1. MA QUALE GUERRA FREDDA! OBAMA CACCIA 35 DIPLOMATICI RUSSI CON L’ACCUSA DI SPIONAGGIO E PROVA A METTERE I BASTONI TRA LE RUOTE A TRUMP, NON AL ‘NEMICO’ PUTIN
2. PERCHE'? LA RAPPRESAGLIA DI BARACK E’ IL TENTATIVO DI IMPEDIRE AL FUTURO PRESIDENTE DI TENDERE LA MANO ALLA RUSSIA: SE “THE DONALD” REVOCHERA’ LE MISURE PUNITIVE VERSO IL CREMLINO SI METTERA’ CONTRO LA CIA E IL CONGRESSO, CHE CHIEDE CHIAREZZA SUI RUSSI
3. ZAR VLAD HA SEMPRE FATTO IL SUO GIOCO E AMERICANI E RUSSI SI SPIANO DA SEMPRE: DOV'E' LA NOVITA'? E' CHE STAVOLTA OBAMA E I VERTICI MILITARI TEMONO CHE PUTIN 'MANOVRI' TRUMP
4. SANZIONI ANCHE CONTRO DUE AGENZIE SPIONISTICHE DI MOSCA E CONTRO 4 CAPI DEI SERVIZI MILITARI CONSIDERATI RESPONSABILI DELL’ATTACCO DEGLI HACKER DURANTE IL VOTO USA
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Espulsione dagli Stati Uniti di 35 diplomatici russi che lavorano per i servizi informativi e di sicurezza. Sanzioni contro due agenzie spionistiche di Mosca e, in particolare, contro quattro capi dei servizi segreti militari considerati responsabili dell' attacco degli hacker che ha minacciato l' integrità delle elezioni americane. Attesa da giorni, la rappresaglia di Barack Obama nei confronti del Cremlino è scattata ieri.
Il presidente, in vacanza alle Hawaii, ha deciso le nuove sanzioni (forse non le ultime e presto arriveranno anche i rapporti dell' intelligence sul collegamento tra gli hacker e il regime di Putin) pur essendo consapevole che il suo successore, Donald Trump, tra tre settimane, appena insediato alla Casa Bianca, sarà libero di invertire la rotta.
Il miliardario sceso in politica ha già fatto capire che è questa la sua intenzione trattando le accuse dei servizi segreti alla stregua di illazioni non provate.
Le nuove sanzioni di Obama, le più severe fin qui adottate ma ancora tradizionali nella loro struttura, porranno, però, Trump davanti a un bivio: confermandole perderà la faccia davanti all' amico Putin, ma se le cancellerà si metterà in rotta di collisione col Congresso che chiede (a sinistra come a destra) inchieste sulle interferenze russe, e anche con la Cia.
Fin qui Trump ha preso le distanze minimizzando, mettendo in dubbio. Cancellando le sanzioni smentirà in modo formale il lavoro della sua struttura di intelligence. Il tycoon ha cercato di disinnescare il caso con espedienti dialettici sempre più acrobatici. Ieri ha addirittura sostenuto che la colpa non è della Russia che usa gli hacker informatici per spiare l' America, ma dei computer che ci hanno reso la vita complicata. Una sortita che è, al tempo stesso, paradossale e tutt' altro che sorprendente.
Paradossale perché, con questa logica, Trump domani potrebbe sostenere che il colpevole delle stragi a base di armi chimiche in Siria non è Assad che le ha ordinate, ma gli scienziati che hanno inventato quegli ordigni. Il processo al computer, poi, può andare avanti all' infinito, visto che l' odiata globalizzazione si è sviluppata sulle ali di Internet e che ora il lavoro dei suoi elettori è minacciato dalle versioni più sofisticate dei computer che Trump maledice: i robot e l' intelligenza artificiale.
Al tempo stesso queste parole non sorprendono perché il tycoon che ha inaugurato l' era della post-verità ha anche imparato a sostenere l' insostenibile senza perdite di consenso. Visto che fin qui ha funzionato, Trump prova a sottrarsi ai vincoli della logica anche sulla questione più importante e delicata: il rapporto con l' avversario storico, la Russia. Stavolta, però, sarà dura anche perché le nuove sanzioni contro Mosca in Congresso sembrano essere sostenute anche da molti repubblicani.
Tra un nonsense sull' hackeraggio che, secondo lui, potrebbe essere stato fatto da chiunque - dai russi, dai cinesi o anche da un vicino di casa - e una battuta sui computer che ci complicano la vita fino al punto che non siamo più in grado di dire cosa stia succedendo, il leader che non usa mai il pc ma deve la sua fortuna politica anche a un suo sofisticato prodotto, il tweet, spera di addormentare la partita fino al 20 gennaio.
Pensa che dopo, subentrato a Obama, potrà finalmente giocare con le sue regole. Ma Barack, con le sue ultime mosse, gli rende il cambio di rotta difficile e politicamente costoso, come dimostra anche la sortita del senatore repubblicano Lindsey Graham che annuncia sanzioni basate su un consenso bipartisan che colpiranno anche la persona di Vladimir Putin.