MANICOMIO PD - CACCIA GROSSA AI 101 TRADITORI DI PRODI


Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"

Prodi versione nonno Romano Prodi di ritorno dal Mali


«I franchi tiratori? E mica sono l'ispettore Clouseau». Ugo Sposetti - che peraltro figura nell'elenco (chilometrico) dei sospettati - la butta sul ridere, nega responsabilità ma si dice pronto a indagare: «Se il partito mi dà l'incarico, gratuitamente s'intende, li scopro di sicuro: ho i miei metodi».

Difficile, probabilmente neanche con il waterboarding, la tortura dell'acqua, si riuscirebbe a far venire allo scoperto i franchi tiratori che hanno impallinato Romano Prodi. Un delitto perfetto, con 101 esecutori materiali che l'hanno fatta franca e siedono serenamente in Parlamento.

Ugo Sposetti

L'indagine è dura ma stavolta non si brancola nel buio. Prove non ce ne sono, e non ce ne possono essere perché il voto è segreto, ma di indizi ce n'è a valanga. E i moventi non mancano. Ernesto Carbone, il renziano che nel 2006 organizzò il pullman per la campagna di Prodi, va oltre Bersani: «Traditori? Sono vigliacchi, quacquaracquà».

La categoria peggiore degli esseri umani, per il don Mariano di Leonardo Sciascia. Sì, ma chi sono questi quacquaracquà? «Magari i dalemiani, perché D'Alema voleva fare il capo dello Stato ed è un nemico da sempre di Prodi; ma anche i franceschiniani, perché Franceschini voleva fare il presidente della Camera; e i mariniani, perché sono rimasti scottati dalla mancata elezione di Franco Marini».

HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO

E i renziani? «No, ci metto la mano sul fuoco. Tutti e 55 eravamo compattissimi». Alessia Morani conferma: «I renziani non c'entrano, lo dico da bersaniana». Sergio d'Antoni passa vicino e si indigna: «E perché non pensare anche ai bersaniani? Sono stati episodi gravissimi, sia i franchi tiratori di Marini, sia quelli di Prodi. Ma, certo, se cambi linea in 12 ore cosa pretendi?». Comunque, dice Rosa Calipari, «è stato fuoco amico, vile e immorale».

Sandra Zampa

Sandra Zampa, portavoce del Professore, non nasconde l'indignazione. Prodi aveva capito, dice. Ma i nomi non li fa: «Franceschini? Non credo, si è dato un gran da fare per Prodi. Ma non metterei la mano sul fuoco per i suoi. Poi c'è l'area di Fioroni. Ma non Simonetta Rubinato».

E quindi? Casca a fagiuolo un proverbio di famiglia: «Dice così: io non fumo, tu non fumi, ma c'è una cicca sul comò». Di chiunque sia la cicca, spiega, «è la fine di un equivoco, la prova provata che il Pd non è mai nato. E che non siamo in grado di rispondere seriamente agli elettori che ci dicono "suicidatevi in una fogna"».

FRANCESCHINI FIORONI

Beppe Fioroni, tra i principali indiziati, non ha intenzioni anticonservative (come direbbero gli inquirenti) e respinge l'attacco della Zampa: «È un caso clinico, ha un disturbo ossessivo-compulsivo contro di me». Quanto ai suoi, Fioroni minimizza: «Ma no, sono al massimo 12-13». E naturalmente non c'entrano: «Dovete guardare al cui prodest».

GIORGIO NAPOLITANO E FRANCO MARINI FOTO LA PRESSE

Già, «cui»? «Prodest ai renziani che volevano la dissoluzione di questo Pd e le elezioni anticipate». E voi? «Noi abbiamo fatto la foto della scheda». Si può vedere? «Neanche per idea». In effetti sarebbe reato, ma Fioroni assicura che «girano almeno 30 foto di schede». «Ma va' - risponde la Zampa - è sempre la stessa, se la sono girata via mail».

