IL MEDIO ORIENTE BRUCIA E L'OCCIDENTE TREMA: BIDEN APRE UN NEGOZIATO CON ISRAELE, SAUDITI E QATAR PER PROVARE A RISOLVERE RAPIDAMENTE LA TRAGEDIA DI GAZA, PRIMA CHE CROLLI QUELLO CHE RESTA DELL'ORDINE GEOPOLITICO – IL PRINCIPALE ERRORE DEGLI USA È STATO DIPLOMATICO: PROVARE AD ESTENDERE GLI ACCORDI DI ABRAMO AI SAUDITI, SENZA COINVOLGERE I PALESTINESI, CHE SI SONO SENTITI TRADITI. E HAMAS HA TROVATO LE BRACCIA APERTE DEGLI IRANIANI E IL SUPPORTO INTELLIGENCE DI MOSCA: SENZA IL LORO AIUTO, I TERRORISTI NON AVREBBERO MAI POTUTO “BUCARE” LA BARRIERA IPERTECNOLOGICA DI ISRAELE - IL RUOLO DEL QATAR: FINANZIA I MILIZIANI DI HAMAS E MANTIENE I PALESTINESI DI GAZA
- GLI USA, PER EVITARE UN’ECATOMBE, INVIANO AIUTI A GAZA ATTRAVERSO L'EGITTO DI AL SISI


DAGOREPORT

joe biden - volodymir zelensky le armi e la guerra israele hamas - vignetta by osho

L’escalation di violenza e di morte in Israele e a Gaza sta preoccupando, e molto, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Durante il vertice virtuale di due giorni fa tra “Sleepy Joe” e gli alleati Macron, Meloni, Scholz e Sunak, è emersa la chiara consapevolezza che ci si muove su un crinale pericolosissimo.

 

Ogni eccesso, da qualunque parte, potrebbe essere irreversibile e scatenare un effetto domino dalle conseguenze incontrollabili su ciò che resta dell'ordine geopolitico.

 

Come sia stato possibile arrivare a questa improvvisa esplosione di barbarie terroristica è oggetto di analisi e speculazioni.

 

BIDEN E BIN SALMAN

Di certo, un grosso errore diplomatico, che ha pesato molto nel compromettere i tentativi di armonizzare le relazioni nella regione, fu commesso con la decisione di provare ad estendere gli Accordi di Abramo all’Arabia Saudita.

 

La mossa avrebbe dovuto normalizzare i rapporti diplomatici tra Riad e Tel Aviv, come già avvenuto per Emirati Arabi e Bahrain, sotto l’egida degli Stati Uniti.

 

Il peccato originale di quella trattativa fu non coinvolgere, al momento dell’apertura a Riad, anche i palestinesi, i quali si sono sentiti “venduti” e traditi dai “fratelli” sauditi per un piatto di lenticchie.

 

Una delusione che ha consolidato nei vertici di Hamas la convinzione di non poter più contare sul sostegno del regno di Bin Salman e di doversi guardare attorno in cerca di nuovi potenziali alleati. E così, il gruppo terrorista (di fede sunnita) ha sorvolato sulla distanza dottrinale che lo separa dall’Iran sciita per cercare il sostegno e il supporto logistico-tecnologico di Teheran.

A PECHINO L’ACCORDO TRA ARABIA SAUDITA E IRAN

 

Durante il percorso di avvicinamento tra sauditi e Israele, la Cina si era mossa in contrapposizione provando a riannodare i rapporti tra Iran e Arabia Saudita, prendendo in contropiede l’Occidente.

 

Biden, spiazzato, ha tentato quindi la strada di un appeasement con l’Iran, con la motivazione – che ora gli viene rinfacciata – che non si poteva "consegnare" Teheran a Cina e Russia.

 

Una mossa imprudente, culminata tre settimane fa con il dissequestro di 6 miliardi di beni iraniani, congelati dalle sanzioni, in cambio di cinque prigionieri statunitensi.

 

EDITORIALE DI HAARETZ CONTRO NETANYAHU

Biden, inoltre, sin da quando è arrivato alla Casa Bianca, ha minato alle basi gli storici rapporti tra Washington e Riad. Prima accusando Bin Salman dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi (rendendo noto il documento della Cia con le prove), poi cercando di ripristinare gli accordi sul nucleare iraniano, con l’effetto – come scrive Stefano Graziosi su Panorama – di “irritare contemporaneamente sia i sauditi sia gli israeliani. L'apertura improvvisa al regime khomeinista ha portato inevitabilmente a un rafforzamento politico e geopolitico di quest'ultimo.

 

[…] II rafforzamento dell'Iran ha quindi reso maggiormente baldanzosi i gruppi regionali che storicamente sono spalleggiati dall'Iran stesso: da Hamas a Hezbollah. Un elemento che ha quindi messo a rischio la sicurezza di Israele. Tutto questo, mentre Riad si è sempre più orientata verso l'orbita sino-russa”.

 

shin bet - servizi israeliani di intelligence interna 3

L’attacco palestinese a Israele è stato il colpo che ha fatto saltare la scacchiera della diplomazia: dopo quello che è successo, sono andati a ramengo sia i negoziati tra Arabia Saudita e Israele che quelli tra Riad e Teheran (era in calendario la firma di un’intesa, mediata dai cinesi, a gennaio 2024).

 

Ma come ha fatto Hamas a trovare la forza per un attacco di forza e portata mai vista contro Israele?

