ceneri del Pdl) se la metà più uno degli aderenti sottoscrive che era già sotto lo stesso simbolo. È stato bocciata in commissione, ma viene riproposta da Sel in aula la proposta che vengano bloccati i finanziamenti «sporchi », quelli in arrivo da chi è stato condannato. Leggi Berlusconi. Ma il è contro.
Il Pdl, in evidente difficoltà, ha ipotizzato anche di chiedere il voto di fiducia. Ma sarebbe peggio mancando un'intesa. Il Pd, come per la decadenza al Senato, ne fa «una questione di principio. Dice il capogruppo alla Camera Roberto Speranza: «Un tetto ci deve essere, è un principio intoccabile. Lo ha detto anche con nettezza Epifani».
Alla contestazione del Pdl - «state stravolgendo il ddl del governo» - il Pd risponde: «Andiamo in aula e votiamo, su questioni di tale portata la nostra posizione è ferma». Poi, lo sfogo del relatore Emanuele Fiano: «Abbiamo la coscienza apposto, abbiamo fatto tutto il possibile ». Ma quel «possibile» non sta per niente bene al Pdl. Tutt'altro.
2. MISIANI: "ANCHE LA DESTRA DEVE CAPIRE CHE UN MILIARDARIO SENZA LIMITI SQUILIBRA LA SFIDA TRA POLITICI
Da "La Repubblica"
La galassia berlusconiana non accetta un tetto al finanziamento dei privati ai partiti. Il Pdl sceglie la trincea. Ma sul punto, spiega il tesoriere Antonio Misani, i democratici sono pronti a combattere. Senza cedimenti: «Non è possibile che il Popolo delle libertà voglia ricorrere alla scorciatoia del partito del grande miliardario ». Per questo, la strada del ddl resta in salita. Quella di un decreto, invece, secondo l'esponente dem risulta impraticabile: «Non ci sono i requisiti».
Onorevole Misiani, ci risiamo: incagliati su Berlusconi. Ma non vi sembra di chiedere troppo a un partito che da sempre può contare sulle immense risorse del Cavaliere?
«In questo modo si ripete quanto già accaduto di recente, con Berlusconi che fornisce 18 milioni di euro al Pdl. E oggi si chiama Berlusconi, ma domani si può chiamare in un altro modo....».
Per ora, però, c'è Berlusconi. E il Pdl non intende rinunciare al vantaggio.
«Guardi, il Pdl dovrebbe avere la forza di guardare ai prossimi anni. Direi ai prossimi vent'anni. A come vogliamo la nostra democrazia. Un centrodestra che può contare su milioni di voti ha tutte le possibilità di ricorre a un sistema di donazioni. Con un tetto
massimo».
Potreste alzare la soglia, in modo da andare incontro alle esigenze della pattuglia berlusconiana.
«Il tetto che proponiamo è più alto di quello previsto nelle altre democrazie!».
Non mollerete su questo punto, insomma.
«Per noi è dirimente. In assenza di un tetto, l'intero sistema è squilibrato perché si lascia spazio a un modello in cui i grandi finanziatori privati sono liberi di condizionare le scelte delle singole forze politiche».
Ma scusi, il Cavaliere non ha comunque sempre potuto dirottare grandi somme verso il partito?
«Non è la stessa cosa, perché nel sistema attualmente in vigore è previsto un finanziamento pubblico che consente ai partiti di affrancarsi e non dover andare con il cappello in mano dai grandi finanziatori o dalle multinazionali».
Intanto manca l'accordo sugli emendamenti al ddl. In Aula si rischia la "guerriglia".
«È un peccato che non si sia trovata un'intesa in commissione. Ma le regole sono la forza di una democrazia, altrimenti la gara è squilibrata».
È possibile cercare una sponda nei grillini?
«Beh, troverei singolare non trovarla per quanto riguarda il tetto alle donazioni».
Fra rinvii e scontri, comunque, la maggioranza rimanda. Dovevate chiudere prima dell'estate...
«La fretta dettata dalla demagogia è sempre cattiva consigliera. L'importante è il risultato».
Se indugiate troppo, però, Enrico Letta potrebbe scegliere la strada del decreto.
«Dubito che il decreto abbia i requisiti previsti dalla Costituzione. Necessità e urgenza, intendo».