Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
romano prodi enrico letta foto di bacco (3)
In attesa di capire a che gioco stia giocando Giuseppe Conte, da più di una settimana il Pd si interroga su come aggiornare il progetto di una grande alleanza di centrosinistra, perché la scissione, ma soprattutto l'atteggiamento barricadero dell'ex premier nei confronti di Mario Draghi, necessitano di un inevitabile aggiustamento di tiro. È una riflessione collettiva, alla quale ieri, in un'intervista a Metropolis , sul sito di Repubblica , ha dato il suo contributo Romano Prodi, che con la libertà che gli è consentita dal non avere più un ruolo politico, si concede il lusso di dire quello che tutti nel Pd pensano.
E ossia che il campo largo è stato nella sostanza archiviato. Questo il ragionamento del Professore: «È iniziato un processo con la scissione Di Maio-Conte che non si ferma qui. Bisogna approfittare di queste settimane estive per discutere di programmi e punti perché si sta rimescolando tutto. Non c'è più il campo largo, c'è un campo senza recinti che va ridisegnato di nuovo, questa è la differenza con 10 giorni fa».
Un tema, questo, su cui si sta arrovellando, e non da ieri Enrico Letta, il quale, per l'incarico che ricopre, in vista delle elezioni politiche deve prendere in considerazione anche un altro elemento: il forte calo di consensi dei 5 Stelle. Ormai si gioca a parti rovesciate tra dem e grillini rispetto a due anni, visti anche gli ultimi risultati elettorali, e il segretario, ovviamente, ci tiene a ribadire la centralità del suo partito in vista di una futura coalizione contrapposta al centrodestra. «Il perimetro del nostro progetto politico - ribadisce Letta ai suoi - è chiaro: sostenibilità, giustizia sociale e diritti civili. Il Pd, in quanto perno del campo dei progressisti, ha la responsabilità di tenerlo aperto a tutti coloro che chiamati a scegliere su quei valori ci si identificano».
Insomma, per dirla sempre con Letta, «non è che se il M5S si scinde cambiano i valori di fondo di un'offerta progressista. Quei valori vengono prima, poi ogni sigla deciderà se identificarvisi». Ma, come è noto, le perenni fibrillazioni dei 5 Stelle, compagni di viaggio sempre più difficili per il Pd, hanno indotto i dem a spingere sulla riforma proporzionale, che non obbliga i partiti alle alleanze.
Letta, che partiva da un'impostazione maggioritaria («il proporzionale mi fa venire l'orticaria») ora sta cercando di convincere il centrodestra a cambiare sistema elettorale. E persino Prodi sull'argomento ha repentinamente mutato opinione: «Io sono l'ultimo dei Mohicani sul maggioritario, ma tutto è meglio del Rosatellum, anche un proporzionale con preferenze che almeno dà un minimo di potere all'elettore se questo è il massimo che si può ottenere...».