LUSI E REFUSI - MA QUANTO TIFA L’ANTIPOLITICA PER SALVARE IL LADRO DELLA MARGHERITA DAL VOTO DI ARRESTO (DOMANI)? - DOPO L’INTERVISTA A SKY, PERFINO LA RUBRICA DI “REPORT” SUL “CORRIERE” ACCETTA LA VERITA’ DI COMODO DI LUSI: “C’ERA UN PATTO COI VERTICI CHE NON SI PUÒ PROVARE PERCHÉ ERA TUTTO A VOCE” - PERÒ NESSUNO GLI RICORDA COSA HA DETTO SUA MOGLIE AI PM: “MIO MARITO VOLEVA IMMOBILI PER ALIMENTARE LA SUA CARRIERA POLITICA E MI DISSE CHE SE FOSSE FINITA, IL PATRIMONIO SAREBBE RIMASTO ALLA NOSTRA FAMIGLIA”…


1- DOMANI SI DECIDE IL DESTINO DI LUSI
Video e testo di Sabrina Giannini su http://reportime.corriere.it

luigi lusi

La scrivania di Luigi Lusi è tappezzata dalle carte processuali e dalla documentazione che gli serve per la difesa, anche quella che mercoledì leggerà in Aula davanti ai colleghi senatori che dovranno decidere se autorizzare il suo arresto per il reato contestato di associazione a delinquere (con la moglie e due commercialisti). Teme che i partiti possano darlo in pasto alla "pancia del paese" come una sorta di feticcio per purificarsi dall'esasperato clima di insofferenza verso la casta. Proprio per questo è consapevole che soltanto la votazione a scrutinio segreto potrebbe salvarlo dall'arresto, che non ha precedenti al Senato.

Non ci sta a fare il capro espiatorio, soprattutto non ci sta che i leader della Margherita escano da questa tempesta come le vittime inconsapevoli. «C'era un patto fiduciario», afferma Lusi, «le assegnazioni del denaro si decidevano a voce, non c'erano verbali. In parte era prassi e in parte per non lasciare traccia; di scritto c'erano solo i bilanci». Ricorda quanto già emerso dalle cronache, ovvero che "verbalmente" fu disposto un bonifico per il Centro per il futuro sostenibile, la Fondazione di Francesco Rutelli. Qual era la causale? "Erogazione liberale". Ossia, nessuna motivazione.

Parla dettagliatamente dei cinquemila euro mensili richiesti dall'allora presidente Enzo Bianco per sé medesimo e di centocinquanta mila euro elargite a una società catanese di consulenza.

FRANCESCO RUTELLI

Disposizioni legittime e che nulla hanno a che vedere con le appropriazioni indebite che sono contestate a Lusi dai magistrati.

L'avvocato Titta Madia per conto degli esponenti della ex Margherita aveva rilasciato le seguenti dichiarazioni: «Dalle indagini dei magistrati emergono due dati significativi: Lusi ha depredato la Margherita avvalendosi di professionisti suoi complici e falsificando tutte le scritture contabili. Secondo, dalla verifica di migliaia di operazioni bancarie della margherita non emergono episodi di malcostume, di approfittamento o di ruberie da parte dei dirigenti politici dello stesso partito».

Francesco Rutelli sabato scorso aveva dichiarato durante l'ultima tombale assemblea federale dell'associazione-partito la Margherita (messa in liquidazione) dai quali sono stati esclusi i giornalisti e Lusi stesso (il quale aveva annunciato l'intenzione di mostrare "i suoi conti"): «Sono spuntate le diffamazioni e le calunnie su, addirittura, erogazioni finanziarie dirette a leader del partito; sino, nientemeno, alla tesi secondo cui l'acquisto di ville, appartamenti nascosti in Canada eccetera sarebbe avvenuto aulla base di un "mandato fiduciario", per cui i dirigenti del partito avrebbero autorizzato Lusi a intestare quei beni a sé e ai suoi familiari per conto della Margherita!».

FRANCESCO RUTELLI E LUIGI LUSI

Certamente Francesco Rutelli sarà il primo a dolersi dell'assenza dei verbali, della carente tracciabilità delle causali dei bonifici ed erogazioni (liberali). Vuoto di cui è responsabile politicamente unitamente ai soliti volti noti che da decenni siedono insieme a lui in Parlamento e che non hanno voluto una normativa che consentisse un controllo terzo sui bilanci dei partiti.

Non esiste una democrazia occidentale con una normativa a protezione della "privacy" dei partiti come la nostra. Nonostante si tratti prevalentemente di rimborsi elettorali, quindi denari pubblici, i partiti o le associazioni di partito possono disporre dei loro tesori senza che via una reale controllo sulla rendicontazione né da parte della Corte dei conti né da parte dei revisori del Parlamento. Lusi questo lo sapeva, lo sapevano tutti.

