MANDATO A QUEL PAESE – DI MAIO SA CHE FINO A CHE RIMANE LA REGOLA DEL DOPPIO MANDATO SALVINI LO TIENE PER LE PALLE E INFATTI STA CERCANDO IN TUTTI I MODI DI CONVINCERE CASALEGGIO A FARE UNA DEROGA - CI SONO DUE IPOTESI: O UN VOTO SPECIALE SU ROUSSEAU QUALORA LA LEGA STACCASSE LA SPINA AL GOVERNO, OPPURE UNO STIPENDIO "EXTRAPARLAMENTARE" AL CAPO POLITICO – SE LA LEGISLATURA FINISCE TANTI SALUTI ALL’EX BIBITARO E A 83 ESPONENTI GRILLINI “SENIOR”, COMPRESI MINISTRI E SOTTOSEGRETARI

-


1 – M5S, VOTO ONLINE O DIRIGENTI PAGATI PER DEROGARE AL DOPPIO MANDATO

Federico Capurso per “la Stampa”

 

SALVINI DI MAIO

Q uando Luigi Di Maio risponde a chi gli chiede del suo futuro, sembra sempre in difficoltà. Le risposte diventano meno incisive; il tono dimesso. Cosa farà scaduto il suo secondo mandato?

«Mancano ancora 4 anni», dice a L' aria che tira. Rimarrà in politica? «Se viviamo per detenere il potere, il potere ci divora». Sarebbe bastato un «no», ma Di Maio scivola via.

 

Qualcuno la chiamerebbe paura. E in politica, la paura è pericolosa. Matteo Salvini l' ha annusata da tempo addosso all' alleato; sa bene che la fine anticipata della legislatura rappresenta un' arma puntata alla testa dell' intera classe dirigente del Movimento 5 stelle, arrivata al secondo e ultimo mandato.

CONTE E DI MAIO

 

Un' arma in grado di piegare le resistenze grilline e, dopo le Europee, carica e pronta a sparare. Per questo, Di Maio e i suoi strateghi hanno preparato due possibili strade da prendere per non far affondare la barca: una deroga al limite dei due mandati o uno stipendio a chi ricopre cariche dirigenziali nel partito.

 

LUIGI DI MAIO AL TELEFONO

Se la crisi di governo arriverà prima del 2020 e sarà provocata dalla Lega, l' idea è di chiedere agli iscritti, con un voto online sulla piattaforma Rousseau, una deroga speciale al limite dei due mandati. L' ispirazione nasce dalla vicenda del caso Diciotti. In quel caso, per salvare Salvini dal processo e uscire da una brutta situazione con i propri elettori, i Cinque stelle decisero di scaricare la responsabilità della decisione sugli iscritti M5S. Una volontà «facilmente orientabile», come ammette più di un dirigente del Movimento.

 

LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO

E anche in questo caso - si scommette - sarà sufficiente una campagna comunicativa di qualche settimana con cui anticipare il voto online per avere il risultato in cassaforte. Si dovrà accusare la Lega di aver staccato la spina al governo per sete di potere e che il mandato sarebbe dovuto durare cinque anni, non un anno e mezzo. La deroga - ne sono sicuri i dirigenti del Movimento - arriverebbe con uno scarto superiore a quello con cui è stato salvato Salvini. Qualche problema potrebbero crearlo Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Il primo, da Garante delle regole pentastellate, ha il potere di bloccare tutto, ma poca voglia - dice chi lo conosce bene - di creare una spaccatura.

recessione di maio salvini

 

Dall' altra parte c' è il figlio del fondatore, che ha ottenuto il potere per successione dinastica e che adesso, invece, quel potere lo vede sfuggire di mano. La riorganizzazione del partito è stata ideata da Di Maio proprio per estromettere Casaleggio Jr dalla catena decisionale. Più intermediazione sui territori, meno scelte da prendere a Milano.

 

I rapporti tra i due sono freddini e l' intervista rilasciata a Le Monde da Casaleggio, in cui ricorda a Di Maio che i due mandati non si toccano, non è stata accolta con un sorriso dalle parti di palazzo Chigi. Lo scontro, però, si vorrebbe evitare. Piuttosto, alla battaglia si preferirebbe una lenta erosione.

 

Gli strateghi M5S avrebbero comunque pensato a una seconda via d' uscita. Con la fine anticipata della legislatura, infatti, per Di Maio scadrebbe il mandato da parlamentare, ma non quello da "capo politico". Il vicepremier è alla guida del Movimento dal 2017 e ha ancora tre anni di leadership davanti. Altri otto, se vorrà correre per un secondo mandato. Certo, senza un emolumento da parlamentare che gli permetta di mettere insieme il pranzo con la cena, tutto si fa più complicato. Ecco perché iniziano a rimbalzare voci insistenti, tra parlamentari di peso, circa la «necessità di prevedere un compenso per chi svolge ruoli dirigenziali all' interno del partito e si fa carico di responsabilità che altri non hanno». Insomma, uno stipendio «alternativo» a quello da parlamentare, tagliato su misura per aggirare una regola e continuare a mostrarsi coerenti.

