MA PERCHÉ RENZI, CHE RIPETE COME UN MANTRA ''È TUTTO TRASPARENTE'', IL BONIFICO URGENTE DA 700MILA EURO LO HA RICEVUTO DALL'ANZIANA MADRE DELL'AMICO MAESTRELLI E LO HA FATTO INTESTARE ALLA MOGLIE AGNESE (E QUESTO EMERGE SOLO ORA)? SECONDO L'ANTIRICICLAGGIO, È STATO FATTO PER IMPEDIRE LA RICONDUCIBILITÀ DELL'OPERAZIONE AGLI EFFETTIVI TITOLARI, E ALLE SUE POSSIBILI MOTIVAZIONI - LE CAUSALI CON CUI GLI EREDI DI MAESTRELLI HANNO VERSATO I SOLDI ALLA MADRE ERANO FALSE, PERCHE' SI RIFERIVANO A...


 

Simone Di Meo per “la Verità

 

MATTEO RENZI E AGNESE LANDINI DORMONO IN VALGARDENA

E poi dicono che non c' è più fiducia nel prossimo. Prendete il caso della signora Anna Picchioni, vedova dell' imprenditore Egiziano Maestrelli e mamma dei tre fratelli Giulio, Elena e Riccardo. Finora si sapeva che aveva prestato 700.000 euro a Matteo Renzi per l' acquisto della supervilla di Firenze. Oggi, però, con le nuove carte che il nostro giornale ha potuto consultare, emerge una differente versione dei fatti.

 

A cui lo stesso ex premier, nelle arringhe difensive (ieri l' ultima: «Il mutuo me lo pagheranno i giornalisti»), non ha dato spazio. E cioè che il destinatario del prestito non era lui ma sua moglie, Agnese Landini. L' ex Rottamatore ha sempre parlato, infatti, di una scrittura privata con la famiglia Maestrelli facendo intendere di esserne la controparte garante. Invece, la signora Picchioni ha prestato quei denari alla Landini.

 

Un bel gesto di solidarietà femminile considerato che, con lo stipendio di insegnante di circa 1.500 euro al mese, la signora Renzi avrebbe impiegato 466 anni per estinguere il debito. Invece, come i nostri lettori ricorderanno, la cifra - bonificata sul conto cointestato dei coniugi Renzi - è stata resa con il gruzzolo guadagnato da Matteo con conferenze in giro per il mondo e coi diritti per il suo docufilm su Firenze.

 

AGNESE LANDINI E MATTEO RENZI DURANTE LE DIMISSIONI

L' alert bancario si sofferma peraltro sulla provvista della matriarca Maestrelli. I 700.000 euro a lei sono arrivati con un bonifico «urgente» dalla Pi.Da spa (di cui è amministratore Riccardo, nominato con Renzi premier nel Cda di Cassa depositi e prestiti immobiliare) con causale riferita alla cessione di quote della partecipata Mega srl avvenuta, però, nel 2015. Un dettaglio tra i tanti che, per gli analisti di Bankitalia, solleva «dubbi sul presunto carattere fittizio della causale».

 

Nella segnalazione, l' Antiriciclaggio si sofferma sul «sospetto che il passaggio della cospicua somma sul conto dell' anziana, in uno con l' indicazione del destinatario nella moglie dell' ex primo ministro ora senatore, sia stato compiuto al fine di impedire la riconducibilità dell' operazione agli effettivi titolari, disponente e destinatario e alle sue possibili motivazioni».

 

RICCARDO MAESTRELLI

Nella comunicazione si citano, poi, i rapporti bancari della Pi.Da spa con altri soggetti legati all' universo renziano. In particolare i 3 milioni di euro pagati dalla società alla Egan Immobiliare trasferiti subito dopo al socio Andrea Bacci, renziano di rito ortodosso, e le operazioni dare/avere per milioni di euro con società del Gruppo Orsero, alcune delle quali indicate come «entità di comodo».

