LIBIA, LA VERA PATATA BOLLENTE CHE HA IN MANO RENZI – A CHI FAR RIFERIMENTO CON UN PAESE SPEZZATO IN DUE GOVERNI E 27 TRIBÙ, SIRTE E POZZI PETROLIFERI IN MANO ALL’ISIS? - PITTIBULLO PRONTO A SCARICARE TUTTO SU GENTILONI


RENZI GENTILONI

DAGO NOTA

Polveriera Libia. E' la vera patata bollente che ha in mano Renzi, che ha ricevuto l'incarico da Obama di occuparsi di uno stato spezzato a metà, con due governi e 7 tribù in lotta tra loro. L'Isis ha in mano Sirte e va alla conquista dei pozzi petroliferi con l'Eni che ha ben 45 uomini in una zona pericolosa.

 

Non basta: in Libia non si vede ancora un leader pronto a mettere insieme i cocci cui Renzi può fare riferimento. Il ducetto di Rignano ha capito di essere finito in un cul de sac ed è già pronto, more solito, a caricare tutti i cazzi sul groppone del ministro degli esteri (per caos) Paolo Gentiloni.

 

Carlo Panella per “Libero Quotidiano”

 

Nouri Abusahmain

Fiato sospeso in Libia e un unico dato di fatto: ieri non si è firmato lo «storico accordo» per la formazione di un governo unitario tra i rappresentanti del governo di Tobruk e quello di Tripoli. Un rinvio, secondo lo «stile libico», accompagnato da duri scontri per il controllo dell' aeroporto di Tripoli tra milizie dello stesso campo, con morti e feriti, l' aeroporto è stato chiuso per molte ore.

 

Paradossale, ma non è una novità, la scena che si è svolta martedì sera a Tripoli, dove migliaia di manifestanti gioiosi sono scesi nelle strade e nelle piazze per salutare lo «storico» incontro tra Nouri Abusahmain, presidente del Parlamento di Tripoli, e Aguila Saleh Issa, presidente del Parlamento di Tobruk, che per la prima volta si è recato nella capitale. Sembrava il sigillo dell' apertura di una nuova era.

Aguila Saleh Issa

 

Non è stato così: il vertice si è infatti concluso in modo sconcertante: l' unico accordo uscito dall' incontro è stato che non c'era nessun accordo, e i due presidenti dei Parlamenti hanno quindi chiesto un ulteriore rinvio della firma prevista per oggi a Shkirat, in Marocco.

 

Non solo, Aguila Saleh Issa ha aggiunto: «Non deve essere presa nessuna decisione sulla composizione del nuovo governo di accordo nazionale finché nel Paese non ci sarà un consenso sui candidati. Chi domani firmerà l'accordo non è stato autorizzato né da Tobruk né da Tripoli». Dunque, accordo - forse - ma solo sulla nuova forma di governo, ma dissensi aspri sulla sua composizione nominativa: palla al centro e partita ancora in corso.

 

generale khalifa haftar

In apparenza, perché ieri mattina, il rinvio è stato formalizzato, ma solo di 24 ore ed è estremamente indicativo il fatto che il primo ha dato notizia di uno «spostamento tecnico» a oggi sia stato l' ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Dis, l' organo di coordinamento dei Servizi Segreti italiani, segno evidente del ruolo determinante che svolgono i nostri Servizi nell' affrontare - e tentare di sciogliere - i nodi dell'intrico libico.

 

Poco dopo, è venuta la conferma dello spostamento a oggi anche da parte delle Nazioni Unite, accompagnata da un incontro cruciale tra il plenipotenziario Onu Martin Kobler e il generale Khalifa al Haftar, ministro della Difesa di Tobruk, annoverato sinora non solo tra i principali nemici dell' intesa, ma anche tra i più potenti dal punto di vista militare. Haftar, va ricordato, è stato più volte accusato dal governo di Tripoli di «avere commesso crimini contro l' umanità» e quindi Kobler dovrà dispiegare tutta la sua capacità di mediazione per trovargli una collocazione nel futuro assetto di governo della Libia che sia accettata da Tripoli e da lui subita.

HAFTAR

 

Infine, in serata, è arrivata la conferma della firma fissata per oggi da parte dello stesso Martin Kobler, che però ha aggiunto una precisazione sibillina: alla firma «parteciperanno un gran numero di rappresentanti libici e della comunità internazionale». Dunque solo «un gran numero di rappresentanti libici». Non tutti, non i due governi, non i due Parlamenti. Tutto, ancora e sempre all' insegna della massima incertezza.

 

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