MA PUTIN NON AVEVA PROMESSO A “SLEEPY JOE” DI FERMARE I CYBER ATTACCHI? NON È PASSATO NEMMENO UN MESE DALLA “PACE FREDDA” DI GINEVRA CHE BIDEN È COSTRETTO A TELEFONARE ALLO ZAR, LANCIANDO UN NUOVO AVVERTIMENTO: O LA RUSSIA FERMA GLI HACKER O WASHINGTON REAGIRÀ – GLI USA NON ACCUSANO MOSCA DI LANCIARE GLI ATTACCHI, MA RITENGONO CHE LA RUSSIA ABBIA RESPONSABILITÀ DI FERMARE I CRIMINALI CHE OPERANO DAL SUO TERRITORIO – L’ULTIMA VITTIMA È LA COMPAGNIA DI SOFTWARE DELLA FLORIDA KASEYA ALLA QUALE SONO STATI CHIESTI 70 MILIONI DI RISCATTO…
-Paolo Mastrolilli per “La Stampa”
La Russia deve fermare gli hacker, che dal suo territorio lanciano attacchi digitali contro gli Stati Uniti e il resto del mondo, oppure Washington reagirà. È l'avvertimento che il presidente americano Joe Biden ha consegnato al collega Vladimir Putin, durante la loro telefonata di ieri. È stato il primo contatto dopo il vertice di Ginevra, e il punto di partenza lo ha offerto l'accordo raggiunto ieri mattina all'Onu, per continuare l'invio degli aiuti umanitari in Siria passando dal confine turco.
Secondo le stime del Palazzo di Vetro, 3,4 milioni di persone hanno bisogno di assistenza. Finora l'avevano ricevuta soprattutto dal passaggio di Bab al-Hawa, l'unico rimasto ancora aperto con la Turchia. Il permesso però sarebbe scaduto oggi, esponendo milioni di abitanti alla fame. Russia e Cina si erano opposti al rinnovo, sostenendo che questo meccanismo viola la sovranità di Damasco. Il vero obiettivo è ottenere il riconoscimento che Assad ha vinto la guerra civile e quindi bisogna normalizzare le relazioni, cancellando le sanzioni.
Gli Usa sono contrari e il negoziato era in stallo. Giovedì sera la Russia ha proposto di rinnovare il passaggio attraverso il confine turco per sei mesi, e ieri mattina ha accettato il compromesso di estenderlo per un anno, a patto che entro gennaio il Palazzo di Vetro produca un rapporto sull'andamento degli aiuti. È stato il primo esempio dei risultati concreti che possono venire in alcuni settori dalla collaborazione tra Washington e Mosca, di cui Biden e Putin avevano discusso a Ginevra nel summit di giugno.
Da qui è venuto lo spunto per la telefonata di ieri, che però ha virato subito verso l'altra emergenza che ora interessa agli americani: i ransomware, cioè i ricatti digitali. Joe era entrato alla Casa Bianca sulla scia dell'attacco SolarWinds, che l'intelligence Usa aveva attribuito agli apparati del governo russo. Poi a maggio c'è stato l'assalto al gasdotto Colonial Pipeline, costretto a pagare un riscatto di 4,4 milioni di dollari, e al produttore di carne JBS, che ha sganciato 11 milioni per poter tornare ad operare.
Ora il gruppo di hacker russi REvil ha aggredito la compagnia di software della Florida Kaseya, colpendo oltre 1.500 aziende che usano i suoi prodotti in America, Europa e Asia. Ha penetrato il sistema che invia gli aggiornamenti dei programmi, e così ha bloccato i sistemi, chiedendo 70 milioni di riscatto.
Washington non accusa Mosca di aver lanciato l'attacco, ma dice che la Russia ha la responsabilità di fermare i criminali che operano dal suo territorio. Nei giorni scorsi Biden ha tenuto un vertice per discutere le rappresaglie, e ieri ha avvertito Putin che deve «agire per fermare i gruppi di ransomware», altrimenti «gli Usa prenderanno ogni azione necessaria per difendersi».