DI LOTTA O DI GOVERNO - GIORGIA MELONI È COSTRETTA A SCEGLIERE: SE VUOLE ENTRARE NELLA MAGGIORANZA URSULA, DOVRÀ DIRE ADDIO AI SUOI ALLEATI CONSERVATORI! L’EX PREMIER POLACCO, MORAWIECKI, LE HA FATTO CAPIRE CHIARAMENTE CHE IL SUO PARTITO, IL PIS, È PRONTO A LASCIARE IL GRUPPO DI ECR, PER CREARNE UNO NUOVO CON MARINE LE PEN E ORBAN. UN PROGETTO DI CUI DOVREBBE FAR PARTE ANCHE FDI, CHE NON SAREBBE PIÙ IL PRIMO PARTITO (COMANDEREBBE LA FRANCESE MARINE) - LA DUCETTA RILANCIA: VUOLE FAR DIVENTARE I CONSERVATORI IL TERZO GRUPPO, CON L'INGRESSO DEGLI OLANDESI DI RUTTE E VARI PARTITELLI MINORI
-1. MELONI ALL'ANGOLO AGITA IL NO
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
Meloni invece è nera in volto, accelera il passo verso l'auto, si fa circondare dalla sicurezza, non risponde a nessuna domanda […]. Non sono ore entusiasmanti per Meloni. E a poco a poco, si capisce che c'è anche una ragione in più per agitare il no a Ursula. Morawiecki le comunica di essere pronto a lasciare Ecr, il gruppo dei conservatori europei che la premier presiede.
Il polacco ammette di essere in contatto con Marine Le Pen, leader del Rassemblement National. L'idea è di far nascere un nuovo gruppo di ultradestra, ripulito rispetto alle scorie xenofobe di Identità e democrazia, dove siede anche la Lega di Matteo Salvini. Ci entrerebbe anche Orban, espulso dai popolari e, da mesi, in trattative per entrare in Ecr, dove non tutti lo vorrebbero.
2. LO SFOGO DELLA PREMIER: «NO AL PACCHETTO CHIUSO» LA TATTICA PER FAR SALIRE I CONSERVATORI A QUOTA 84
Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
[…] Meloni […] dice di no anche a Viktor Orbán. L’ungherese vuole entrare nel suo gruppo, ma sono più gli svantaggi che i vantaggi e dunque le porte dell’Ecr, il partito dei Conservatori che la premier dirige, resteranno chiuse. Non solo.
Gli ultimi colloqui avuti dalla premier, chiariscono meglio lo schema che sta seguendo: guadagnare altri deputati rispetto a quelli eletti per arrivare ad almeno 84 presenze nel Parlamento Ue. E in questo modo superare i liberali.
Per Meloni infatti è stata anche un giornata di numeri. E i numeri dicono che la nostra premier persegue un sorpasso, risultato che potrebbe vantare come storico: passare nell’arco di una legislatura dal sesto al terzo gruppo parlamentare. Una prova muscolare e politica, la dimostrazione di una capacità di attrazione, che poi potrebbe tornare utile nella seconda fase delle trattative, quando si decideranno deleghe e commissari.
Alle porte di Ecr ci sono infatti quattro eletti sotto l’egida del partito francese Reconquête, due o tre deputati rumeni, un paio di irlandesi. Ma c’è anche l’ipotesi che il sorpasso sui liberali avvenga con i numeri attuali: esiste infatti il rischio che il partito dell’ex premier olandese Mark Rutte, visto l’accordo con l’estrema destra del suo Paese, possa uscire dal gruppo dei liberali o essere cacciato. A quel punto un approdo possibile è proprio il partito della Meloni, che guadagnerebbe così sei o sette deputati.
Insomma dietro il Consiglio europeo si svolgono manovre che coinvolgono non solo l’individuazione dei quattro incarichi apicali della nuova Unione europea, ma anche la consistenza e la collocazione di gruppi politici e decine di deputati del Parlamento. Movimenti che secondo lo staff europeo di Meloni vedono Ecr meglio piazzata rispetto ai liberali, ma anche rispetto al gruppo di Marine Le Pen.
Non per nulla su Orbán è stata fatta una riflessione che è insieme politica e numerica.
L’eventuale ingresso del discusso esponente ungherese nell’Ecr avrebbe conseguenze quasi telluriche: Orbán è giudicato come impresentabile da più componenti dell’Ecr attuale, dai belgi ai finlandesi, e non pochi hanno chiarito a Meloni che il suo ingresso causerebbe il loro abbandono.
3. MELONI MESSA ALL’ANGOLO SI SFILA DALLA TRATTATIVA. RISCHIO FUGHE DALL’ECR VERSO LA DESTRA DI LE PEN
Estratto dell'articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
[…] Così ieri, mentre altri capi di governo cercavano un accordo sui top jobs, nelle stanze dell'Amigo, Meloni si cimentava nel tentativo di evitare lo sfarinamento del suo gruppo: ha visto tra gli altri l'ex premier polacco Mateusz Morawiecki, che ha un canale aperto con Le Pen per la costituzione di un raggruppamento autonomo, con la presenza di Orbán. Del progetto, teoricamente, farebbe parte pure FdI, ma Meloni perderebbe lo scettro, sarebbe schiacciata dalla convivenza con la paladina del Rassemblement national. […]]