UN MATTARELLA IN TESTA A CONTE - L’AVVOCATO DI PADRE PIO (TUTTO) STA SOTTOVALUTANDO LA POSIZIONE DEL QUIRINALE: IL CAPO DELLO STATO GIÀ NEL DISCORSO DI FINE ANNO HA MESSO IN GUARDIA DAL RISCHIO DI AGGRAPPARSI A QUALCHE EX BERLUSCONIANO. SIA CON UNA NUOVA MAGGIORANZA CHE CON UN RIMPASTINO E UN CONTE TER, IL VOLPINO DSAREBBE COSTRETTO COMUNQUE A DIMETTERSI E SALIRE AL COLLE. PROPRIO QUELLO CHE NON VUOLE IL VOLPINO DI PALAZZO CHIGI…
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Adesso è Sergio Mattarella a mettere Giuseppe Conte con le spalle al muro. Secondo i retroscena incrociati, il premier sarebbe l'unico nella maggioranza a volere un confronto in aula con Matteo Renzi, per "stanarlo" e dimostrare all'Italia chi vuole davvero portare l'Italia alla crisi di governo in piena emergenza Covid, come suggerisce Repubblica.
Quello che l'avvocato non sembra considerare, però, o perlomeno sottovalutare, è la posizione del Quirinale, che già nel discorso di fine anno ha messo in guardia dal rischio di aggrapparsi a maggioranze raccogliticce. Proprio quello a cui sembra mirare invece Conte, anche solo per battere il leader di Italia Viva. Ma qui, appunto, rischia di schiantarsi contro il Quirinale.
Se si arrivasse allo scontro in Senato, con un voto di fiducia, e risultassero decisivi i voti dei responsabili, Conte "consegnerebbe a qualche ex berlusconiano il pallino del futuro. Inaccettabile, per il Nazareno". Non solo: se invece fosse Renzi a spuntarla, sfiduciandolo, di fatto si renderebbero impossibili le condizioni per un Conte Ter a cui stanno disperatamente lavorando gli sherpa del Pd.
In entrambi i casi, però, Conte sarebbe costretto a dimettersi e salire da Mattarella, aprendo la strada a tutto tranne che a una "crisi pilotata", come auspica chi non vuole scossoni. Al Colle, spiega Repubblica, "c'è scetticismo rispetto allo scenario di una conta parlamentare che punti a raccogliere responsabili".
Le perplessità deriverebbero dal fatto che "difficilmente una nuova maggioranza risponderebbe ai requisiti di omogeneità e coesione sul programma che il Capo dello Stato ha posto come condizione per la formazione di un'eventuale nuova compagine". E dunque, a quel punto, escludendo un rimpasto l'unica via sarebbe quella delle elezioni.