I MAGISTRATI CERTIFICANO: FINI NON ERA UN COGLIONE – AL CONTRARIO, “ERA IL SOCIO OCCULTO DI CORALLO E DAVA PROTEZIONE POLITICA AL RE DELLE SLOT MACHINE” – NELL’ORDINANZA DEL GIP GLI AFFARI ILLECITI (E GLI AMICI) DI GIANFRANCO – “IL GIORNALE” ESULTA: CONFERMATA LA NOSTRA INCHIESTA

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1. QUELLE IMMERSIONI (GRATIS) AI CARAIBI

 

Chiara Giannini per il Giornale

 

Gli affari illeciti di Fini, della moglie e del fratello della Tulliani, Giancarlo. È tutto nell' inchiesta della Guardia di finanza e nell' ordinanza con cui il gip di Roma Simonetta D' Alessandro ha disposto il sequestro di due polizze intestate all' ex presidente della Camera. Ed è lui, Fini, l' uomo chiave si tutta la storia.

 

GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI

FINI «CENTRALE»

«Chiarita la priorità cronologica di Fini nei contatti con Corallo - scrive il giudice -, emergerà anche la sua centralità progettuale e decisionale nella vicenda. Già nella fase in cui sono stati disposti i sequestri nei confronti dei Tulliani, emergeva che i rapporti si erano snodati all' inizio tra Corallo e Fini e che, solo successivamente, essi avevano coinvolto i Tulliani.

 

Nelle sue dichiarazioni Laboccetta aveva collocato il primo incontro tra Fini e Corallo nel luglio 2004 (il viaggio alle Antille) e aveva descritto lo svolgersi dei rapporti nel 2005. Nel 2006 - 2007 (proposta di Fini di offerta in vendita a Corallo per tramite di Laboccetta di un immobile quasi fatiscente, con la mediazione di Giancarlo Tulliani); nel 2008 (i riciclaggi tra le offshore di Corallo e le offshore costituite da Corallo in capo ai Tulliani, con il proposito coltivato da Corallo, e poi abbandonato: mail 28/10/2008, di rendere i Tulliani soci nella sua impresa)».

LABOCCETTA jpeg

 

L' onorevole Laboccetta aveva indicato l' incontro Fini-Corallo al 2004, subito dopo la vittoria del bando, «quindi dopo l' intera attività di preparazione del concorso per Atlantis Word groups of companies Nv e questo avrebbe potuto spiegare l' estrema gratitudine mostrata da Corallo con la sua sontuosa ospitalità per 14 persone».

 

IL RUOLO POLITICO

Era apparso da subito singolare che «in un partito dall' accentuata connotazione gerarchica il segretario ignorasse l' esistenza di vicende di un gruppo industriale che si preparava all' accesso, a livello nazionale, e all' esito di una gara bandita da un governo di cui lui era parte, al lucrosissimo settore del gioco illegale».

 

LE RELAZIONI PERICOLOSE

All' epoca dei fatti Fini era vice presidente del Consiglio dei ministri, in seguito divenne presidente della Camera, mentre Laboccetta, dal 2008, a impresa strutturata, parlamentare e quindi componente della commissione antimafia e commissione finanze. Corallo era, invece, assistente parlamentare di Laboccetta.

 

IL DOLO DI FINI

elisabetta tulliani e gianfranco fini

 «Ebbene, va da sé - si legge nell' ordinanza - che la agognata tranquillità commerciale, ma sarebbe stato più proprio parlare di tranquillità predatoria e appropriativa, non poteva che collegarsi alla compartecipazione societaria di un soggetto in grado di dispiegare un' elevatissima protezione politica».

 

La domanda è: «Questa protezione potevano garantirla i Tulliani e Fini, capo indiscusso di un partito essenziale per la tenuta del governo?». Da capire «in quali forme e con quali mezzi economici si sarebbe dovuta garantire la partecipazione societaria di Fini».

 

Si sarebbe dovuta «operare l' appropriazione» da parte dell' ex leader di Alleanza nazionale «e dei suoi prestanome di un immobile di proprietà» del suo partito «la cui valorizzazione e la cui alienazione, unitamente alla ricezione di altre somme di denaro, avrebbe consentito alle società formalmente agenti (Primtemps Ltd, Timara Ltd e Jayden Ltd) di disporre giustificatamente di denaro e di muovere motivatamente capitali in un ambito internazionale, divenendo soci di Atlantis».

 

IL COINVOLGIMENTO

GIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLO

Era chiaro che «a tutte le fattispecie penali della fase, per così dire, di attualità del progetto societario partecipasse, come concorrente ideatore, perfettamente a conoscenza dei singoli snodi - si legge nell' ordinanza - dei tentativi societari prima e delle conclusioni tese a più usuali investimenti commerciali poi, l' onorevole Gianfranco Fini, le cui dichiarazioni al pm non hanno il pregio della veridicità».

