IL LOMBARDO-VENETO SFIDA ROMA SULLA RIPARTENZA – FONTANA ACCUSA CONTE E ZAIA ANTICIPA - DALLE 18 DI IERI, IN VENETO È CONSENTITO “LO SPOSTAMENTO INDIVIDUALE PER ATTIVITÀ MOTORIA E ALL'ARIA APERTA, ANCHE IN BICICLETTA”. DA OGGI, VIA LIBERA AI VIAGGI VERSO LE SECONDE CASE (COSA DIRA’ LA DE MICHELI?) – ZAIA: “I VENETI VOGLIONO LAVORARE, NON I SUSSIDI. SAPPIAMO CHE ANCHE MANGIARE PUÒ FAR MALE, MA NON È CHE PER QUESTO DOBBIAMO MORIRE DI FAME”
-Alberto Mattioli per “la Stampa”
Nel federalismo «de facto» indotto dal Coronavirus, riscoppia la guerra fra il Lombardo-Veneto e Roma. Ma le due regioni leghiste attaccano in ordine sparso. Certo, entrambe sono assai critiche su Giuseppe Conte, ribattezzato «come se fosse Antani» dai nordisti più cinefili («Un' altra supercazzola!»).
La Lombardia resta nei ranghi e non aggiunge una sua ordinanza alle prudenti aperture dell' ultimo Dpcm governativo. Il Veneto, sì.
Iniziamo da Milano. Attilio Fontana moltiplica le accuse a Roma, facendo sapere che, fosse stato per lui, avrebbe riaperto «alcune attività commerciali e qualche negozio» in più. E intanto ordina acquisti di vini e formaggi lombardi per 6 milioni per sostenere la filiera e consegna a Conte, alla sua prima vista a Milano da quando è iniziata l' epidemia, il report del Patto per lo Sviluppo, il tavolo fra Regione e tutti i principali soggetti sociali ed economici. Ma, sempre a proposito del premier, Fontana chiosa che «per collaborare bisogna essere in due», quindi il confronto fra Governo e regioni non dev' essere esattamente idilliaco.
Iniziative autonome, però, per ora no. L' unica è una stringata nota con la quale Fontana comunica che «Regione Lombardia è al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza» e «tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini». Solo a quelli cattolici, par di capire, perché non si fa cenno a sinagoghe, moschee o templi protestanti.
Invece a Venezia Luca Zaia passa all' azione con una nuova ordinanza liberalizzatrice.
Dalle 18 di ieri, in Veneto è consentito «lo spostamento individuale per attività motoria e all' aria aperta, anche in bicicletta». Da oggi, via libera ai viaggi verso le seconde case, le barche e, curiosamente, anche i «velivoli», pure al di fuori del Comune di residenza, ma solo per manutenzione o riparazioni. La ministra De Micheli ribatte che «non si possono raggiungere» le seconde case, ma è tutto da vedere se il Governo impugnerà effettivamente l' ordinanza di Zaia.
Anche il Libertador veneto spara su Conte: «Si poteva e si doveva fare uno sforzo in più.
Sappiamo che anche mangiare può far male, ma non è che per questo dobbiamo morire di fame». E rivendica il ruolo della politica: «Gli scienziati possono anche dire che bisogna andare in giro con gli scafandri, ma alla fine spetta a noi trovare una condizione di equilibrio, non politica ma di sostenibilità». Certo, Zaia può permettersi il pragmatismo perché la situazione sanitaria del Veneto è infinitamente migliore di quella della Lombardia. Ma in realtà certifica quel che già succede.
Almeno la metà della Regione è al lavoro: ieri hanno riaperto, benché «senza strafare», come assicurano i sindacati, anche due colossi come Electrolux e De Longhi. Quindi Zaia può giocarsi il vecchio asso pigliatutto dell' operoso Nordest che non può stare ad aspettare le manfrine romane: «I veneti vogliono lavorare, non i sussidi». Come quei due parrucchieri di Padova che ieri si sono incatenati davanti alla bottega chiusa per chiedere di riaprirla. Gli operosi elettori approvano. I sondaggi danno Zaia al 72%: rielezione sicura.