LONDRA, MOSCA E IL PASSATO IMPERIALE CHE NON PASSA – SERGIO ROMANO: "VI SONO IN EUROPA DUE NAZIONI (GRAN BRETAGNA E RUSSIA) CHE OSCILLANO CONTINUAMENTE FRA IL DESIDERIO DI SBARAZZARSI DEL LORO PASSATO IMPERIALE, PER DIVENTARE PIÙ MODERNE, E QUELLO DI VALORIZZARLO PER TRARNE QUALCHE VANTAGGIO. DOPO LA BREXIT MOLTI INGLESI SAREBBERO DISPOSTI A RITORNARE ANCORA UNA VOLTA SUI LORO PASSI PER RIENTRARE NELLA UE. MENTRE MOSCA HA ANCORA UNA SPERANZA: QUELLA DI…"
-SERGIO ROMANO per il Corriere della Sera
Vi sono in Europa due nazioni che hanno un passato imperiale e oscillano continuamente fra il desiderio di sbarazzarsene, per diventare più moderne, e quello di valorizzarlo per trarne qualche vantaggio. La prima è la Gran Bretagna, oggi orfana di una anziana regina, Elisabetta II, che aveva fedelmente custodito, per tutta la sua vita, le memorie di un grande passato.
Sino alla fine della Seconda guerra mondiale l'Inghilterra aveva governato il più grande Impero coloniale del mondo, e aveva cercato di prolungarne l'esistenza con la creazione di un Commonwealth, vale a dire di una associazione composta da vecchie colonie che avevano conquistato l'indipendenza, ma conservavano rapporti politici e sociali con la vecchia padrona di casa, avevano istituzioni simili alle sue e parlavano la stessa lingua. I risultati del Commonwealth, tuttavia, non furono molto soddisfacenti.
Le vecchie colonie, ormai indipendenti, non si accontentavano dei loro rapporti con la casa madre e cercavano relazioni soprattutto con gli Stati Uniti e i Paesi europei. Nello stesso tempo cresceva nella società inglese una corrente convinta che il Paese avrebbe dovuto rinunciare ai suoi sogni imperiali per divenire una semplice potenza europea.
Londra chiese quindi di entrare nella Comunità economica europea e fu accolta amichevolmente. Ma la decisione non piacque agli inglesi che ancora non volevano rinunciare allo status di potenza imperiale ed erano convinti che avrebbero avuto un maggior peso sulla bilancia dei poteri mondiali riconquistando una totale autonomia. La parola d'ordine allora divenne «Brexit», che dette il nome a un partito politico e sembrò prevalere su ogni altra corrente europeista. Oggi, tuttavia, le posizioni si sono invertite.
Molti inglesi sarebbero disposti a ritornare ancora una volta sui loro passi per rientrare nella Ue. Ma è cresciuto nel frattempo il numero degli europei per cui Londra dovrebbe restare, almeno per qualche anno, fuori della porta di casa. Se questa è la situazione, alla Gran Bretagna resta soltanto la possibilità di un rapporto semplicemente associativo. L'altro Paese che può vantare un passato imperiale è la Russia. Gli zar persero la corona imperiale dopo la rivoluzione dell'Ottobre 1917 ma la croce dei Romanov fu sostituita dalla falce e martello di Marx e Lenin.
Il Paese perdeva un simbolo, ma ne conquistava un altro che non era allora meno importante. Per quasi settant' anni, sino alla fine della Guerra fredda, Mosca è stata un faro del comunismo e del socialismo internazionale. Oggi, sfortunatamente, non è né l'uno né l'altro. Ha ancora una speranza: quella di raccogliere intorno a se i Paesi della Europa centro-orientale: Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Serbia, Slovacchia, Ungheria. Negli anni dell'Impero asburgico questi Paesi avevano ruotato intorno a Vienna. Perché non dovrebbero ruotare oggi intorno a Mosca? Ma questi Paesi, oggi, preferiscono Washington. Si accontenterebbero forse di Bruxelles, ma questo potrà accadere soltanto quando l'Ue sarà una potenza internazionale e non dovrà più temere di essere diluita e annacquata dai nuovi arrivati.