 

Da sottolineare che, «ancorché l' esborso di Corallo in favore dei Tulliani, adeguatamente schermato da società off shore, sarebbe stato, in concreto, di 600mila euro, mentre il profitto conseguito da Tulliani di 1 milione 300mila euro, somma pari al pregiudizio subito da Alleanza Nazionale».

 

CORALLO E VACANZE

A riferirlo sotto interrogatorio l' onorevole Laboccetta: «Fini mi disse che sapeva che frequentavo l' isola di Sint Maarten e che avevo i rapporti giusti sull' isola, che aveva piacere di fare una vacanza. Io chiamai Francesco Corallo che fu ben contento di ospitare Fini e gli altri». Quattordici persone che prima di arrivare sull' isola erano stati negli Usa. Corallo affittò la villa per tutti e chiamo istruttori «da Francia e California che accompagnavano Fini e Proietti Cosimi nelle loro immersioni».

CITOFONO TULLIANI A MONTECARLO

 

Solo durante la vacanza del 2004, quindi, Laboccetta ebbe modo di conoscere i dettagli della gara. In un secondo interrogatorio spiega che Corallo gli raccontò «che dopo il dicembre 2002 si era sentito e incontrato con l' avvocato Lanna diverse volte, giacché Lanna aveva promosso l' associazione di imprese e che Corallo era stato coinvolto perché poteva apportare al raggruppamento i requisiti necessari per aggiudicarsi la gara».

 

Il 30 per cento della partecipazione era «in capo a Bit media e Plp, che fanno capo a manager, fra cui Ferruccio Ferranti che era amministratore delegato della Consip, persona legatissima a Gianfranco Fini e nominato proprio da costui nel 2002».

 

LA CASA DI MONTECARLO

GIANCARLO TULLIANI A DUBAI DA CHI

Nell' ordinanza si legge testualmente che Laboccetta, sotto interrogatorio, dice che durante un incontro tra lui, il presidente della Camera, la moglie Elisabetta Tulliani, il fratello Giancarlo e Corallo, Fini disse «lui ed Elisabetta desideravano una casa a Montecarlo e aggiunse testualmente: siamo certi che vorrai aiutarci a esaudire questo nostro desiderio. Corallo si mostrò disponibile».

 

I LEGAMI TRA LE SOCIETÀ

«Le dichiarazioni acquisite - per il giudice - fanno emergere l' originario intento di Plp e Bit Media di acquisire il ruolo di unici protagonisti imprenditoriali dell' attività di gioco oggetto di concessione. L' impossibilità di portare avanti il compimento del piano e l' acquisto delle due società da parte di Saparnet, fece sì che Laboccetta e Corallo si dovessero rivolgere, sin dal 2005, a Fini e Proietti Cosimi.

 

Nel 2007, con l' ingresso in scena dei Tulliani e dell' acquisto a fondo perduto di appartamenti a Montecarlo da parte di Corallo in favore dei Tulliani, riemergeva l' ipotesi societaria, ma solo al 10 per cento con fondi interamente di Corallo e con l' utilizzo dell' immobile Colleoni di proprietà di An».

 

LE BUGIE DI FINI

FRANCESCO CORALLO jpeg

Fini nel suo interrogatorio rilascia dichiarazioni che, però, il giudice smentisce citando accertamenti della GdF. «Ho conosciuto Giancarlo Tulliani - dice l' ex leader di An- al Policlinico Gemelli in occasione della nascita di mia figlia Carolina il 2 dicembre 2007. Quindi, nel corso del 2007 non c' è mai stato alcun incontro tra me, Giancarlo Tulliani e Laboccetta. Non è vero quanto è stato dichiarato da Laboccetta circa la mia conoscenza della trattativa immobiliare tra Atlantis e Windrose di Giancarlo Tulliani. Del resto questa trattativa sarebbe avvenuta prima che io conoscessi Giancarlo Tulliani. Non so come Tulliani sia entrato in contatto con Corallo, forse attraverso Laboccetta».

 

Eppure risultano mail rinvenute da un pc sequestrato nel dicembre 2016 a Tulliani che fissano l' inizio dei rapporti tra la famiglia Tulliani e Corallo almeno fin dal giugno 2007, proprio come indicato da Laboccetta.

 

Francesco Corallo

TUTTI GLI UOMINI DI FINI

Quanto alle indagini della Finanza, con riferimento «alla presenza di uomini legati a Fini nelle società appartenenti al raggruppamento temporaneo di imprese con mandataria Atlantis è stato accertato che in data 15 luglio 2004 è stata stipulata, tra l'amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato e la società Atlantis, mandataria del consorzio di imprese, la relativa convenzione».

 

Quindi, Gianfranco Fini, «concorrendo con i Tulliani nei rispettivi delitti contestati, può essere destinatario del provvedimento ablativo in proprio, nonché in virtù del principio solidaristico operante in materia, con riferimento ai reati commessi in concorso con i Tulliani il cui patrimonio si è rivelato insufficiente a coprire il valore del profitto illecito determinato».

