MACRON FARA’ PIANGERE IL DUCETTO. NEL SUO ASSE CON LA GERMANIA ESCLUSI SCONTI SUL DEFICIT. RENZI (E GENTILONI) FUORI DAL TAVOLO UE: MATTEO HA ROTTO LE SCATOLE – EMMANUEL COPIERA’ TRUMP SUL PROTEZIONISMO E, PER INGRAZIARSI DRAGHI, PROPORRA’ IL MINISTRO EUROPEO DELLE FINANZE
Andrea Bonanni per “la Repubblica”
La vittoria di Macron salva l' Europa, che con Le Pen presidente avrebbe avuto i giorni contati. Ma la storia di questo salvataggio è ancora tutta da scrivere nei tempi e nelle modalità. I messaggi di congratulazioni subito inviati da Merkel, da Juncker e da Gentiloni denotano un sollievo comprensibile per il fatto che la Francia continuerà a restare nel cuore dell' Europa. Tuttavia non è detto che la visione del nuovo presidente francese sul futuro della Ue sia necessariamente convergente con quella dei suoi principali interlocutori.
Tra le proposte di Macron sul futuro dell' Europa ce ne sono alcune che già figurano nell' agenda delle istituzioni e che sono abbastanza condivise anche dai governi che costituiranno il "nucleo duro" della Ue: creazione di un ministro delle Finanze dell' eurozona, che dovrà gestire un bilancio autonomo della zona euro e che sarà controllato da un Parlamento composto dagli eurodeputati dei Paesi dell' Unione monetaria. Inoltre creazione di un fondo europeo per la Difesa, che finanzi lo studio e lo sviluppo di armamenti europei. Su questi punti, che comunque rappresentano un enorme salto qualitativo per la Ue, non ci dovrebbero essere resistenze di principio da parte degli altri governi dell' eurozona.
Ma il nuovo presidente ha anche una visione molto più francese e protezionista di come l' Europa dovrebbe affrontare il mare aperto della globalizzazione. Tra le sue proposte figura, per esempio, un più stretto controllo sugli investimenti stranieri nella Ue e soprattutto l' idea di riservare l' accesso ai mercati pubblici europei alle imprese che producono in Europa almeno la metà del loro fatturato. Siamo, insomma, ad una filosofia più "trumpiana" del commercio internazionale, che certo non coincide con quella ultraliberista finora seguita da Bruxelles con il sostegno di Berlino e dei Paesi del Nord Europa.
Se Marine Le Pen ha cercato di dipingere il suo rivale come il campione della globalizzazione assoluta, in realtà la visione di Macron è quella di un' Europa che sappia mettere una serie di paletti alla liberalizzazione dei mercati riscoprendo un «interesse nazionale europeo» che non è più limitato ai singoli Paesi ma che si estende a tutta la Ue. È anche a questo che si riferisce la sua idea di una «Europa protettiva», in grado di rassicurare le categorie più minacciate dalla globalizzazione, non solo in Francia ma in tutta l' Unione.
Si tratta di una visione che può avere un forte "appeal" politico, soprattutto di fronte ad una amministrazione americana fortemente protezionista e in vista di un difficile negoziato commerciale con la Gran Bretagna della Brexit. Ma certo comporta, per Bruxelles, una correzione di rotta significativa che costringerebbe la Germania a rivedere i propri parametri di esportatore globale e incontrastato.
Per quanto riguarda l' Italia, che giustamente plaude alla vittoria di Macron e ai suoi ideali europeisti, dovrà fare fatica per tenere il passo con un rinnovato asse franco- tedesco che l' inquilino dell' Eliseo ha già preannunciato. Il nuovo presidente francese ha da tempo stabilito un legame privilegiato con Angela Merkel, probabile vincitrice delle prossime elezioni in Germania. Ma non avrebbe difficoltà a trovare sintonie anche con Martin Schulz, nel caso il candidato socialdemocratico dovesse arrivare alla Cancelleria.
Il fatto poi che Macron sarà verosimilmente costretto a formare un governo sia con esponenti conservatori sia con esponenti socialisti, lo avvicinerà ancora di più alla formula politica della Grande coalizione che da molti anni regge le sorti della Germania.
Dal duopolio franco-tedesco oggi l' Italia resta esclusa principalmente a causa dell' incertezza politica che pesa sul futuro del Paese. La Francia e la Germania hanno di fronte a sé almeno un quinquennio di consolidata coerenza europeista. Difficile che prendano nella cabina di comando un' Italia che, tra meno di un anno, potrebbe essere guidata da Grillo o da Salvini.
Ma, anche nel caso che Renzi riesca a vincere le elezioni e il Pd torni ad essere l' asse portante del futuro governo, difficilmente troverà in Macron una sponda per le sue polemiche contro il rigore "made in Europe". Nel programma del nuovo presidente francese c' è un taglio della spesa pubblica di 60 miliardi e la soppressione di 120 mila posti nel pubblico impiego.
Sono queste le risorse con cui Macron conta di stimolare la crescita economica, senza chiedere più sconti all' Europa. È una logica molto più "tedesca" di quella seguita dalla Francia di Hollande. Se il prossimo governo italiano vorrà ritagliarsi un ruolo da protagonista accanto a Parigi e Berlino, sarà il caso che ne tenga conto.