LA MANO DI MINNITI SUI SERVIZI SEGRETI - IL MINISTRO DELL’INTERNO PREPARA A UN BLITZ PER PROROGARE DI UN ANNO I VERTICI DEI TRE SERVIZI (DIS, AISI E AISE), IN SCADENZA AD APRILE - IN BALLO CI SONO DOSSIER PESANTI: SBARCHI, INCHIESTA CONSIP, RAPPORTI CON PUTIN - E VISTO CHE DAL VOTO PUO’ VENIRE FUORI UNA MAGGIORANZA OSTILE AL PD, MEJO CORRERE AI RIPARI - I NOMI E IL RISIKO DELLE NOMINE…
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Claudio Antonelli e Alessandro Da Rold per “la Verità”
I membri del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica hanno ricevuto ieri una convocazione urgente. Per oggi è prevista una riunione straordinaria del Copasir. In agenda, praticamente un solo punto all' ordine del giorno: la proroga dei vertici di Dis, Aisi e Aise previsti in scadenza per aprile. Ci sono le elezioni in ballo, e lasciare in carica per motivi tecnici le tre figure apicali delle agenzie che compongono i nostri servizi segreti non sarebbe nulla di eccezionale.
Il governo del Pd però lavora a un vero e proprio blitz. Su proposta di Marco Minniti, ministro dell' Interno, la proroga dovrà essere addirittura di un anno, in modo da scavallare in un solo colpo qualunque turbolenza post elettorale. O evento collaterale. Compresa la possibilità di dover gestire complesse trattative bipartisan che portino a un governo di larghe intese che traghetti il Paese al 2019.
Ma anche l'eventualità che dalle urne si formi una maggioranza del tutto ostile all' attuale governo. A tal fine l'obiettivo di Minniti e di Paolo Gentiloni è trovare un meccanismo che consenta al prefetto Alessandro Pansa, capo del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), e ad Alberto Manenti, responsabile dell' Aise (i servizi segreti per l' estero), di superare i raggiunti limiti di età. Inserendo, a quel punto, l'estensione anche per l'Aisi (servizi per la sicurezza interna) guidato da Mario Parente.
Si cerca una sorta di accordo che non scontenti né i partiti, né i rappresentanti delle tre agenzie, e il compito è affidato alla senatrice Rosa Villecco, vedova di Nicola Calipari, candidata per la prima volta nel 2006 dai Ds e «licenziata» in queste settimane dal Pd di Matteo Renzi. Che tutto il puzzle vada in porto non è così semplice. Minniti dovrà sudare. Anche perché dalla partita Renzi sembra essere stato tagliato fuori, almeno nella componente decisionale. E le proroghe forzate stanno scontentando numerosi rappresentanti dei servizi.
Se la direzione di Parente all'Aisi appare più sicura, più traballante è quella di Manenti all'Aise. Non a caso prima della fine dell'anno furono in tanti a leggere la nomina di Giuseppe Caputo, ex capo di gabinetto di Manenti, a vicedirettore dell' Aise, come un tentativo da parte dell' attuale capo di mantenere una certa continuità di gestione, soprattutto nel caso in cui il tentativo di proroga di un anno fallisse.
Non va dimenticato che in quella tornata di nomine di fine anno fu messa la parola fine all'era di Tullio Del Sette, ex comandante generale dei carabinieri, finito indagato nell'inchiesta Consip. Negli ultimi due mesi Manenti si è mosso molto per avere una riconferma, cercando sponde da Gentiloni oltre che da Minniti , e persino da Silvio Berlusconi.
Nel suo caso, la motivazione di una proroga quindi, starebbe tutta nella continuità con cui il nostro servizio segreto estero ha operato in questi anni di crisi geopolitiche internazionali, con il fronte immigrazione più che mai incandescente soprattutto per la situazione in Libia. Anzi, a quanto pare proprio Manenti avrebbe rivendicato il lavoro svolto sul dossier libico, spiegando di non poter essere sostituito proprio in un momento in cui la soluzione sembra essere vicina.
Ma nell'ultimo mese - spiegano alcune fonti - è emersa l'ipotesi che a prendere il posto di Manenti possa essere Enrico Savio, attuale vice del Dis. Per molti, sarebbe in grado di raccogliere l'eredità del suo predecessore, che con le ultime promozioni avrebbe creato diverso malumore tra i dirigenti.
A dimostrazione di questo clima di incertezza all' interno di Forte Braschi ci sono le ultime mosse del direttore dell' Aise, che avrebbe blindato l' ufficio di Gabinetto, facendolo dipendere non più dal direttore, ma direttamente dal vice Caputo. La manovra è stata interpretata in diversi modi.
Da un lato consentirebbe continuità nel caso in cui il blitz di Minniti dovesse saltare, dall' altro blinderebbe la delicatezza degli affari trattati proprio dall' ufficio di Gabinetto: tra questi vi è sicuramente il caso del Capitano Ultimo, anche lui coinvolto nell' inchiesta Consip. «Savio», spiega alla Verità una fonte vicina al dossier, «potrebbe ricomporre i malumori del personale demotivato e rilanciare l' Aise, tra l' altro è abituato a questi contesti difficili, avendo già raccolto la pesante eredità di Gianni De Gennaro proprio al Dis».
Non solo. Il vice del Dis è un esperto di cyber e di intelligence, capace di gestire le trame più complesse come appunto il fronte libico, e mediare con l' esecutivo di Donald Trump.
Tra l' altro, potrebbe vantare ottimi rapporti con il Quirinale nel caso in cui dalle elezioni venga fuori un governissimo targato Sergio Mattarella.
Una «opzione B» che potrebbe essere intrapresa nel caso in cui, oggi, il Parlamento tramite il Copasir decidesse di far saltare il progetto di Minniti, facendo venire meno il numero legale. Un espediente che, a sua volta, impedirebbe la convocazione (al momento prevista per sabato) del Cdm necessario per vidimare le proroghe degli attuali capi.
La delicatezza del momento, al di là della forzatura da parte del Pd, si lega ovviamente alla situazione internazionale. In particolare, l' attenzione è sui rapporti con Mosca, dove alla fine di gennaio è stato nominato il nuovo ambasciatore Pasquale Terraciano. Senza dimenticare che da mesi in Italia si discute di hacker russi e di interferenze che si muovono tra il nostro Paese e gli Usa. In questa chiave non è un caso la pubblicazione di un lungo colloquio sul Sole 24 Ore, nel quale proprio De Gennaro, ora presidente di Leonardo, ha rinnovato la sua amicizia agli Stati Uniti e allo stesso tempo ha ricordato al suo intervistatore un aneddoto molto particolare.
L' episodio è in cima al pezzo, e racconta dell' amicizia con il direttore dell' Fbi, Robert Mueller, quel «Mueller che, adesso, sta indagando come procuratore speciale sui rapporti fra la Russia di Vladimir Putin e la campagna elettorale di Trump». Un messaggio che spiega bene la necessità dei vertici dei servizi di cristallizzare gli incarichi (sia all' interno che all' esterno del Paese) e del Pd di garantirsi tra loro buoni interlocutori.