 

 

2. E’ LA PISTOLA FUMANTE CHE DA’ RAGIONE ALLE INCHIESTE FATTE DAL GIORNALE

 

Massimo Malpica per il Giornale

 

FRANCESCO CORALLO E CANNALIRE a

Il tesoretto nelle polizze vita. Per la procura di Roma, a quanto pare, Gianfranco Fini non è «un coglione», come lui stesso si definì candidamente all' indomani della notizia dell' inchiesta. Il suo ruolo «progettuale e decisionale» nella ragnatela di affari e interessi che lega la compagna, Elisabetta Tulliani, il cognato Giancarlo, il re delle slot Francesco Corallo e la famigerata casa di Montecarlo è «centrale».

 

Secondo i pm della Dda capitolina, insomma, l' allora presidente della Camera, indagato con i Tullianos per riciclaggio, non era affatto all' oscuro di tutto, come lui ha invece sempre sostenuto.

 

LA FOTOCOPIA DEL PASSAPORTO DI ELISABETTA TULLIANI SPEDITA DA CORALLO A WALFENZAO jpeg

Quello che questo giornale ha scritto all' epoca, mentre Fini negava evocando complotti, si è insomma puntualmente dimostrato esatto. Anzi, la verità per la procura è anche peggiore, il ruolo di Fini in quella svendita vergognosa non sarebbe solo un favore ai parenti e a se stesso, ma sarebbe parte di un più vasto disegno, di un patto con Corallo che ha proprio nell' ex presidente della Camera il centro.

 

 Le off-shore, i soldi erogati dal re delle slot, le cautele. Tutto messo in piedi con la regia di Corallo e la consapevolezza complice di Fini. Che nel definirsi «coglione ma non corrotto» potrebbe dunque aver mancato ancora il pregio della veridicità.

 

Anche se inquirenti e gip ricordano come, appena Corallo si sfila dal gioco con Fini e i Tullianos, emerga la «piccola delinquenza finanziaria routiniere» di operazioni sballate, passaggi di denaro tracciabili e bonifici non proprio da geni della finanza della famiglia. Magari in quella frase di Gianfry c' era almeno una mezza verità.

 

fini gianfranco

Fini è la sola e vera origine, scrive il gip, dei rapporti con Corallo, ed è lui che introduce nel disegno i Tulliani dopo l' avvio della relazione con Elisabetta, tanto che per il giudice è indubbio come emerga «la sua centralità progettuale e decisionale nella vicenda». È lui per la Dda l' attore protagonista nell' affaire della casa di Montecarlo, e lo è di tutti gli altri affari tra Corallo e i Tullianos, business certamente successivi al legame forgiato tra il re del gioco d' azzardo e l' ex terza carica dello Stato.

 

gianfranco fini vacanza mare da Oggi it

Business che il giudice definisce «contiguità affaristica tra soggetti legati personalmente a un uomo politico con un ruolo estremamente significativo nella maggioranza del governo» - i Tullianos - «e un' impresa dedita a un' attività redditizia ma patogena e al riciclaggio internazionale» dei soldi sottratti all' erario. Corallo, insomma, voleva diventare socio di chi potesse «dispiegare un' elevatissima protezione politica» e, si domanda retoricamente il gip, questa protezione «potevano garantirla i Tulliani o l' onorevole Fini, capo indiscusso di un partito essenziale per la tenuta del governo?».

 

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I Tulliani, insomma, per il gip che firma il decreto di sequestro sono solo «prestanome» che dovevano «appropriarsi» con Fini della casa lasciata in eredità ad An dalla contessa Colleoni. E proprio la «disponibilità del patrimonio del partito» conferita da Fini al patto per entrare in società con Corallo, per la Dda permette di portare a termine l' operazione Montecarlo, che frutta ai Tulliani e all' ex leader di An più soldi di quanti ne sborsi Corallo per comprare la casa a prezzo di saldo, limitando lo sforzo economico del re delle slot che, peraltro, da Fini avrebbe ottenuto anche la copertura della sua «posizione politica per garantire una tranquilla operatività ad Atlantis».

GIANCARLO TULLIANI A DUBAI DA CHI

 

Fini dunque per gli inquirenti è socio occulto e «senza imbarazzo del figlio di Gaetano Corallo», il suo coinvolgimento è «palese» almeno in tre capi d' imputazione: nell' affaire monegasco, nei bonifici ai Tullianos per la ristrutturazione della casa e pure nel trasferimento di 2,4 milioni di euro a Sergio Tulliani dal solito Corallo, con il «decreto 79/2009», che conteneva norme vantaggiose per Atlantis, indicato quale causale. Insomma Fini partecipava «a tutte le fattispecie penali della fase (...) di attualità del progetto societario come concorrente ideatore, perfettamente a conoscenza dei singoli snodi, dei tentativi societari prima, e delle conclusioni tese a più usuali investimenti commerciali poi». E per la procura, la sua versione difensiva, messa nero su bianco nel lungo interrogatorio, non ha «il pregio della veridicità».

giancarlo tulliani
fratelli_tulliani - ELISABETTA E GIANCARLO