CASO LUSI: COMUNICATO STAMPA, DICHIARAZIONE DELLA MARGHERITA

Per la quinta o sesta volta, Lusi tenta di inquinare e depistare, con un'intervista ripresa dal Corriere della Sera online, alla vigilia del voto del Senato. Tenta di ripetere, senza contraddittorio, che il patrimonio di cui si è impadronito gli sarebbe stato affidato fiduciariamente dai dirigenti della Margherita. Nessuna persona raziocinante può pensare che sia vera una simile menzogna: che i dirigenti di un partito affidino a un numero imprecisato di familiari di Lusi, tra i Castelli Romani, il centro di Roma, Capistrello e il Canada, il patrimonio del partito! Senza tornare per l'ennesima volta sulle legittime spese politiche della Margherita, approvate regolarmente dagli organi del partito, due punti vengono dimostrati:

1. che troppi continuano a non voler leggere le ordinanze - ben sette - della Magistratura che documentano che Lusi ha rubato per sé, all'insaputa e a danno degli altri. 2. che proprio domani il Senato dovrà votare su un punto nodale: se vi è o meno da parte di Lusi la volontà di inquinare il processo. E queste interviste danno la prova più chiara di questa volontà di inquinamento e depistaggio.

2- IL PIANO DI LUSI RACCONTATO DALLA MOGLIE AI PM: "MIO MARITO VOLEVA IMMOBILI PER ALIMENTARE LA SUA CARRIERA POLITICA E MI DISSE CHE SE LA SUA CARRIERA FOSSE FINITA, IL PATRIMONIO SAREBBE RIMASTO ALLA NOSTRA FAMIGLIA"
Rita Di Giovacchino e David Perluigi per "il Fatto Quotidiano" del 4 maggio 2012

lusi

Se non fosse per l'immunità parlamentare, Luigi Lusi da ieri mattina sarebbe già a Regina Coeli. In compenso il gip Simonetta D'Alessandro ha disposto gli arresti domiciliari per la moglie Giovanna Petricone, sua complice in "fraudolenta appropriazione" e per i due "amici" commercialisti, Mario Montecchia e Giovanni Sebastio, accusati di "mendaci scritture contabili" per coprire la sottrazione dalle casse della Margherita di 22 milioni di euro, che rischiano di diventare 26 milioni. All'appello mancano 3-4 milioni usciti con assegno libero o a cifra tonda: "Un saccheggio sistematico a fini privati... con profili finanche paradossali" .

Come quel faraonico pranzo di nozze costato soltanto di chef 30 mila euro. Ma i reati di appropriazione indebita, riciclaggio, fraudolenta appropriazione non sembrano sufficienti a descrivere l'azione predatoria dell'ex tesoriere. I pm Caperna e Pesci hanno già inviato al Senato la richiesta di arresto, provvedimento che Lusi con la sua vocazione all'iperbole ha definito "abnorme". "Se parlo io, cade il centrosinistra", aveva annunciato. Invece a cadere è stato soltanto lui e il suo clan, definito dal giudice non senza humour "gruppo di sostegno". Sostegno in ladrocinii che dovevano garantire la sua carriera politica o almeno il benessere della famiglia.

LUIGI LUSI IN PROCURA jpeg

Magari in Canada dove aveva già provveduto a trasferire presso la "Luigia ltd" 2 milioni di euro, investendo un terzo nell'acquisto di un terreno fabbricabile. Con il "suo franco ostruzionismo", l'ex tesoriere ha provato a mescolare le carte, con modalità che il giudice non esita a definire "inquinanti", soprattutto laddove evoca un "patto di spartizione 40/60" tra Rutelli e la Margherita "privo di ogni plausibilità". Rutelli ha tenuto duro e ha vinto: "Lusi è soltanto un ladro", ha detto dall'inizio alla fine e il giudice dà ragione a Rutelli.

"UN APERITIVO RINFORZATO"
Dall'inchiesta emerge che per il suo secondo matrimonio con Giovanna Petricone, la sera del 27 giugno del 2009, l'ex tesoriere avrebbe speso oltre 30 mila euro pagando con assegni della Margherita una cena luculliana dal noto chef romano, Antonello Colonna. E Colonna ci tiene subito a precisare una cosa: "Oggi da me ho più la sinistra a mangiare che la destra, quindi che c'è di male se il senatore Lusi del Pd ha voluto celebrare il matrimonio nel ristorante dell'Open Colonna, premiato con stelle Michelin".

