LA MANOVRA DI SALVINI, TRA PENSIONI E FLAT TAX, COSTA 42 MILIARDI, MA GLI INVESTITORI NON DEVONO DARE GRAN PESO ALLE PAROLE DEL FELPATO: OGGI LO SPREAD SI RAFFREDDA A 250. FINCHÉ TRIA FA DA ARGINE, I FUCILI DELLA SPECULAZIONE ASPETTERANNO - CROLLA BPM (-5,9%), IN DIFFICOLTÀ ANCHE MEDIOBANCA. I CONTI HANNO DELUSO GLI ANALISTI

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1. BORSA: MILANO PIATTA CON CROLLO BPM (-5,9%), SPREAD SI RAFFREDDA IN AREA 250

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Le Borse europee restano prudenti nella prima seduta della settimana, strette tra la guerra commerciale a colpi di dazi tra Usa e Cina e sull'esordio imminente delle prime sanzioni di Trump contro l'Iran. Occhi puntati a Piazza Affari sullo spread in calo in area 250 punti (ha toccato 246 punti), quasi dieci in meno rispetto ai massimi della scorsa settimana. Il Ftse Mib, al giro di boa, e' inchiodato sulla parita', mentre avanzano di qualche decimale Francoforte (+0,6%), Parigi (+0,35%) e Londra (+0,23%). In leggero rosso Madrid, che cede lo 0,2%.

spread btp bund

 

A frenare Milano e' Banco Bpm, il titolo peggiore da inizio della seduta, che cede il 5,9%. A far scattare le vendite i conti semestrali, arrivati venerdi' scorso a mercati chiusi, che una primaria Sim milanese giudica 'sotto le aspettative', nonostante l'istituto abbia chiuso la semestrale con un utile netto di 353 milioni (contro i 94 milioni dello stesso periodo 2017). Anche per Equita, l'utile e' 'sotto le attese' e la sensazione degli analisti e' che l'istituto 'sia disposto ad accettare una riduzione fino all'11% del Cet per sostenere l'accelerazione del derisking' sugli Npl. In difficolta' tra i bancari anche Mediobanca (-2,2%).

 

Sul fronte opposto del listino principale spicca Saipem (+3,1%) dopo le parole del ceo Stefano Cao che in un'interista ha rilanciato sul calo del debito aprendo a possibili M&A sulle 'attivita' di drilling' dove potrebbe scattare 'la ricerca di un partner, sia finanziario che industriale'. Tonica Ubi Banca (+1,4%), che nel secondo trimestre ha battuto le stime trainata dal margine di interesse. Fuori dal listino principale vola Tod's a +15,3% dopo i conti, acquisti sostenuti anche su Banca Carige (+4,6%). Sul fronte cambi, la moneta unica continua a perdere terreno verso il dollaro e viene scambiata a 1,153 contro il biglietto verde (1,5982 venerdi'), mentre vale 128,601 yen (128,876). In rialzo il petrolio, in attesa degli gli effetti delle sanzioni all'Iran: il Wti con consegna a settembre guadagna l'1,4% a 69,4 dollari al barile, il Brent del Mare del Nord a 73,97 dollari (+1,03%).

 

 

2. LA MANOVRA DI SALVINI COSTA 42 MILIARDI

Roberto Petrini per ''la Repubblica''

 

 

DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO

Il rilancio di Salvini dalle spiagge dell' Adriatico su abolizione della Fornero, flat tax per le imprese e taglio delle accise sulla benzina, conferma che il vertice di venerdì scorso di Palazzo Chigi sulla manovra economica è stato tutto tranne che risolutivo. Da una parte il ministro dell' Economia Giovanni Tria che vede in 22,4 miliardi la manovra 2019 e cerca di ridurla alla metà negoziando con Bruxelles e accetta solo l' " avvio compatibile" di flat tax e reddito di cittadinanza, dall' altra la Lega che vuole spese per altri 20 miliardi e tifa per lo sfondamento del deficit- Pil verso il 3 per cento al grido di "Non è la Bibbia".

