MA QUALE GAFFE! – ERDOGAN HA ASPETTATO UNA SETTIMANA PER DIRE QUALCOSA IN RISPOSTA AL “DITTATORE” DI DRAGHI, PERCHÉ SI ASPETTAVA UN PASSO INDIETRO. MA SUPER-MARIO HA DETTO QUELLO CHE PENSAVA, E L’USCITA ERA BEN PONDERATA – A CHI, COME IL CONSIGLIERE DIPLOMATICO MATTIOLO, GLI DICEVA DI CORREGGERE IL TIRO, DRAGHI HA DETTO: “NON RETTIFICO NULLA” – DIPLOMAZIE AL LAVORO PER UN FACCIA A FACCIA PACIFICATORE
-1 - MAMMA LI TURCHI! - DIPLOMAZIE A LAVORO PER LA DISTENSIONE TRA DRAGHI E ERDOGAN MA RESTA IL PROBLEMA LIBIA: LA TURCHIA VUOLE SPODESTARCI (IN DUPLEX CON LA FRANCIA) - QUANDO ARRIVERA' IL MOMENTO, BIDEN SOSTERRA' LE RIVENDICAZIONI ITALIANE PER TRE RAGIONI - E SULLA CESSIONE D'ARMAMENTI DA PARTE DI MOSCA È IN CORSO UNA CENSURA (NON SANZIONATORIA) DELLA NATO ALLA TURCHIA FILO-RUSSIA
2 - ERDOGAN ATTACCA: "DRAGHI MALEDUCATO", MA LE DIPLOMAZIE PROVANO A RICUCIRE
Ilario Lombardo per "la Stampa"
Chi frequenta il mondo della diplomazia e conosce i turchi diceva: non lasceranno cadere l' offesa. E così è stato. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha aspettato una settimana, per dare modo a Mario Draghi se non di scusarsi, almeno di correggere il tiro dopo averlo definito «un dittatore con cui dobbiamo avere a che fare».
Una frase pronunciata a commento dell' umiliazione subita dalla presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen, costretta a sedere su un divano mentre il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si accomodava su una sedia accanto al presidente turco.
A nulla è servito il gesto di convocare l' ambasciatore italiano ad Ankara Massimo Gaiani e l' esplicita richiesta di una marcia indietro. Draghi è rimasto in silenzio, con grande imbarazzo della diplomazia italiana poco abituata a questi affondi ruvidi e attentissima a calibrare le parole, soppesandole sulla bilancia dei rapporti economici e politici. Passata una settimana senza nemmeno un segnale di riavvicinamento Erdogan ha risposto.
E lo ha fatto a suo modo, lasciando trapelare attraverso le agenzie ufficiali un incontro con i giovani in una biblioteca di Ankara: «Quello che ha fatto - ha detto a commento delle parole del capo del governo italiano - è una totale mancanza di tatto, una totale scortesia e maleducazione. Con queste osservazioni ha minato come un' ascia lo sviluppo delle relazioni Turchia-Italia.
Lui è stato nominato, non è stato neanche eletto, prima di parlare in questi termini tenga a mente la propria storia». Un affondo che rilancia la difesa indignata che ha animato l' opinione pubblica turca in questi giorni, secondo la quale il Paese di Benito Mussolini non potrebbe dare lezioni a un presidente eletto democraticamente e che per questo motivo non può essere definito «dittatore».
Non è però solo una sottile questione di lessico se pure nei più alti ambienti diplomatici l' argomento fa breccia. Il primo a spiegarlo a Draghi è stato il suo consigliere diplomatico Luigi Mattiolo, a caldo, subito dopo la dichiarazione del presidente del Consiglio.
Fonti di governo raccontano alla Stampa che subito dopo la conferenza stampa di Draghi, alla presenza di altri membri dello staff, Mattiolo ha spiegato al capo del governo che la sua uscita avrebbe potuto generare «gravi conseguenze»: «Non può essere definito un dittatore, dobbiamo rettificare in qualche modo». Ex ambasciatore italiano ad Ankara, Mattiolo conosce gli spiriti turchi ma il suo consiglio è stato subito respinto da Draghi: «Io non rettifico nulla».
Questa la posizione e questa resta. Anche una settimana dopo. È il suo modo di parlare, dicono a Palazzo Chigi, «franco e diretto». Nessun retroscena, aggiungono: non ha voluto lanciare un avvertimento al presidente turco sulla Libia, dove si scontrano gli interessi di Roma e di Ankara.
E confermano: «Non replicherà alle parole di Erdogan». Lo fanno le forze di maggioranza e di opposizione che da destra a sinistra si scagliano contro il Sultano, mentre gli ambasciatori Gaiani e Mattiolo sono a lavoro per ricucire la lacerazione che è già costata all' Italia l' importante commessa di quattro elicotteri destinati dalla Leonardo ad Ankara.
Secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, si starebbe puntando a organizzare un faccia a faccia pacificatore, anche se il clima rovente di queste ore rende impossibile prevederlo a breve. Ma la Turchia è un tassello troppo importante per gli interessi italiani (quasi 20 miliardi di scambi commerciali).
Alla Farnesina, lontano da ogni tipo di riflettore, si fatica a trovare una parola diversa da «gaffe» per definire la dichiarazione di Draghi e una fonte spiega che ormai tutto si gioca sull'«autorevolezza del presidente del Consiglio, che può spingere l' Europa a seguire questa linea di franchezza nei rapporti», facendo dimenticare a poco a poco quanto successo.