Come ipotizzato da più parti, il gruppo ha ricevuto sicuramente il supporto logistico dell’Iran che, insieme a India e Malesia, è uno dei paesi più avanzati a livello tecnologico militare, nucleare compreso.

 

vladimir putin ali khamenei

Non a caso, il regime di Teheran ha fornito a Vladimir Putin i droni Shahed per la guerra in Ucraina. Ed è probabile che anche la Russia abbia avuto un ruolo: a Gaza sono stati “attenzionati” emissari di Mosca, che hanno fornito un supporto di intelligence agli squadroni di Hamas.

 

Difficile credere che i palestinesi, da soli, siano stati in grado di bucare la “barriera” iper-tecnologica che separa la Striscia da Israele, per cui servono competenze da specialisti cyber. “Skill” di cui notoriamente sono molto dotati i servizi russi.

 

mossad - servizi segreti israele

L’incursione di Hamas è stata un bruttissimo colpo alla credibilità di Netanyahu e alla presunta superiorità tecnologica di Tel Aviv, che ha sempre rivendicato, con una certa tracotanza, la propria invincibilità grazie alle meraviglie dell’hi-tech. Una convinzione che i fatti del 7 ottobre hanno fatto venire meno.

 

joe biden

Con il premier sono finiti nel mirino anche i servizi di sicurezza israeliani, in guerra tra loro da anni: da un lato lo Shin Bet, il servizio interno, accusato di non aver captato i numerosi segnali su cosa stesse preparando Hamas. Dall’altro il Mossad, che ha molte più risorse ed è sempre stato considerato il fiore all’occhiello dell’intelligence di Tel Aviv, finito sotto accusa perché non ha capito i rapporti di collaborazione tra Hamas e il duplex russo-iraniano.

 

Tutti sono impegnati in uno scaricabarile collettivo: Netanyahu accusa i servizi, e le due “diplomazie parallele” dell’intelligence si accusano a vicenda. Ma è “Bibi” che esce con le ossa rotte: il premier “securitario” ha assistito alla più grave strage del suo Paese negli ultimi anni, e la sua carriera politica è al capolinea. Come ha detto Lucio Caracciolo a “Otto e mezzo” due giorni fa: “Appena finisce la guerra, dovrà trovarsi un'altra occupazione”.

 

benny gantz benjamin netanyahu

L’opinione pubblica, già sulle barricate per la contestata riforma della Giustizia, adesso è sconvolta da quanto accaduto, e imputa al premier la principale responsabilità.

 

La stampa israeliana, non a caso, sta menando forte su “Bibi”: il quotidiano di centrosinistra Haaretz ha pubblicato un durissimo editoriale in cui chiede le dimissioni del primo ministro: “Ha perso ogni legittimità e non ci si può fidare. È il primo premier nella storia delle democrazie a fare la guerra al proprio Paese, alle sue istituzioni e alle sue fondamenta”.

 

Itamar Ben Gvir

Netanyahu, insomma, è in forte difficoltà, e non sarà salvato dal governo di emergenza nazionale, per il quale ha chiuso oggi un accordo con uno dei leader dell’opposizione, Benny Gantz.

 

Il “gabinetto” di guerra servirà solo ad allentare la presa dell’estrema destra, la cui intransigenza è stata una delle ragioni principali dietro alla disfatta del premier. Il leader di Potere ebraico, Itamar Ben Gvir, ha monopolizzato le decisioni, spesso controverse, dell’esecutivo di Netanyahu e ha grosse responsabilità sull’attacco di Hamas.

 

La decisione di spostare la maggior parte dell’esercito a protezione dei coloni in Cisgiordania era stata infatti caldeggiata dal ministro della sicurezza nazionale. Il risultato? Svuotare di truppe il sud del Paese e renderlo più facilmente “attaccabile”  da Gaza.

 

Quindi ora che succede?

bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 14

Gli Stati Uniti, impegnati ad evitare un’ecatombe umanitaria nella Striscia - non a caso stanno inviando aiuti e rifornimenti attraverso l’aiuto del presidente egiziano, Al Sisi - hanno aperto un negoziato che vede coinvolti Israele, Arabia Saudita e soprattutto il Qatar, principale finanziatore di Hamas, sede di una delle più grandi basi americane nel mondo, nonché dell’organizzazione sunnita radicale dei Fratelli Musulmani, collegata ai terroristi palestinesi.

 

A questi negoziati partecipa personale dell’intelligence e diplomatico. Washington ha un disperato bisogno di risolvere la vicenda rapidamente per due motivi. Il primo: tra gli ostaggi di Hamas ci sono una decina di cittadini americani. Il secondo: dovesse andare fuori controllo questo nuovo conflitto israelo-palestinese, si complicherebbe di molto il cammino, già lastricato di difficoltà, di Joe Biden per la riconferma alla Casa Bianca...

MOHAMMED BIN SALMAN - JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU
arrivo di joe biden in arabia saudita

BENJAMIN NETANYAHU

palestinesi piangono la morte di un bambino a gaza
bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 15

SHIN BET SERVIZI SEGRETI ISRAELIANI

ATTENTATO GERUSALEMME ITAMAR BEN GVIR
al sisi putin 5
JOE BIDEN AL SISI
bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 17

 

razzi partono da gaza
macerie a gaza dopo gli attacchi israeliani
il sistema iron dome in funzione contro i razzi palestinesi
distruzione a gaza
bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 9

ILLUSTRAZIONE SU BENJAMIN NETANYAHU E MOHAMMED BIN SALMAN

 

 

 

mohammed bin salman

bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 12