LILIANE MUREKATETE, LA MADRE E IL FRATELLASTRO “HANNO MOSTRATO ELEVATA SPREGIUDICATEZZA CRIMINALE” – FATE LEGGERE ALLE GRANDI FIRME DI “REPUBBLICA”, IMPEGNATE DA GIORNI IN UNA STRENUA DIFESA DELLA MOGLIE DI SOUMAHORO, LE 59 PAGINE DELL’ORDINANZA DEL GIP DI LATINA, CHE HA ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI TUTTA LA FAMIGLIA ACQUISITA DEL DEPUTATO CON GLI STIVALI: “ATTUATO UN PROGRAMMA DELINQUENZIALE PROTRATTO NEL TEMPO…”
-Edoardo Izzo per www.lastampa.it
Indagata tutta la famiglia della moglie di Aboubakar Soumahoro. Al nome della suocera - Marie Therese Mukamitsindo - è stato aggiunto sul registro degli indagati quello di Liliane Murekatete e di Michel Rukundo, rispettivamente moglie e cognato del parlamentare che - si scopre oggi leggendo le 59 pagine dell'ordinanza del gip di Latina - sono entrambe figure centrali nell'inchiesta della procura.
"Spregiudicatezza criminale”
Tutti e tre, infatti, «seppur allo stato formalmente incensurati, hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell'attuare un programma delinquenziale a gestione familiare protratto nel tempo e rivestendo le qualifiche societarie documentate in atti», si legge nelle carte.
Alla suocera di Soumahoro - raggiunta dalla misura interdittiva del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche - sono stati sequestrati, dalla Guardia di Finanza, oltre 600 mila euro. Mentre la moglie del parlamentare, indagata per la mancata vigilanza su alcune imposte per un importo di 13 mila euro, è stata raggiunta dalla sola misura interdittiva.
La misura è applicata dunque ai membri del Consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata "Karibù" finita al centro degli accertamenti degli inquirenti nei mesi scorsi. L'inchiesta, più in generale, è quella condotta dalla procura di Latina sull'attività delle cooperative coinvolte nella gestione di richiedenti asilo e di minori non accompagnati nell'ambito della provincia del capoluogo laziale.
Intanto Soumahoro si difende. «Sono profondamente amareggiato, dispiaciuto e preoccupato per l’indagine che adesso vede coinvolta direttamente la mia compagna Liliene Murakatete che confido dimostrerà la sua innocenza - dice Soumahoro -. Per quanto appreso, attualmente la Cooperativa Karibù è commissariata per decreto del Ministero; sono intervenuti questa mattina provvedimenti di sequestro ed interdittivi. La situazione amministrativa della Coop. Karibù e del Consorzio AID è quindi congelata, in mano al ministero, in mano alla magistratura, nella quale ripongo la massima fiducia».
Gli accertamenti della Guardia di Finanza
Ma le carte dei pm di Latina - sulla scorta degli accertamenti fiscali della Guardia di Finanza - raccontano una verità diversa. La famiglia della moglie del parlamentare operava infatti con un sistema delle "scatole cinesi".
«Dagli elementi acquisiti emergono indici univoci per ritenere la Jambo e il Consorzio Aid strutture satelliti riconducibili alla sola Karibu, risultando essere schermi fittizi per l'esecuzione di un illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare», scrive infatti il giudice di Latina nell'ordinanza di 59 pagine che La Stampa ha potuto visionare.
Del cda di Karibù, dice in sintesi il giudice, hanno fatto parte la madre e i due figli; Aid è stata amministrata da Mukamitsindo, poi da Rokundo, e poi ancora da Rokundo insieme alla madre e a un'altra sorellastra, A.M., non indagata.
Nel periodo di interesse la Jambo «nel 2018 segnala cinque dipendenti tra cui due, Richard Mutangana (indagato, ndr) e di nuovo A.M. figli della Mukamitsindo». Alcune testimonianze raccolte dalla magistratura confermano questo quadro. Secondo il gip questi elementi permetterebbero di affermare fin da subito «la fittizia interposizione della Jambo e del Consorzio Aid all'interno del meccanismo fiscale, al solo fine di creare costi in deduzione inesistenti e un giro di affari/spese presupposto dalle erogazioni pubbliche».
Ma quello che emerge già è «l'inesistenza assoluta o almeno relativa delle prestazioni sottese». Nel 2015 Karibu «ha inserito in contabilità costi non documentati (come alberghi, spese viaggio, manutenzione beni, pulizia) e costi relativi a fatture inesistenti emesse da Jambo per un totale di oltre 500 mila euro. Nel 2016 costi come «spese viaggio e trasferte, mautenzione beni, vitto e alloggio» e fatture «per operazioni inesistenti emesse dalla Jambo» per un totale di oltre 1,671 milioni di euro. Inoltre la Jambo «aveva la propria sede legale allo stesso indirizzo della Karibu, utilizzava lo stesso dominio web, non aveva utenze intestate né locali o beni in affitto».