MATTARELLA SFERZA E LA RUSSA RINTIGNA - MENTRE IL CAPO DELLO STATO RICHIAMA LA MELONI E I SUOI CAMERATI AL RISPETTO ISTITUZIONALI (“LA COLLABORAZIONE È PARTE ESSENZIALE DELLA VITA DEMOCRATICA”), LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON LASCIA, ANZI RILANCIA E “MINACCIA” UNA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE: “VOGLIAMO RISPETTO. SE LA CARTA NON È CHIARA, SI PUÒ CHIARIRE MEGLIO” – IERI IL CAPO DELLO STATO HA RIFILATO UN CEFFONE ALLA MELONI: “NON È POSSIBILE LIMITARSI AD AFFERMARE LA PROPRIA VISIONE DELLA COSE, MA OCCORRE SAPER ESERCITARE CAPACITÀ DI MEDIAZIONE E DI SINTESI….”
1. LA RUSSA, 'LA DESTRA VUOLE GOVERNARE, LE TOGHE CI RISPETTINO'
(ANSA) - "Se un pezzo di magistratura agisca mosso da finalità politiche? Può darsi che ci siano singoli casi, ma non sono la regola.
Penso piuttosto che alcuni magistrati vogliano affermare la propria visione della società e della politica attraverso la giurisdizione". Così a Repubblica il presidente del Senato Ignazio La Russa.
"Nei casi grigi - prosegue - a volte si intende affermare la propria visione del mondo. Questa lettura forse può spiegare la sentenza sul centro in Albania".
Alla domanda se creda che un pezzo di magistratura voglia far cadere il governo, risponde: "La destra, che vuole governare, vorrebbe rispetto per le prerogative della politica. Ed è per questo che dobbiamo chiarire questa zona grigia. Perché altrimenti non si capisce quale sia il confine tra le funzioni della giustizia e quelle della politica. Insieme, in modo concorde - maggioranza, opposizione, magistrati - dobbiamo perimetrare questi ambiti. La lite non funziona".
"A chi spetta definire esattamente i ruoli della politica e della giustizia? Alla Carta costituzionale. In passato tutto sembrava funzionare.
Dopo Tangentopoli non è più stato così. Se la Costituzione non appare sufficientemente chiara, si può chiarire meglio. Una riforma complessiva del Titolo IV?
Perché no? Potrebbe essere utile una riforma che faccia maggiore chiarezza nel rapporto tra politica e magistratura. Così non funziona"
"Una sentenza si può criticare. Nordio l'ha definita abnorme. Significa: fuori dalla norma".
Su Meloni e la mail del magistrato afferma: "L'ha solo ripubblicata, senza commentarla. E ha fatto bene". Rispetto alla frase di Salvini sui giudici e gli stupri degli immigrati afferma: "La frase non mi è piaciuta. Ma statisticamente è proprio come dice Matteo. Poi si poteva dire in modo più elegante, ma la sostanza non cambia".
"Si vuole inviare un messaggio ai trafficanti: se venite illegalmente rischiate di finire in Albania. Li scoraggia. Non sono soldi buttati, ma investiti per invertire una tendenza. C'è la paura di diventare il ventre molle dell'Europa".
2. IL DURO RICHIAMO DI MATTARELLA “ISTITUZIONI DI TUTTI, BASTA CONFLITTI”
Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per “la Repubblica”
Un invito alla mediazione e alla prudenza. Il richiamo a non imporre a tutti i costi «la propria visione delle cose». Perché la collaborazione tra le istituzioni «è parte essenziale della vita democratica». E «le istituzioni appartengono e rispondono all’intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse».
Tradotto: un premier rappresenta l’intera cittadinanza, e ciò impone di disinnescare gli scontri istituzionali più dirompenti, come quello ingaggiato con la magistratura. Assorbire le tensioni, non esacerbarle. Non bisogna metterci troppo di se stessi quando si guida un Paese, se ciò porta alla lacerazione profonda con gli altri poteri dello Stato.
[…]
Ma la sollecitazione riguarda anche i giudici, verso i quali il presidente non è mai stato acritico, come dimostrano gli inviti passati a parlare con gli atti giudiziari, apparendo sobri, mai protagonisti. L’invito «a non approfondire solchi e contrapposizioni » è esteso anche a loro.
Eccolo il Mattarella pensiero alla vigilia del Consiglio dei ministri straordinario convocato oggi alle 18 per aggirare le decisioni del tribunale di Roma sui trasferimenti dei migranti in Albania. Inutile girarci attorno: al Quirinale c’è preoccupazione per la piega radicale che la vicenda ha assunto.
Col governo che contesta i provvedimenti dei magistrati, in nome di una supposta supremazia della maggioranza. Un istinto da Caimano che sembra condurre Giorgia Meloni a confezionare un decreto legge che riscriva la lista dei Paesi sicuri, ponendosi così in contrasto con la Corte di giustizia dell’Unione europea. […]
Tardo pomeriggio di ieri. Sergio Mattarella è a Bari. Al Festival delle Regioni. […] Dice a un certo punto: «La condivisione delle scelte sono essenziali per il buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità. Vi sono, in particolare, dei momenti nella vita di ogni istituzione in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione della cose - approfondendo solchi e contrapposizioni- ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi.
Questo è parte essenziale della vita democratica poiché le istituzioni appartengono e rispondono all’intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse». In un successivo passaggio ricorda che «la collaborazione istituzionale rafforza la nostra democrazia».
Sono due passaggi che appaiono fuori contesto rispetto al resto del discorso. La sensazione, magari sbagliata, è che siano stati inseriti in corso d’opera. Dal Quirinale fanno sapere che uno degli intenti era quello di sollecitare l’elezione dei giudici costituzionali vacanti.
In mattinata, in Vaticano, alla canonizzazione di quattordici nuovi santi, il Capo dello Stato aveva incrociato il sottosegretario al la presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
È l’ufficiale di collegamento tra Palazzo Chigi e il Colle. La persona di fiducia della premier che ha tenuto sempre aperta una linea di dialogo.
È un breve colloquio, coram populo , che non sfugge agli obiettivi dei fotografi. La conferma di un’interlocuzione. Quirinale e governo del resto si parlano costantemente nella definizione di una legge. Solo che qui siamo al cospetto di una norma che dovrebbe andare contro il diritto europeo […]. Oggi sarà formalizzata con i crismi del decreto, che è previsto «nei casi straordinari di necessità e urgenza». […]