Valter Verini

E dunque chi è stato? Walter Verini, veltroniano doc: «Sono state le correnti: bande armate organizzate per ammazzarsi a vicenda e spartirsi le poltrone. Questo voto è l'effetto delle correnti, non il contrario». Bande armate? Sergio Lo Giudice, nella banda Marino (Ignazio), è tra gli indiziati: «Io no di certo, ho scelto Rodotà al posto di Marini, ma poi ho votato Prodi». Sicuro? «Convintissimo. Chi ha tradito ha fatto una brutta cosa, da sciacallo vero». E chi sarebbero questi sciacalli? «Mah, nemici storici di Prodi. Capibastone». Parla di Massimo D'Alema? «L'ha detto lei. Magari non lui, ma i suoi seguaci. È stata la somma di tanti piccoli sgambetti».

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Sandro Gozi, prodiano, punta il dito contro «l'area D'Alema e i vari popolari». E perché avrebbero dovuto? «Molti avevano paura che con Prodi non sarebbe nato un governo e quindi si sarebbero sciolte le Camere. E molti hanno creduto alla storiella del patto Prodi-Renzi: la sua elezione sarebbe stata una vittoria per quest'ultimo».

Gozi è sconcertato: «È stata una cosa anche eticamente gravissima. Su Marini ci sono stati 9 interventi, di cui 7 contrari all'elezione, 222 voti a favore, 90 contrari, 37 astenuti e molti assenti. E quindi i franchi tiratori ci stavano. Ma su Prodi c'è stata l'unanimità».

BERSANI LETTA DALEMA FRANCESCHINI

In effetti nessuno ha alzato la manina né ha sollevato dubbi. «Ma almeno un quarto della platea - chiarisce Verini - non si è alzata e ha applaudito in ritardo. C'era una claque evidente dei renziani».

Un quarto dell'assemblea. Chi li ha visti? Nessuno, naturalmente. Possibile? «Nessuno si è esposto, non ho visto anima viva», conferma Lo Giudice. I dalemiani? «Non guardate agli ex comunisti - dice Nicola Latorre, già colonna dei dalemiani e ora (scherza, o forse no) «indipendente di sinistra» -. Loro sono abituati a votare con disciplina».

Raffaele Ranucci e Enrico Gasbarra

Qualcuno ha sentito Luciano Pizzetti parlar male di Prodi. Lui smentisce e conferma la terna secca: «Ho votato Marini, Prodi e Napolitano». Non cede di un millimetro neanche il veltroniano Raffaele Ranucci, tra i sospettati: «Ho votato Marini, Prodi e Napolitano». Sicuro? «Certo, ho detto che non mi piaceva la candidatura di Prodi perché rischiava di dividere. Ma poi l'ho votato».

Altro giro, altri sospettati. Tino Iannuzzi: «Ho votato Marini, grande figura del cattolicesimo democratico e Prodi, straordinario padre dell'Ulivo. Non temo smentite». Francesco Saverio Garofani (Area Franceschini): «Noi traditori? No, perché avremmo dovuto?». Claudio Moscardelli: «Ho votato Prodi, certo, l'avevo scritto anche su Facebook».

bersani renzi

Va bene e allora chi ha tradito? «Beh, certo, la mancata elezione di Marini ha lasciato qualche strascico. E poi tra gli irresponsabili ci sono quei giovani che si sono lasciati influenzare dai social network». Addirittura? «Guardi sì, è incomprensibile anche per me. La rete è come la base, non sempre bisogna dargli retta. Cosa sarebbe successo con l'amnistia ai fascisti di Togliatti, e con la solidarietà nazionale, se si fosse consultata la base?».

daniele marantelli

Daniele Marantelli accusa i «cani sciolti»: «Ma quale regia. Magari ci fosse stata, vorrebbe dire che c'è qualcosa di organizzato nel Pd. Ci sono troppi sconosciuti che hanno sentito la pressione esterna». Pippo Civati non ci sta: «Lasciate stare i giovani. Cercate invece tra i parlamentari a cui convenivano l'elezione di Napolitano e le larghe intese».
L'indagine arranca, va verso l'archiviazione. Io non fumo, tu non fumi, ma ci sono 101 cicche sul comò.