 

matteo salvini luigi di maio

2 – 5S, NELLA SFIDA SUL DOPPIO MANDATO SPUNTA LO STIPENDIO PER IL LEADER

Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

 

Proverà fino all' ultimo a convincere Davide Casaleggio a derogare al limite dei due mandati, l' unica regola davvero sopravvissuta alla sbornia del potere e ribadita l' altro ieri su Le Monde dal dominus di Rousseau. Il rischio, gli spiegherà Luigi Di Maio, è dover affrontare un' eventuale crisi di governo con numerose defezioni di parlamentari attirati dalle sirene di chi promette un futuro politico altrove, in cambio del "ribaltone". Ma il vicepremier già sa che convincere Davide Casaleggio non sarà facile. Per questo, riferiscono in queste ore dai vertici del Movimento, il leader ha pronto un piano B.

 

Capace di garantirgli un futuro solido e, soprattutto, tranquillizzare un' intera classe dirigente - quella storica, forgiata in sei anni da "onorevoli" - che rischia di vedersi sfumare lo scranno troppo presto. Cosa prevede la soluzione di riserva? Innanzitutto l' allargamento a dismisura della segreteria politica, in modo da accogliere quanti più delusi possibili, probabilmente retribuiti dal Movimento. E poi uno stipendio "extraparlamentare" per il capo politico dei 5S. Per chi, escluso dagli incarichi elettivi, dovrà guidare a tempo pieno e fino al 2022 il M5S. L' ultimo passo, forse, verso dei veri e propri funzionari di partito.

 

davide casaleggio sum #03

È un' ipotesi elaborata in gran segreto già lo scorso novembre, quando la manovra contro l' Europa rischiò di portarsi via la legislatura. Serve a placare un gruppone, circa un terzo degli attuali eletti in Parlamento, che si ritrova già al secondo mandato. Certo, Di Maio avrebbe fatto a meno della sortita di Casaleggio jr. Eppure, il figlio del fondatore ritiene quella norma l' unica garanzia di sopravvivenza dei 5S.

 

MATTEO SALVINI DIRETTA FACEBOOK

Conservatore su questa regola, Casaleggio, ma innovatore sul resto degli equilibri interni. A partire dal candidato premier. Riferiscono che nelle ultime settimane - preoccupati da uno scenario di crisi di governo - i vertici cinquestelle abbiano fatto riservatamente testare l' opzione Giuseppe Conte come candidato alla premiership grillina o a capo di una lista civica alleata dei 5S. Nessuno a Palazzo Chigi nasconde più questa carta, l' unica che per ora resiste ad indici di popolarità che penalizzano gli altri gialloverdi. Il diretto interessato si è finora negato, giurando di voler tornare alla toga da avvocato una volta esaurita l' esperienza da premier. Ma il tempo e l' ambizione, prevedono nel quartier generale, potrebbero fargli cambiare idea.

 

Chi scalpita tantissimo, però, è Alessandro Di Battista. Va e torna dal Sudamerica, si occupa di libri e "resiste" da qualche mese - novità assoluta - al fascino delle telecamere. Ma accarezza il sogno di ritrovarsi di nuovo centrale. «Ho tanta voglia di tornare - confida all' Adnkronos live - Mi auguro di potermi ripresentare tra quattro anni». Lo staff della comunicazione ha già ricevuto l' incarico di "rieducarlo", smussandone le asperità e qualche ingenuità. Dopo essere stato tagliato fuori brutalmente dalla campagna elettorale, però, ha aumentato la voglia di riscatto. E c' è chi giura che tornerà solo a patto di poter guidare il Movimento alle prossime Politiche.

ALESSANDRO DI BATTISTA IN GUATEMALA

Il figlio del Fondatore Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, è leader del Movimento.

 

3 – IL LIMITE DEI DUE MANDATI NON SI TOCCA. CASALEGGIO AVVERTE DI MAIO

Alberto Ferrigolo per www.agi.it

 

“Il limite massimo dei due mandati non è modificabile, abbiamo sempre detto che la politica non è un mestiere”. Così si esprime Davide Casaleggio, figlio ed erede di Gianroberto, fondatore con Beppe Grillo e gran guru del Movimento 5 Stelle scomparso nell’aprile del 2016, in un passaggio – quello principale – di un ritratto di ben due pagine dedicato dall’edizione cartacea del parigino Le Monde al Movimento grillino e all’”Invenzione del populismo 2.0” in Italia, terza puntata d’una serie di sei dedicata all’Europa e alla “democrazia in crisi” alla vigilia del voto di domenica prossima. Passaggio che il quotidiano francese legge chiaramente come un messaggio diretto “destinato a Luigi Di Maio, che ha espresso la volontà di far saltare una limitazione che lo riguarderà in prima persona alla fine dell’attuale legislatura”.

