MACRON, UN PRESIDENTE COCCODE' – GIANCARLO PERNA, NEL SUO LIBRO “FACCE DA CASTA” E LE VOCI SULL’OMOSESSUALITÀ DI MONSIEUR LE PRÉSIDENT - DUE GLI AMANTI ATTRIBUITI AL TOY-BOY DELL'ELISEO: MATHIEU GALLET, PRESIDENTE DI RADIO FRANCE, SUO COETANEO E GAY DICHIARATO – L’ALTRO FU IL SUO "GORILLA", IL 26ENNE ALEXANDRE BENALLA, UN BRUTALONE. IN QUESTO CASO LA SMENTITA FU NETTA". FU SARKOZY NEL 2016 A MALIGNARE PER PRIMO: MACRON E' UN PO' UOMO E UN PO' DONNA. COME E' DI MODA..."
-Estratto dal libro “Facce da casta” di Giacarlo Perna
Vieppiù scontenti di Emmanuel Macron, i francesi si consolano immaginandoselo gay.
Le voci sull’omosessualità di Monsieur le Président sono sulla bocca di tutti. Brigitte, la moglie, è esasperata e sostiene di sapere chi le propala, promettendo di rivelarne il nome. La poverina ha la coda di paglia. All’origine della diceria ci sono infatti i suoi 24 anni più del marito. Come fa il quarantunenne Emmanuel, si chiedono i maligni, a stare con una sessantacinquenne, per di più avendo intrecciato la relazione un quarto di secolo fa quando ne aveva 16?
Quindi, mancando pettegolezzi su donne, si è passati al cherchez l’homme. Due gli amanti finora attribuiti a Macron. Prima di salire all’Eliseo, durante la campagna elettorale, gli misero tra le lenzuola Mathieu Gallet, presidente di Radio France. Un coetaneo di assai bell’aspetto e gay dichiarato. Mathieu tacque con eleganza. Altrettanto fece Emmanuel per non passare da omofobo e perdere i voti da quel versante.
Brigitte però, ferita nell’orgoglio muliebre, se ne adontò. L’altro, allora, ci tornò sopra, dicendo: “Passo il tempo con Brigitte, non posso sdoppiarmi. Se vi dicono che ho una doppia vita… è il mio ologramma che mi è sfuggito, non posso essere io”. Spiritoso e per nulla indignato, sempre con l’occhio all’elettorato arancione.
L’altro è il suo gorilla, il ventiseienne Alexandre Benalla. Un brutalone che aveva carta bianca all’Eliseo, cui era permesso perfino di prendere a botte un manifestante senza essere un poliziotto. Si è perciò pensato a un influsso d’alcova. Stavolta, Macron è stato netto: “Benalla non è il mio amante”. Lo ha detto ridendo, come si fa con un paradosso, e tutti hanno riso con lui. Alla fine della fiera, però, l’ipotesi che sia gay ha preso piede nella società francese.
Per la storia, il primo accenno fu fatto dall’ex presidente, Nicolas Sarkozy, uomo dotato di malignità naturale. Nel 2016, con Macron che sgomitava ma non era ancora candidato all’Eliseo, disse di lui: “È un cinico. Un po’ uomo e un po’ donna, com’è di moda. Androgino”. Che sia Sarkozy il serpentello cui si riferisce la première dame? Fin qui, il lato sorridente di Macron. Per il resto, emerge su tutto la sua arroganza ipocrita.
Le due cose vanno sempre insieme. Ogni volta che si impanca è per affermare un principio che ha violato o violerà. Fa gran discorsi sui diritti umani, poi bastona i neri sui treni; si proclama alfiere delle regole Ue e non ne rispetta una: non i limiti del deficit, non quelli del debito, non il divieto di aiuti di Stato, fino a nazionalizzare i cantieri di Saint-Nazaire, per impedire agli italiani di acquistarli.
Con noi, ce l’ha a morte. Il cugino d’oltralpe, da buon francese, ama il fioretto. Adesso però ha di fronte, Matteo Salvini, che usa lo spiedo e lo infilza come un pollo. Non è il suo terreno e perde le staffe. Lasciamo le accuse di “cinismo” per la chiusura dei porti o il “vomitevole” lanciato dal suo tirapiedi, Gabriel Attal. Ma si è spinto a fare questa battuta su Genova: “Per gli italiani se un ponte crolla, è colpa dell’Europa”. Abietto.
Naturalmente, fa danni anche in Francia. Per spocchia, un mese dopo l’ingresso all’Eliseo, costrinse alle dimissioni il capo di stato maggiore della difesa, Pierre de Villiers, fratello di Phi- lippe, capo dei sovranisti del Mouvement pour la France. De Villiers, sentito dall’Assemblée nationale, aveva criticato i tagli al bilancio della difesa disposti da Macron.