MATTEO GONGOLA. VOLA IN CALIFORNIA MA PRENDE SPUNTI DAGLI ANTICHI ROMANI: DIVIDE ET IMPERA – COSI’ SCOMMETTE SU ALTRI CANDIDATI OLTRE AD EMILIANO – SE ORLANDO SI CHIAMA FUORI, SPUNTA IL NOME DI CESARE DAMIANO, SPONSORIZZATO DALLA CGIL – TUTTI CANDIDATI-ALIBI PER L’EGEMONIA DEL DUCETTO


 

Carlo Bertini per la Stampa

 

renzi aereo

«Bene, ottimo, avremo delle primarie molto partecipate e la scissione così è più debole». Matteo Renzi è contento di poter mettere un punto e a capo alla questione che restava in sospeso. La candidatura di Emiliano gli era stata preannunciata dal fido Lorenzo Guerini, che ha tenuto i contatti con l' entourage del governatore in questi giorni, ma la sua ufficializzazione taglia la testa al toro.

 

Dalla California, dove è approdato per andare a conoscere il management della Stanford University (che gli ha offerto di tenere un ciclo di conferenze a luglio nella loro sede di Firenze), Renzi analizza con i suoi gli effetti di questa svolta. Mentre si appresta a farsi un giro di San Francisco e dintorni, snobbando la Direzione - e attirandosi gli strali di Emiliano che lo accusa di aver «irriso» i tormenti per la scissione - il leader del Pd incassa un risultato positivo.

renzi emiliano orfini

 

UN AVVERSARIO TEMUTO

Risultato per lui foriero di soddisfazioni, ma anche timori inconfessati che i più sinceri dei suoi ammettono: perché Emiliano ha dimostrato di essere un avversario tosto, da non sottovalutare, per la sua capacità comunicativa e non solo. Per questo Renzi farà in modo di spianare la strada ad altre candidature, invogliando Orlando a scendere in campo, sapendo che il ministro pescherebbe in parte nello stesso bacino elettorale. Sperando di dimezzare così la carica dirompente del suo competitor.

 

CESARE DAMIANO

«Se Andrea si tira indietro, di sicuro uno di quell' area, che non vuole farsi rappresentare nè da Renzi nè da Emiliano, ci sarà, magari potrebbe candidarsi Cesare Damiano», buttano lì i colonnelli renziani: sapendo però quanto sia restio a fare questo passo il presidente della commissione Lavoro della Camera, esponente di rango anche perché ancora molto ascoltato dal mondo della Cgil.

 

andrea orlando

GIRAVOLTE E CREDIBILITÀ

Ma per Renzi ora si pone una valutazione da fare: se concedere al suo competitor più tempo per farsi conoscere in Italia e dunque procrastinare il percorso congressuale fino alla chiusura il 7 maggio nei gazebo, anche per far crescere il tam tam delle primarie in tutta Italia. Oppure se stringere i tempi negando più respiro all' avversario e tenere il punto con la data del 9 aprile. I big del giro stretto prevedono che ormai si farà in modo di concedere la conferenza di programma e pure la data del 7 maggio, ma cosa deciderà il loro capo è da vedere.

ANDREA MARCUCCI

 

«Emiliano è bravo a catturare la platea e i media, da sabato si è conquistato le prime pagine ogni giorno. Ma questa giravolta delle 48 ore non depone bene per la sua credibilità», si consolano. Certo è che visto nell' ottica di Renzi sono due i punti positivi di questa novità: primo, rende le primarie contese e partecipate, «a questo punto hanno un competitore di livello». E secondo, come nota il suo braccio destro al Senato Andrea Marcucci, si indeboliscono ancora di più le ragioni della scissione. «Michele li ha fregati, li ha lasciati col cerino in mano e ora non hanno il testimonial», se la ridono i renziani. Gustandosi le facce scure dei bersaniani alla Camera e in Senato.