ALESSANDRO DI BATTISTA

 

L'arma in più di Salvini

Articolo ripreso anche dall’edizione cartacea de La Stampa di Torino, che così commenta: “Questa fase di caotica rissa quotidiana tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma non lo è. Sullo sfondo del conflitto sceneggiato a favore delle urne c’è sempre, sia nella Lega sia nel M5S, il retropensiero della regola aurea dei due mandati che rende i 5 Stelle azzoppati nella competizione con i leghisti”.

 

Per il quotidiano sabaudo, questa discrepanza sui mandati tra 5Stelle e Lega “è l’arma in più di Salvini”, ovvero quella che “potrebbe usare per scatenare la crisi, o per scongiurarla costringendo i grillini a subire la sua agenda. A seconda di quale sarà la convenienza. È un margine di vantaggio indiscutibile, che Di Maio ha ben presente. E nei calcoli che il capo politico sta facendo da mesi, in uno scenario fosco di probabile rottura della maggioranza, è un fattore che viene tenuto in grande considerazione”.

GRILLO CASALEGGIO DI MAIO DI BATTISTA

 

Nel passaggio del colloquio con Le Monde, Casaleggio ricorda anche che Di Maio “dovrà fare i conti con lui dopo la sicura sconfitta elettorale che si profila” mentre il quotidiano sottolinea “Casaleggio vuole poter nominare il successore di Di Maio mentre questi tenta di emanciparsi e di perpetuare il proprio potere”. Parole dure, se confermate, nella versione che ne dà il quotidiano parigino.

 

Osserva oggi La Stampa: “Quando dai vertici del M5S, a fine 2018, filtrò l’indiscrezione che si stava ragionando su possibili deroghe che avrebbero frantumato il divieto di andare oltre i due mandati, il ragionamento del leader era proprio questo: ‘Se Salvini vorrà capitalizzare il suo consenso lo farà sapendo che noi potremmo non avere la possibilità di ricandidarci e quindi che, a differenza loro, vogliamo restare a tutti i costi al governo’”. 

rousseau voto sul processo a salvini 4

 

Chiosa ancora il giornale sabaudo: “È, come si diceva, un punto debole, perché agli occhi dei grillini consegna a Salvini un potere di ricatto politico. Se il leghista decidesse di andare al voto sarebbe la decapitazione dei vertici M5S al governo. E ricordare, proprio oggi, a tre giorni dal voto, come ha fatto Casaleggio, che questa regola c’è ed è intoccabile, non è una mossa che avvantaggia Di Maio. Anzi”.

barbara lezzi

 

I nomi illustri a rischio

E in effetti, per il Movimento potrebbe essere un trauma. Ottantatre risultano all’Agi essere infatti, tra deputati e senatori, gli esponenti grillini già al secondo mandato che - secondo le regole e lo statuto del Movimento, che ora Di Maio vorrebbe cambiare -, non potranno ricandidarsi in parlamento su un plafond di 2.868 “politici eletti nel Movimento 5 stelle o nominati nelle giunte comunali” come si può leggere sul sito Open Polis secondo una ricerca che porta la data del 19 marzo scorso. Che azzarda un’ipotesi:  “Eliminare la regola dei due andati può aiutare il M5S a formare una classe dirigente”. Ma se le regole cambiassero potrebbero correre invece per le elezioni locali. E tra questi ci sono figure di spicco del Movimento. Vediamole.

 

TONINELLI ESULTA CON LA LEZZI BY LUGHINO

Cinquantasei sono pertanto i deputati già al secondo mandato che dovrebbero fare ritorno a casa lasciando lo scranno di Montecitorio. Tra i nomi più noti, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il viceministro per l’Economia Laura Castelli, lo stesso Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, il Presidente della Camera Roberto Fico, il ministro senza Portafoglio Riccardo Fraccaro, la ministra della Salute Giulia Grillo, e poi Carla Ruocco, Giulia Sarti, Carlo Sibilia, sottosegretario agli Interni.

 

alessandro di battista foto di bacco

Ventisette sono invece i senatori che dovrebbero lasciare Palazzo Madama. Tra i nomi più in vista, il sottosegretario Vito Crimi, Elena Fattori, Michele Giarrusso, Elio Lanutti, la ministra per il Sud Barbara Lezzi, Paola Nugnes, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.