LUIGINO CERCA LA TREGUA IN CASA - DI MAIO STA PENSANDO A UN INCARICO SU MISURA PER DI BATTISTA PER RIAVVICINARLO A SE’ E TENERE BUONA LA BASE ANTAGONISTA - “DIBBA” CHE HA CAPITO DI NON AVERE NUMERI E CONSENSO PER SCARDINARE IL VERTICE DEL M5S POTREBBE ANDARE A FARE IL COORDINATORE DEL RAPPORTO CON I TERRITORI - PROSEGUE LA LINEA DURA CONTRO I DISSIDENTI: 60 ESPULSIONI IN ARRIVO, NON SOLO CONSIGLIERI COMUNALI E REGIONALI…
-Monica Guerzoni per il “Corriere della sera”
Sostenere la sfida quotidiana con Matteo Salvini dovendo, al tempo stesso, difendersi da ben due nemici interni, è una missione (quasi) impossibile per un giovane leader che ricopre tre delicati ruoli al governo. E così, lontano dai riflettori, Luigi Di Maio «grazia» Roberto Fico e ricuce con Alessandro Di Battista.
La novità è di quelle che, da qui a pochi mesi, potrebbero cambiare il volto al Movimento: il capo politico sta maturando la convinzione che l' autore di Politicamente scorretto , il libro che ha terremotato il Movimento 5 Stelle nelle ultime settimane, debba entrare a far parte della sua segreteria.
A segnare la svolta è stata la mano che lo stesso Di Battista ha teso a Di Maio, quando ha scritto di concordare «al 100 per cento» con la posizione del vicepremier contro il «partito del cemento che vuole le Olimpiadi e la Tav». Il leader ci ha letto una inversione di rotta da parte dello sfidante e ha colto al volo l' occasione per neutralizzarlo. Un deputato che frequenta Palazzo Chigi la spiega così: «Alessandro ha capito che Luigi è l' unico leader del Movimento ed è tornato sui suoi passi».
Magari dopo aver visto la reazione dei gruppi, che si sono chiusi a difesa del «capo» isolando il rivale. «Sono amico di Luigi e gli voglio bene», ha giurato Di Battista in tv. Il resto lo hanno fatto i messaggini che i duellanti si sono scambiati a più riprese e che hanno scandito il riavvicinamento. Adesso l'ex deputato si va convincendo che pretendere di condizionare i vertici facendo il guastatore da fuori non paga e che sia meglio sostenere attivamente Di Maio impegnandosi in prima persona.
«Mi fido di te», è la formula con cui Di Battista ha rinnovato la fiducia al capo politico, che ora lo ritiene pronto a sostenere la riorganizzazione del Movimento. Salvo nuovi cambi di umore, Di Maio gli offrirà un incarico di rilievo e «Alessandro» lo accetterà. Sarà un abito ritagliato sulla sua figura, sulla capacità di seduzione della base e la facilità di scaldare il cuore dei militanti. L' idea di Di Maio, che lavora alla riorganizzazione del M5S, è nominarlo coordinatore del rapporto con i territori.
Se il capo, dopo un lungo periodo di difficoltà seguito alla batosta elettorale, adesso si sente più forte, è anche perché crede di aver ritrovato il pieno appoggio di Beppe Grillo. Tra le righe di un intervento pubblicato ieri dal Fatto Quotidiano , il fondatore gli ha rinnovato la fiducia sulla linea dura nei confronti di Autostrade e questo a Di Maio basta per sentirsi saldamente al comando. L' altro motivo di ottimismo il vicepremier lo trae dalla sintonia con Matteo Salvini sul caso Sea Watch, che (per ora) ha ricompattato la maggioranza.
Sul fronte interno resta ancora da chiudere la partita con Roberto Fico e la strategia somiglia a quella attuata con Di Battista. Far apparire isolato il presidente della Camera, affidando riservatamente ai parlamentari più fedeli il compito di stigmatizzare le mosse dell' inquilino di Montecitorio. La difesa della senatrice Paola Nugnes, espulsa per la sua libertà di pensiero e di azione, non è andata giù al capo politico. Ma Di Maio si guarda bene dall' enfatizzare le uscite di Fico.
Finge di ignorarlo e tira dritto, lasciando ai nuovi probiviri il compito di attuare la linea dura contro i dissidenti: 60 espulsioni in arrivo, non solo consiglieri comunali e regionali. Si parla anche di tre deputati, ma non si fa cenno a senatori. E non è un caso. La più a rischio è Elena Fattori, la cui cacciata lascerebbe solo due voti di vantaggio alla maggioranza.