LIBERTÀ DI STAMPA A ‘’CORREA’’ ALTERNATA - IL PRESIDENTE DELL’ECUADOR RAFAÉL CORREA CHE DIFENDE ASSANGE DAI “POTERI FORTI” È LO STESSO CHE CENSURA I GIORNALI E FA CHIUDERE RADIO E TV DISSIDENTI? - ACCOLTO A MILANO CON MILLE ONORI DA PISAPIA, BERLUSCONEGGIA: “NEL MIO PAESE L’INFORMAZIONE È NELLE MANI DI SEI FAMIGLIE CHE GUIDANO L’OPPOSIZIONE CON LA CALUNNIA”…


Daniele Mastrogiacomo per "la Repubblica"

RAFAEL CORREA

Presidente Correa, reprimere i giornali, chiudere radio e tv e poi concedere asilo politico a Julian Assange in nome della libertà di informazione non le sembra una contraddizione?
«Sono realtà completamente diverse. I giornali ecuadoriani hanno la libertà di diffamare. Julian Assange ha solo diffuso dei documenti sottratti da altri. Lo hanno fatto anche i grandi network internazionali. Svezia, Usa e Gran Bretagna non mi sembra che abbiano colpito il New York Times, la Cnn, la Bbc. Anche il suo giornale, la Repubblica.
Eppure hanno riportato e diffuso gli stessi cablogrammi».

PISAPIA E RAFA CORREA

E perché, secondo lei, non li hanno colpiti?
«Perché rappresentano i grandi capitali. Gli Stati che ho indicato non hanno alcun interesse a scontrarsi con l'informazione che condiziona i mercati internazionali».

Rafaél Correa, 52 anni, presidente amato e discusso dell'Ecuador, è a Milano. Una giornata intensa: ha incontrato alcuni imprenditori, il sindaco Pisapia, ha tenuto una lectio magistralis all'Università Bicocca sul debito mondiale. Ha indicato anche una via per uscire dalla crisi. «Le decisioni che prendono i governi devono essere politiche. Perché sono sempre politiche, anche quando si tratta di governi tecnici», dice prima di incontrare la folta comunità di concittadini.

ASSANGE PARLA DALL'AMBASCIATA

Lei è stato il primo presidente che si è rifiutato di pagare il debito estero. È una soluzione che propone anche per i paesi europei?
«Non posso dire cosa deve fare l'Europa. Ma suggerisco solo di fare delle scelte precise: non si possono difendere i mercati, i capitali, le istituzioni finanziarie a scapito della gente. Chi ha provocato la crisi mondiale deve pagare il suo prezzo. Che adesso ricade solo sulle popolazioni».

ASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR A LONDR

La crisi europea è una crisi di crescita o di valori?
«Di entrambi. È una crisi voluta dal capitale sull'essere umano per ribadire la sua supremazia».

Questo lo scrivono anche i giornali ecuadoriani. Eppure lei li perseguita con denunce milionarie.
«Mi sembra che nel suo Paese si stia approvando una legge sulla diffamazione che farebbe orrore in Ecuador. Da noi non c'è alcuna norma che regola la libertà di stampa. Se un giornale scrive il falso, calunnia un'autorità dello Stato che, prove alla mano chiede una rettifica, questo giornale dovrebbe riportare la smentita.

ASSANGE- AMBASCIATA ECUADOR

Da noi non succede quasi mai, perché non c'è una legge che lo impone. In Ecuador c'è la libertà di diffamazione, di estorsione, di speculazione. In Europa si ha una visione parziale di quello che accade nel mio Paese. L'informazione è nelle mani di sei famiglie che guidano l'opposizione. Con la calunnia».

LADY GAGA VISITA ASSANGE NELL AMBASCIATA ECUADORIANA jpeg

Lei ha denunciato spesso tentativi di golpe. Come due anni fa quando venne sequestrato da un gruppo di poliziotti in sciopero. Cosa accadde, veramente?
«C'era una protesta sindacale. Ho cercato di mediare in una vertenza molto delicata per le istituzioni. Sono stato circondato e rapito. Solo l'intervento dell'esercito mi ha fatto liberare».

Assange, e il presidente dell'Ecuador,

Parlare di tentativo di golpe è eccessivo.
«Abbiamo scoperto che faceva parte di un piano articolato e preparato da tempo. Non si occupano il Parlamento, la tv pubblica, i commissariati, l'aeroporto, alcune caserme, i principali incroci della capitale per sostenere uno sciopero».

Rafael Correa

Lei parla di forze oscure che tramano contro il suo governo. Ha accusato anche gli Usa.
«Non ho prove per accusare nessuno. Ma so che il mio governo dà fastidio a molti poteri. Economici, finanziari, politici. Tutti poteri che sostengono l'opposizione. Ogni tanto provano a scalzarci con la forza, ma il Paese li ha respinti. La democrazia resta un valore decisivo in Ecuador, sinonimo di libertà. Per questo ho deciso di proteggere Assange da una condanna già scritta».