UN MANNINO DI TROPPO PER “IL FATTO” – IL GIORNALISTA PENSAVA DI INTERVISTARE CALOGERO (EX DC), MA ERA NINO (EX PCI). E L'ARTICOLO FINISCE PURE SUL QUOTIDIANO! – SGARBI SBERTUCCIA: ''UN EX MINISTRO DC CHE DICE 'IO COI FASCISTI CI FACEVO SEMPRE A BOTTE'. E IL CRONISTA NON FA UNA PIEGA'' - TRAVAGLIO FA MEA CULPA: “OGGI CI PRENDIAMO IN GIRO DA SOLI”
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1 - UN TIRO MANNINO
Vittorio Sgarbi per il Giornale
Nella morbosa eccitazione sugli «impresentabili» nelle liste del centrodestra in Sicilia, scende un colpo di fulmine. Parla col Fatto uno dei più autorevoli esponenti della vecchia Dc, Calogero Mannino, uscito indenne (si fa per dire, perché ingiustamente arrestato) da tre processi per associazione mafiosa: «Liste sporche? Musumeci li conosce tutti». L' intervista appare fin troppo arrabbiata e non priva di stranezze.
Perché, per esempio, Mannino risponde da Carini, la città della baronessa, ma non risulta abiti lì. Poi afferma sovversivo: «Musumeci è un vecchio arnese della politica, un fascista, e io coi fascisti ci facevo sempre a botte». Mannino, prima giovane dirigente dell' Azione cattolica e dal 1961 consigliere comunale a Sciacca per la Dc, si cambia i connotati: «Sono cresciuto in un ambiente di destra, mio padre era nei giovani liberali».
Doveva insospettire. Infatti chi risponde non è Calogero Mannino, ma un altro. Uno scambio di persona. Il Fatto ha chiamato un altro Mannino (cognome non raro), Nino, anche lui politico, che nel '61 fu segretario provinciale della Fgci; poi, come Lillo, deputato, ma del Pci; e da ultimo, sindaco di Carini. Cosa che Calogero non fu mai. L' intervista a Mannino diventa dunque un campo minato, la prova del pressappochismo di un giornale che non informa ma giudica a prescindere dai fatti. E che parla di impresentabili non sapendo con chi parla. Presentatevi almeno: «Piacere, Luca; piacere, Nino». E Mannino dov' è?
2 - L’ORA ILLEGALE
Marco Travaglio per il Fatto Quotidiano
Oggi, per cominciare, ci prendiamo in giro da soli, perché ce lo siamo proprio meritato. L' altroieri decidiamo di intervistare sulle elezioni siciliane Calogero Mannino, già ministro e ras della Dc, uscito assolto da molte grane giudiziarie e buon conoscitore di un bel po' di candidati che si sfidano domenica alle urne. Il nostro cronista, che l' ha già intervistato tre anni fa, trova il suo numero sull' agenda della redazione. Purtroppo - ma lo scopriremo solo alla fine - è il numero di un altro Mannino, Antonino detto Nino, anche lui ex deputato, ma non della Dc: del Pci.
Chiama: "Onorevole Mannino?". "Sì, mi dica". "Si ricorda di me? L' ho già intervistata per il Fatto tre anni fa". "Sì, mi pare, dica pure". Ne viene fuori una bella intervista, come ce la aspettavamo. Mannino (Calogero, ma anche Nino) è un politico molto più intelligente della media (non solo fra quelli della seconda Repubblica, impresa piuttosto agevole, ma anche della prima), capace di ragionamenti sorprendenti e giudizi taglienti, mai scontati, anche su ex amici ed ex alleati.
Insomma un democristiano anomalo che non fatichiamo a riconoscere nelle risposte dell' intervistato. Ieri mattina scopriamo di avere sbagliato Mannino, perché i legali di Calogero smentiscono l' intervista e Nino smentisce di chiamarsi Calogero. Proviamo a intervistare - finalmente - Calogero, che però comprensibilmente preferisce soprassedere, non prima di avere scherzato sul nostro infortunio degno di Pirandello. Se cambiasse idea, siamo pronti ad ascoltarlo. Intanto ancora tante scuse a lui, a Nino e ai lettori.