 

E, a proposito di finanziatori, dalle carte dell' inchiesta di Firenze sulla fondazione Open spuntano i nomi delle società finite nel mirino dei pm. Sarebbero una quarantina, secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica. Alcune sono vecchie conoscenze del renzismo. Come la Corporation America Italia che controlla 62 per cento di Toscana Aeroporti nel cui cda ci sono Marco Carrai (indagato nel filone Open) e Jacopo Mazzei.

 

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

O come la Lagfin, l' accomandita lussemburghese che fa riferimento alla famiglia Garavoglia (gruppo Campari). Ci sono ancora l' Aurelia spa, la holding dei Gavio; la Golden Production srl, di cui un tempo era socio il cognato di Flavio Briatore, destinataria di una segnalazione di operazione sospetta per un finanziamento di 100.000 euro a Open malgrado i magri bilanci. E ancora la Irbm, azienda farmaceutica che ha ottenuto 52 milioni di finanziamenti pubblici di cui 12 dalla Regione Lazio e dal Cnr e altri 40 e da Miur e Cipe, ai tempi di Luca Lotti sottosegretario, e la sua partecipata Irbm.

 

Tra le sigle all' attenzione dell' autorità giudiziaria la Kairos investment management che si rese protagonista, nel 2015, di operazioni di vendita allo scoperto sul titolo di Banca Etruria, quando vicepresidente era il papà del ministro Maria Elena Boschi.

 

Ma l' elenco è ancora lungo: Telecomunicazioni Italia srl, l' Nh Group di Vittorio Farina, British American Tobacco, Chiantishire Società Agricola, Sanavir srl, Chiti Alessandro, Rtv38, Gruppo Menarini, Gruppo Garofalo, il Gruppo Moby di Vincenzo Onorato, Algebris investment di Davide Serra, la galassia societaria di Alfredo Romeo, e Vito Pertosa. A questi vanno aggiunti: Airlines handling agents spa, Alicross, Big space, Begin, G.F.

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

Uno, Getra power, Mossi e Ghisolfi spa, Associazione Azimut, Associazione comunicazione reale, Mercante dei sogni, Intek group, Karat srl, Impresa Pizzarotti, e Intesa Aretina scarl. Fari accesi inoltre sulla Fingen dei fratelli Fratini (ex soci di Alitalia-Cai nel 2011) che risultò avere un' esposizione bancaria con Mps per 37 milioni.

 

Sempre dalle carte fiorentine emerge una sorta di tariffario per poter incontrare e parlare con Matteo Renzi. In una mail del 23 maggio 2013, recuperata durante le perquisizioni dei giorni scorsi, Alberto Bianchi e Marco Carrai scrivono a potenziali investitori proponendo loro una sorta di offerta «speciale». Che i pm Antonino Nastasi e Luca Turco descrivono così: «La fondazione (Big Bang, ndr) ha necessità di reperire risorse e offre la possibilità di periodiche interlocuzioni con Renzi Matteo».

RICCARDO MAESTRELLI

 

In cambio di un «supporto di 100.000 euro all' anno per cinque anni, sostegno di idee, suggerimenti, proposte per Matteo e per la Fondazione, interlocuzioni con Matteo sia dirette, sia tramite Alberto e Marco». Bianchi è pure accusato di «intromissione», a favore della famiglia Toto, in tre dossier governativi relativi a canoni e tariffe autostradali.

 

E, riguardo ai suoi rapporti con la dinastia imprenditoriale abruzzese, i pm stanno studiando la mail - già rivelata dalla Verità, nei giorni scorsi - in cui Bianchi annuncia a Luca Lotti di «aver avuto 750.000 sulla base dell' accordo con Toto» e che riceverà «altri 80.000 per l' accordo con la British American Tobacco». Informazioni che a Lotti dovrebbero essere estranee essendo quei soldi - è la difesa di Bianchi - provento delle sue parcelle professionali.

RENZI DAL NOTAIO PER LA NUOVA VILLA