LA LOMBARDIA SI È FERMATA A CAIANIELLO - LA RETE DEL ''MANOVRATORE'' CHE PILOTAVA INCARICHI E DIRIGENTI E SUSSURRAVA A FONTANA CHI METTERE IN GIUNTA. GIOACCHINO CAIANIELLO, EX DIRIGENTE VARESINO DI FORZA ITALIA, PER I PM USAVA ''METODI APERTAMENTE RICATTATORI PER OTTENERE OBBEDIENZA: CONOSCE MOLTI "SCHELETRI NELL'ARMADIO" DEI SUOI OPPOSITORI, E NON SI FA SCRUPOLO NEL RIEVOCARE GLI EPISODI POTENZIALMENTE COMPROMETTENTI PER OTTENERE CIÒ CHE VUOLE''
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1 - LA RETE DI CAIANIELLO, IL MANOVRATORE «COSÌ PILOTAVA INCARICHI E DIRIGENTI»
Luigi Ferrarella per il “Corriere della sera”
Chi ha voce in capitolo nel mettere questo o quell' assessore in questo o quel posto quando si decide la composizione della giunta della Regione Lombardia? Uno immaginerebbe soprattutto il presidente. Ma a sentire come parlava Gioacchino Caianiello - che in teoria sarebbe soltanto un (pur fortissimo in termini di voti locali) ex dirigente varesino di Forza Italia, peraltro gravato a fine 2017 da una condanna definitiva per concussione a 3 anni e 125.000 euro -, era uno come lui a sussurrare a Fontana alcune scelte.
«Non mettere Cattaneo all' assessore all' Urba... alle Infrastrutture...», racconta il 31 marzo a un interlocutore di aver asseritamente detto al governatore: «Infatti l' altro giorno lui (Fontana, ndr ), quando mi ha risposto agli auguri che gli avevo mandato via WhatsApp, il giorno dopo, poi mi scrive e dice "ho seguito il tuo consiglio!"».
Questa di Caianiello è una millanteria da gradasso? No, rilevano gli inquirenti, e non soltanto perché Fontana in un' altra occasione - proprio discutendo con Caianiello di come trovare un incarico al proprio socio di studio legale Luca Marsico dopo la sua mancata rielezione a consigliere regionale - esprime la propria stima verso Caianiello dicendogli «hai visto che i tuoi... i tuoi consigli li ho seguiti quasi tutti».
Per i pm, che Caianiello non millantasse il proprio intervento sulla questione Cattaneo è «provato da una conversazione tra Caianiello e Fontana» del 24 marzo 2018, il cui contenuto viene così sintetizzato dagli inquirenti nel brogliaccio dell' intercettazione: «Conversano in merito alle nomine della giunta regionale, ed in particolare Caianiello sconsiglia a Fontana di nominare Cattaneo assessore ai Trasporti perché già in passato ha creato problemi a Ferrovie Nord-Trenord e ciò sarebbe sconveniente, quindi gli dice che secondo lui potrebbe essere collocato altrove».
Per la cronaca, alla fine Raffaele Cattaneo verrà davvero nominato non alle Infrastrutture ma ad un altro assessorato nella giunta Fontana, l' Ambiente: di per sé non certo una circostanza illecita, né necessariamente determinata dal suggerimento di Caianiello. Ma per i magistrati questo è uno dei tanti segnali di quanto egli avesse nella politica lombarda una influenza incomparabilmente superiore al suo formalmente inesistente ruolo pubblico.
A dispetto del quale, per i pm, sarebbe dunque «riduttivo attribuirgli il ruolo di mero "facilitatore", essendo egli risultato» invece «il vero e unico manovratore di ampi e rilevantissimi settori di amministrazione pubblica nell' intera provincia di Varese e, in misura meno pervasiva, in Regione Lombardia». Cioè, in termini giuridici, un «amministratore pubblico di fatto», la stessa veste che mesi fa la Procura di Roma attribuì ad esempio al manager Luca Lanzalone nell' indagine sul progettato nuovo stadio capitolino a Tor di Valle.
Le intercettazioni colgono ad esempio Caianiello mentre «interviene costantemente e prepotentemente nella programmazione e nella successiva attuazione di tutte le più importanti scelte gestionali di aziende pubbliche alle quali è formalmente estraneo» come Accam spa (rifiuti di Busto Arsizio e Legnano), Alfa srl e Prealpi Servizi srl (servizi idrici di Varese), in particolare «nella scelta dei soggetti ai quali affidare le nomine dirigenziali o incarichi o consulenze», a condizione che poi retrocedano la «decima», cioè il 10% del valore.
