MA ‘STO MICHETTI DEVE FARE IL SINDACO O IL PROFESSORE DI STORIA? - A DESTRA SCATTA L'ALLARME PER LE PRIME USCITE PUBBLICHE DEL CANDIDATO: "PARLA SOLTANTO DI ANTICHI ROMANI" - NEL PRIMO DIBATTITO ELETTORALE, MENTRE RAGGI, GUALTIERI E CALENDA DISCUTEVANO DI ASILI NIDO, TRASPORTI E FONDI EUROPEI, MICHETTI SERMONEGGIAVA SUI “CAPITE CENSI”, GLI ANFITEATRI E LA ROMA DEI CESARI - I CAMPANELLI D’ALLARME TRA I SUOI SOSTENITORI: "SE È COMPETENTE, LO DIMOSTRI"
-Francesco Olivo per “la Stampa”
Interrogato sulla sua idea di città, Enrico Michetti la prende larga: «La centralità del cittadino nella Roma dei Cesari, gli acquedotti, gli anfiteatri, i capite censi». La passione per l'età classica del candidato a sindaco della Capitale del centrodestra preoccupa i partiti, nonostante il primo posto nei sondaggi. In un vertice convocato ieri, Fratelli d'Italia ha chiesto un cambio di passo e Forza Italia non gradisce «le posizioni ambigue» sui vaccini.
Carlo Calenda va all'attacco, convinto che le «debolezze politiche» di Michetti gli aprano un'opportunità a destra. La questione si è imposta dopo il primo dibattito elettorale organizzato dal Festival dell'Architettura ieri l'altro. Mentre Raggi, Gualtieri e Calenda discutevano di asili nido, trasporti e fondi europei, il professore esperto di amministrazione pubblica e star delle radio private, spendeva i minuti del suo intervento in riferimenti alla classicità e a considerazioni generiche sulla burocrazia capitolina.
Gli sfidanti hanno colto il passo incerto e lo hanno provocato, Calenda citando Nanni Moretti: «Basta che non diventi "faccio cose, vedo gente"» e Gualtieri utilizzando l'ironia: «In un confronto bisogna parlare anche di proposte concrete e non solo di impero romano». Poi, tagliato fuori da una discussione sui rifiuti, Michetti si è alzato e se n'è andato, tra lo stupore generale, «se è una rissa, non ci sto».
Le obiezioni di Gualtieri sono privatamente condivise dalla coalizione che sostiene il professore e tra i Fratelli d'Italia, che ha imposto il candidato agli alleati (Forza Italia spingeva per Bertolaso o Gasparri), sono suonati i campanelli d'allarme sulla strategia. La stessa Giorgia Meloni ha inviato un messaggio a Michetti per confermare la fiducia, ma chiedendo un cambio di passo.
Secondo il partito, il candidato funziona nell'approccio con i cittadini, «ma deve imparare a lottare in una campagna elettorale spietata come quella romana» spiega un dirigente. Ieri poi si è svolto un vertice, nel quale il coordinatore della campagna, Paolo Francassini deputato di Fdi e primo sponsor dell'operazione, ha invitato il candidato a correggere il tiro: «Sei il massimo esperto di temi amministrativi, i sindaci ti venivano a chiedere aiuto, parla di questo agli elettori, ascolta il tuo staff e fai emergere la tua preparazione».
Altra obiezione posta a Michetti è quella di non attaccare gli avversari, uno stile che può risultare penalizzante. Roma è tappezzata di manifesti con lo slogan «Michetti chi?», un modo per presentarsi ai cittadini. Dai prossimi giorni la parola d'ordine sarà un'altra: «Roma in persona», a sottolineare il carattere civico e vicino alla gente. Il cambio di slogan dovrà coincidere con il cambio di passo. L'allarme non è solo romano, un dirigente del centrodestra nota come l'aver imposto dei civici ha delle controindicazioni troppo grandi: «Se a Torino Damilano funziona, la prima uscita di Luca Bernardo a Milano sulla pistola ci ha lasciati spiazzati».