Si definisce un "anarchico dei fornelli" il famoso cuoco romano. "Anche se dopo il congresso di Fiuggi di An ero etichettato di destra - racconta - e per anni hanno fatto il paragone con Vissani a sinistra, figurarsi io che sono divenuto famoso con il Gambero Rosso quando era l'inserto del Manifesto". Poi sciorina i particolari "di un aperitivo rinforzato, anche se lo si preferisce chiamare finger food che fa più scena". Un "aperitivo rinforzato" da 31.705 euro. "Il bonifico è partito dallo studio della moglie il 16 luglio 2009. Erano poco più di 180 invitati, il senatore ci teneva che facessimo bella figura con l'ex presidente della Repubblica Scalfaro, ed era un po' preoccupato perché si trattava di un aperitivo in piedi e non consono agli anziani, c'erano addirittura parenti abruzzesi della moglie che arrivavano dal Canada".

Luigi Lusi

Quando gli si chiede di cosa fosse ghiotto Lusi, Colonna risponde secco: "Ah il negativo di carbonara, un mio classico che rivisita la tradizionale pasta alla carbonara, ci va pazzo, anzi ci andava pazzo, visto che - continua - dopo lo scandalo dei soldi della Margherita non l'ho più visto ai miei tavoli". Se gli si ricorda il famigerato piatto da 180 euro cadauno di spaghettini al caviale, entrato anche quello come conto nelle carte dell'inchiesta, lo chef fa un salto: "Io quella roba lì non la servo per carità!". Lusi ha fatto anche diverse prove menù e come vini ha imposto etichette abruzzesi.

"Ci teneva - afferma Colonna - fossero tutti vini della sua terra che era stata colpita dal terremoto e si commuoveva tanto al pensiero. E comunque per me resta una brava persona, Lusi ha sempre saldato tutto, con carta di credito spesso, se poi fossero soldi della Margherita io non posso saperlo".

"TUTTO PER LA FAMIGLIA"
Le nozze dunque risalgono al 2009. Giovanna è la seconda moglie, il matrimonio sembra cambiare Lusi che da taciturno e riservato si trasforma in gaudente: feste faraoniche, vacanze da sogno. La signora Petricone capisce subito di essersi infilata in un guaio, interrogata nel mese di marzo in presenza dell'avv. Renato Archidiacono fa le prime ammissioni: "Nel 2006 Luigi diventò senatore della Margherita e da quel momento mi espresse la sua preoccupazione per il futuro del partito, che immaginava destinato a una prossima estinzione... il suo progetto era gestire i fondi della Margherita in modo del tutto autonomo... voleva investire in immobili per alimentare il futuro della sua carriera politica e mi disse che, se la sua carriera fosse finita, il patrimonio sarebbe rimasto alla nostra famiglia".

LUIGI LUSI

Del resto "l'intera gestione dei Dl è nelle sue mani... il comitato di Tesoreria ha un mero ruolo di controllo". Nasce la Ttt, chiama al suo fianco "i commercialisti di famiglia" Montecchia e Sebastio, in più raccomanda Montecchia come amministratore dell'editrice Europa. Interrogato il commercialista ammette di aver falsificato i bilanci, rivela alcuni escamotage. Esempio: "Spese di pubblicità e propaganda" si trasformano nei bilanci della Margherita in "addestramento e formaziome per strutture complesse". Confessa anche L'Abbate, ex proprietario dell'attico di via Giulia: non è costato 2 milioni, ma 3 e mezzo, il sovrapprezzo "in nero" è funzionale a presentare l'acquisto come un "affare", ma anche ad aggirare il fisco.

LE VILLE E L'ATTICO
Le operazioni predatorie vanno dal 2007 al 2011: prima nascono la Ttt e la Luigia Ltd, la villa di Genzano è acquisita la Paradiso Immobiliare. Tra il 2007 e il 2008 Lusi trasferisce 2 milioni con assegni a grappoli sul conto corrente della moglie, versa alla ditta Ruggieri Mauro 1,3 milioni per la ristrutturazione dei cinque appartamenti di Capistrello: tutti assegni di piccolo taglio con beneficiario in bianco. Due anni dopo, alla stessa ditta consegna 2,7 milioni per la ristrutturazione della villa di Genzano e dell'attico in via Monserrato.

luigi lusi

A partire da fine 2007 partono dal conto Bnl al Senato i 90 bonifici per 13 milioni 579 mila euro vs la Ttt. Poi, sempre provenienti dal conto della Margherita, vengono versati a Paolo Melegari, proprietario della villa di Ariccia di cui intesta la nuda proprietà a Micol D'Andrea, moglie del nipote Emanuele (i due ragazzi sono graziati al momento). Ancora 3 milioni e mezzo vengono versati su un altro conto della Petricone, da qui partono i trasferimenti verso il Canada.