All' influenza di Caianiello non sarebbero estranei, secondo i magistrati, anche «metodi apertamente ricattatori per ottenere obbedienza: la sua pluriennale esperienza nel mondo politico gli consente di essere a conoscenza di molti "scheletri nell' armadio" dei suoi oppositori, e Caianiello non si fa scrupolo nel rievocare gli episodi potenzialmente compromettenti per ottenere ciò che vuole» (come nelle «allusioni fatte» su un sindaco o su manager di una municipalizzata).
La giudice Mascarino coglie ad esempio un passaggio della deposizione della teste Orietta Liccati, già assessore all' Urbanistica di Gallarate, coinvolta nel 2017 nell' inchiesta nella quale il suo compagno ex sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta, fu arrestato e poi patteggiò 4 anni: deposizione - riassumono i pm - «a proposito del tentativo di Caianiello di imporre al detenuto Rivolta il "proprio" legale "di fiducia", avvocato Besani, in modo da concordare le dichiarazioni da rendere all' autorità giudiziaria e da essere informato su eventuali chiamate di correità».
Su questo tentativo di Caianiello di far prendere a Rivolta l' avvocato storico di Caianiello (Besani, arrestato martedì in altra vicenda per l' ipotesi di concorso in corruzione), i pm chiedono alla Liccati: «Le risulta la circostanza che Lara Comi ha suggerito a Rivolta di cambiare il legale di fiducia e di scegliere l' avvocato Besani?», e la teste risponde «sì». L' europarlamentare di Forza Italia, interpellata ieri sera dal Corriere , risponde «no, grazie, su queste cose non ho niente da dire, vado avanti a fare la campagna elettorale» .
2 - L'IMPRENDITORE CHE INFILTRAVA I CLAN NEI CANTIERI
Luigi Ferrarella per il “Corriere della sera”
C'è anche un incrocio tra le indagini di Milano e Catanzaro nel filone che illumina i rapporti tra l' imprenditore delle bonifiche ambientali Daniele D' Alfonso (quello che finanziava i politici lombardi) e il clan di 'ndrangheta Molluso tra Buccinasco e Corsico nell' hinterland milanese.
In zona Bisceglie a Milano «le società Acadis spa e Ambiethesis spa hanno affidato i lavori di bonifica e movimento terra del cantiere Calchi-Taeggi» (una zona da bonificare) «alla Ecol-Service s.r.l. di D' Alfonso, il quale, come concordato, si avvale poi della ditta M.G. Lavori Stradali srl della famiglia Molluso per le operazioni di movimento terra, impiegando anche personale appositamente selezionato da Giosefatto Molluso (9 anni e 3 mesi definitivi per associazione mafiosa nel processo Infinito) e assunto dalla Ecol service».
D' Alfonso lo fa perché ritiene in questo modo di poter scoraggiare eventuali tentativi di infiltrazione di altri soggetti calabresi, dimoranti nell' area del cantiere «Calchi Taeggi», nei lavori di movimenti terra. L' imprenditore, rilevano i pm, «è consapevole che la partecipazione ai lavori dei Molluso costituisce una garanzia da eventuali danneggiamenti sui mezzi in cantiere, azioni intimidatorie o estorsive ad opera di organizzazioni criminali locali che premono per inserirsi nei lavori affidati alla società».
Ma l' aspetto istruttivo - emergente da intercettazioni trasmesse dalla Procura di Catanzaro - è che anche altre aziende più grandi di quella di D' Alfonso, e per nulla coinvolte nelle corruzioni al centro dell' indagine milanese, non solo cercano «protezione» presso i clan di 'ndrangheta, ma si fanno consigliare dalla casa madre calabrese la «famiglia» dalla quale farsi «proteggere».
È il caso di un manager di un grossa ditta del Centro Italia, aggiudicataria con un consorzio di un appalto della società Metropolitana milanese spa per lavori di fognatura e acquedotto: «Di notevole utilità sono le conversazioni ambientali captate, attraverso l' inoculazione di un virus» intercettativo, nelle quale la famiglia Molluso viene indicata da 'ndranghetisti di Isola Capo Rizzuto come il referente giusto, e a ruota «offre ampie rassicurazioni in merito al controllo del territorio e alla conseguente "sicurezza" del cantiere anche tramite il servizio di "guardiania"» per il quale vengono anche assunti manovali indicati dal clan.