 

Sembrano più cauti i grillini che vogliono il reddito di cittadinanza, che costa 17 miliardi, ma sembrerebbero per ora accontentarsi di un anticipo e soprattutto Di Maio recita la parte del bravo ragazzo dichiarando che non vuole " strappi" con Bruxelles. Basterebbe, se non fosse che all' estero guardano anche la nostra politica industriale e lì le parti tra "verdi" e " gialli" sono invertite: mentre Salvini è per il sì a Tav e Tap, i grillini con Toninelli e Lezzi frenano su tutta la linea.

conte e tria

 

È naturale che in questo clima di incertezza ci sia attesa per la reazione dei mercati di oggi: da metà maggio il Btp a dieci anni è cresciuto del 50 per cento, il peso sui conti pubblici del prossimo anno è già valutato in 4 miliardi e le banche, che hanno la pancia piena di titoli, hanno già "bruciato" quasi 3 miliardi nei propri bilanci. Ma soprattutto l' andamento del braccio di ferro tra Tria e i gialloverdi fa da "guida" agli investitori in titoli italiani: così da giovedì scorso, quando si è sparsa la voce di un vertice politico per impostare la legge di Bilancio, l' interpretazione più diffusa - e purtroppo corretta - è stata quella di un tentativo di " commissariare" il Tesoro. Non è riuscito: ma lo spread venerdì scorso ha chiuso oltre i 250 punti base.

 

La situazione dopo le dichiarazioni del week end, e in vista del nuovo vertice atteso per mercoledì 8 e del documento preparatorio affidato ai "tecnici", non è migliorata. Un rapido calcolo sui rilanci di Salvini, come accennato, arriva a 20 miliardi: lo smontaggio della Fornero e l' introduzione di quota 100 tra età contributiva ed età anagrafica, costa 11,5 miliardi nel solo 2019; la promessa riduzione delle vecchie accise sulla benzina, se fosse di soli 20 centesimi, costerebbe 6 miliardi; mentre l' estensione del regime forfettario del 15 per cento per piccole imprese e professionisti dagli attuali ricavi di 25- 50 mila euro a 100 mila euro avrebbe bisogno di coperture per 2- 2,5 miliardi.

 

SALVINI FORNERO

Lo spettro dell' aumento dell' Iva si allunga sulla manovra: naturalmente Di Maio e Salvini negano, ma gli studi che circolano dicono che esiste una strada per far scattare aumenti per 8 miliardi e per spenderne solo 4,5 per mettere al riparo le famiglie più bisognose intervenendo sul luce, gas e acqua. Si sa anche che Tria, prima di diventare ministro, si era espresso a favore di un aumento dell' Iva, come del resto fanno regolarmente Fmi e Ue nei loro rapporti tecnici.

La strada è quanto mai stretta.

 

Anche perché la richiesta di flessibilità a Bruxelles potrà essere accettata solo con una forzatura politica. Attualmente la Commissione ci rimprovera di non aver corretto dello 0,3 il disavanzo strutturale del 2018 e pretende un intervento dello 0,6 nel 2019; siamo dunque in ritardo nel percorso verso il cosiddetto Obiettivo di medio termine volto a conseguire il pareggio di bilancio fissato da Fiscal compact e Costituzione italiana: dunque non abbiamo diritto a nuova flessibilità che può essere concessa solo quando avremo raggiunto un deficit strutturale dello 0,5 per cento del Pil (oggi siamo all' 1 per cento). Inoltre, si aggiunge, devono passare quattro anni dall' ultima flessibilità concessa ( lo 0,71 del Pil nel 2016 per riforme e investimenti) al raggiungimento del pareggio di bilancio fissato al 2020, che il governo intenderebbe spostare al 2021.

salvini di maio