MADURO D’ORECCHI! ESCALATION IN VENEZUELA, IL DITTATORE DICE NO ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI, TRUMP EVOCA LA GUERRA – “PRONTA L' OPZIONE MILITARE” - LA REPLICA A MUSO DURO: “LA GENTE SI ARMA. COSA DOVREBBE FARE UN PAESE? ARRENDERSI” - SCADUTO L' ULTIMATUM, SETTE PAESI UE RICONOSCONO GUAIDÓ PRESIDENTE A INTERIM…

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Alfredo Spalla per “il Messaggero”

 

«Non ci sarà alcuna elezione presidenziale». Maduro dice no alle elezioni presidenziali, nella notte la decisione di respingere l' ultimatum proveniente dall' Europa.

Così oggi ben sette Paesi Ue (Germania, Spagna, Francia, Olanda, Portogallo, Gran Bretagna e Austria) riconosceranno Juan Guaidó presidente a interim. E' uno strappo rispetto alla posizione più cauta della Ue, frenata dal veto dell' Italia.

 

Tutto questo mentre non è da escludere un intervento militare da parte degli Stati Uniti. Donald Trump scopre le carte, confermando un messaggio che aveva anticipato fra le righe nelle scorse settimane. L' impiego delle forze armate «è un' opzione», ha ammesso il presidente degli Usa in un' intervista a Cbs News, non chiarendo però quali potrebbero essere gli interessi per la sicurezza nazionale tali da giustificare un intervento di Washington.

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MADURO VENEZUELA

PRECEDENTI Dopo le manifestazioni dei giorni scorsi, fra le più pacifiche degli ultimi in Venezuela, si torna dunque a parlare di una soluzione esterna. Nicolas Maduro - che a inizio 2019 si è insediato per un secondo mandato giudicato illegittimo dalle opposizioni - non ha però escluso che il livello di violenza possa tornare a salire. È già accaduto nel 2014 e nel 2017, quando l' esecutivo chavista ha represso le proteste guidate da Leopoldo Lopez, oggi in carcere, e da Henrique Capriles. Oggi, il leader dell' opposizione è Juan Guaidó, che nel giro di dieci giorni ha ottenuto risultati importanti per il ripristino dell' assetto democratico in Venezuela. Secondo Maduro, una parte della popolazione sarebbe pronta a difendersi: «La gente si sta già armando. L' opzione militare è sul tavolo di Trump. Cosa dovrebbe fare un Paese? Arrendersi?».

 

TG2: un uomo gambizzato in mezzo alla strada in Venezuela

Il successore di Hugo Chavez ha detto che «nessuno può rispondere con certezza» quali siano le probabilità di una guerra civile, poiché «dipende dal livello di pazzia dell' impero settentrionale e dei suoi alleati». «Stai facendo errori che ti sporcheranno le mani di sangue», ha detto Maduro rivolgendosi direttamente a Trump. Nonostante i due sembrino pronti allo scontro armato, Secondo Trump, pochi mesi fa c' è stata una richiesta di incontro da parte di Maduro.

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Il presidente Usa sostiene di averla rifiutata: «Ai tempi ho optato per il no, perché accadono cose terribili in Venezuela. Era il Paese più ricco in quella parte del Mondo, che è una regione molto importante. E ora guardate la povertà, l' angoscia, il crimine e tutto quello che stanno succedendo. Penso che il processo si stia esaurendo, ci sono proteste molto grandi» in tutto il Paese.

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Mesi fa la vitalità delle forze di opposizione era nettamente minore. Adesso, invece, Guaidó comincia a ricevere il supporto di diplomatici, capi di Stato e alcuni militari.

L' ultimo ad aver abbandonato Maduro è stato Jonathan Velasco, l' ambasciatore del Venezuela in Iraq. «L' Assemblea nazionale è l' unico potere della Repubblica che ha etica, legittimità e legalità», ha detto in un video. È il primo ambasciatore che non riconosce pubblicamente l' autorità di Maduro.

 

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IL FRONTE EUROPEO Nelle ore in cui scadeva l' ultimatum respinto da Maduro, l' Unione Europea annunciava la prima riunione del Gruppo di contatto a cui dovrebbero partecipare almeno 8 Paesi europei fra cui l' Italia. Il meeting si terrà giovedì a Montevideo. Il tentativo sarà quello di lavorare sulla posizione avanzata da Uruguay e Messico, che fin da subito non hanno riconosciuto Guaidó, autoproclamatosi Presidente della Repubblica, invitando però al dialogo fra le parti.

 

L' iniziativa non comincia sotto i migliori auspici: il Messico, promotore della linea per la non ingerenza esterna, ha già annunciato che non parteciperà. In Canada è prevista per oggi una riunione d' emergenza del Gruppo di Lima, composto dalla maggior parte dei Paesi latinoamericani. In Italia, invece, prosegue la polemica per la posizione ambigua del governo Conte: «Penso che verrà presto il giorno in cui Conte, Moavero, Salvini e Di Maio si vergogneranno per essere stati dalla parte sbagliata della storia», ha detto Matteo Renzi.

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