UN LOBBISTA AL VIOLANTE – L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA, LUCIANO VIOLANTE, “CONSIGLIORI” DI GIORGIA MELONI PER TRAMITE DI ALFREDO MANTOVANO, SUO CARO AMICO, SPONSORIZZA IL FONDO INGLESE MULTIVERSITY PER FARE ENTRARE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE GLI ATENEI ON LINE E CREA PIU' DI UN MALUMORE NELLA MAGGIORANZA - VIOLANTE CHE MANIPOLA IL GOVERNO E' IL SEGNO CHE LA MELONI NON HA CAPITO CHI L'AIUTA E CHI LA USA...
-Simone Canettieri per "Il Foglio" - Estratti
All’inizio era accolto da un moto di stupore: “Che ci fa qui l’ex presidente della Camera?”. Poi, con il passare dei mesi, Luciano Violante è diventato uno di casa al ministero della Funzione pubblica e a quello dell’Università. L’ex magistrato, già esponente di tutta la filiera Pci-Pds-Ds-Pd con nobile quinquennio pacificatorio a capo dell’assemblea di Montecitorio, oggi presiede la fondazione Leonardo.
Trasversale per vocazione e suggeritore per sapienza, ha rapporti di consuetudine – si sa – con Giorgia Meloni. Tanto che nessuno è caduto dal pero quando la premier lo ha nominato a capo del Comitato per gli anniversari nazionali. Poi Violante ha un hobby, anzi una lobby: è portatore degli interessi delle università telematiche. E in particolare quelle controllate da Multiversity, società gestita dal fondo inglese di private equity Cvc. Niente di brutto, né di scandaloso, ma di curioso sì, eccome. L’uomo che nel 1996 con un discorso storico porse la mano ai vinti, adesso si batte per far uscire da Salò le università online.
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La notizia ha colto di sorpresa Anna Maria Bernini, titolare dell’Università, e sempre in quota Forza Italia. L’accordo si inserisce nell’ambito della convenzione “Pa 110 e lode ” e prevede agevolazioni economiche per tutti i dipendenti pubblici che si iscrivono a un corso di laurea o a un master di una delle università del gruppo, fino a una riduzione della retta del 50 per cento. La norma, voluta dal governo Draghi e dai ministri di allora Renato Brunetta e Maria Cristina Messa, non includeva le telematiche per motivi legati a standard qualitativi.
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La vicenda ha creato nel governo, lontano dai riflettori, più di un malumore. Cattivi pensieri sopiti però dai rapporti speciali che l’ex presidente della Camera può vantare a Palazzo Chigi: da Giorgia Meloni al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Per non parlare della stima di Ignazio La Russa, che lo citò anche nel suo discorso di insediamento a presidente del Senato. Piccola panoramica per non sembrare usciti dal paese delle meraviglie: in Italia esistono 11 università telematiche che rilasciano titoli equivalenti a quelli rilasciati dalle università tradizionali (88 in totale, di cui 68 statali).
La Crui, la conferenza dei rettori, non le rappresenta. Ma è naturale che siano un segmento in fortissima espansione, vista anche l’infornata di assunzioni nella Pa legata alla gestione dei fondi del Pnrr. Adesso c’è un altro fronte che si sta aprendo: riguarda il “decreto Uccidi telematiche” approvato dal governo Draghi nel 2021 e che prevede l’adeguamento degli standard entro il 2025, altrimenti verrà tolta loro la licenza. Sono in piedi ricorsi al Tar e guerre di pareri per cercare di far slittare e di modificare il decreto. La ministra Bernini sembra inflessibile. I legittimi portatori di interesse sono in azione. Ogni tanto nei dicasteri spunta Violante.
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