MEGLIO UN ACCORDICCHIO DI NIENTE? - CONTE BRINDA ALL'ESITO DEL VERTICE DI BRUXELLES, MA C'È UN PROBLEMA: PIACE AI PAESI DI VISEGRAD. E SE PIACE A LORO, VUOL DIRE CHE NOI CE LA PRENDIAMO IN QUEL POSTO - IL PUNTO È LA VOLONTARIETÀ: GLI ALTRI SI PRENDERANNO I MIGRANTI ''AL LORO BUON CUORE''. PER L'ITALIA, L'UNICA POSSIBILITÀ DI ''SCELTA'' SARANNO I RESPINGIMENTI - SALVINI: ''NON MI FIDO DELLE PAROLE, VEDIAMO I FATTI''
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1. MIGRANTI:SALVINI,UE? NON MI FIDO PAROLE, VEDIAMO FATTI
(ANSA) - "Non mi fido delle parole, vediamo che impegni concreti ci sono perché finora è sempre stato 'viva l'Europa viva l'Europa, ma poi paga l'Italia". Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini a 'Circo Massimo' su Radio Capital commentando i risultati del vertice europeo. "Vediamo che principi, che soldi e che uomini ci sono", fermo restando che i "principi fondamentali era e continua ad essere la protezione delle frontiere esterne, non lasciare sola l'Italia, in investimento vero in Africa e non a parole".
Salvini ha affermato di non aver ancora sentito il premier Conte ma di aver solo scambiato qualche messaggio con lui. "Aspetto di capire - ha aggiunto - non so cosa ci sia dentro e non mi fido dei giornali". Quello che è certo, secondo il ministro, è che qualcosa rispetto al passato è cambiato.
"C'è qualcosa di straordinario rispetto agli ultimi anni di sonnolenza - ha detto Salvini - Si è discussa di una proposta italiana, si sono discusse richieste italiane, bisogni e problemi italiani. Fino all'ultimo vertice eravamo noi ad inseguire le richieste degli altri e dunque già il fatto di essere al centro della partita qualche risultato te la fa portare a casa". In ogni caso, "vediamo che impegni concreti ci sono su principi, soldi e uomini - ha concluso - perché ad esempio nell'operazione Themis, che dovrebbe essere un'operazione europea, su 32 imbarcazioni 30 sono italiane".
2. ACCORDO A BRUXELLES, CONTE SODDISFATTO
Marco Sodano per www.lastampa.it
«È stato un negoziato lungo, ma da oggi l’Italia non è più sola». Il premier Giuseppe Conte, lasciando all’alba il vertice europeo, ostenta soddisfazione ed elenca un articolo dopo l’altro le conclusioni del summit : punta a dimostrare che i partner Ue hanno sottoscritto molte delle richieste contenute nel piano presentato da Roma.
Lasciando, com’è ovvio dal suo punto di vista, in secondo piano gli elementi che gli piacciono meno: l’Italia non è sola, ma chi la accompagnerà lo farà solo su «base volontaria». Sa che questa volontà per ora non s’è vista ma al tavolo europeo, racconta poco prima di rientrare al consiglio che oggi discuterà di Eurozona, ma evitare una rottura era fondamentale. Pragmatismo di governo: «Se avessi scritto da solo il documento finale, avrei corretto qualcosa. Ma non ero solo, eravamo in 28».
Paolo Gentiloni
@PaoloGentiloni
#Ue ha passato la nottata. Meglio così. Ma da un anno l’Italia si batteva per ottenere impegni vincolanti e non su base volontaria. Ora invece ci affidiamo alla buona volontà, come chiesto da Visegrad. L’unico obbligo riguarda i movimenti secondari. Speriamo bene.
Conte elenca uno ad uno gli articoli del documento sull’immigrazione: sottolineando anzitutto il principio secondo il quale «chi arriva in Italia, arriva in Europa». Poi il rifinanziamento del Fondo fiduciario per l’Africa, la necessità di riformare il regolamento di Dublino, l’apertura di centri di sbarco e accoglienza in Paesi terzi e la gestione europea di quelli aperti in Paesi dell’Unione su base volontaria. Sui questi ultimi, assicura Conte «ci riserveremo una eventuale decisione al livello governativo in modo collegiale», precisando: «direi che non siamo assolutamente invitati a farli», senza però dare indicazioni su cosa accadrebbe se decidessimo di non farli o - addirittura - di chiudere quelli già esistenti.
Il passaggio che potrebbe lasciare l’Italia in mezzo al guado è alla fine del punto 6 del documento: «Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino». Visto che le navi attraccano in Italia, si direbbe che siamo l’unico Paese per il quale sarà impossibile applicare il principio della volontarietà: in caso di non-volontà, infatti, potremo soltanto ricacciare i migranti in mare o impedire loro di sbarcare.
Viceversa, Roma non avrà nessuno strumento per obbligare altri Paesi europei a farsi carico dei migranti arrivati in Italia. I fatti ci diranno, nelle prossime settimane, se davvero dal vertice è uscita «un’Europa più responsabile e solidale», come ha detto Conte.
Su questo punto è perplesso anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Non mi fido delle parole - ha detto in mattinata a Radio Capital -, vediamo che impegni concreti ci sono perché finora è sempre stato viva l’Europa viva l’Europa, ma poi paga l’Italia». Morale salviniana: «Vediamo che principi, che soldi e che uomini ci sono», fermo restando che il «principio fondamentale era e continua ad essere la protezione delle frontiere esterne, non lasciare sola l’Italia. E poi serve un investimento vero in Africa. Ricordo che nell’operazione Themis, che dovrebbe essere un’operazione europea, su 32 imbarcazioni 30 sono italiane».
D’altra parte il vertice ha lasciato pienamente soddisfatto il presidente francese Emmanuel Macron: molti, dice, avevano previsto «che non ci sarebbe stato un accordo, che sarebbe stato il trionfo delle soluzioni nazionali. Stasera siamo riusciti a trovare una soluzione europea», e la soddisfazione di Parigi deve suonare come un campanello d’allarme a Roma. A ruota Angela Merkel: secondo la cancelliera tedesca è «un buon segnale» il fatto che sia stato raggiunto un accordo a 28. Merkel, che rischia la tenuta del suo governo, è riuscita ad ottenere il riferimento ai movimenti secondari, quelli tra un Paese europeo e l’altro una volta che i migranti sono sbarcati. «I paesi devono prendere tutte le misure necessarie e collaborare strettamente tra di loro per contrastare i movimenti secondari»: chissà se basterà al ministro falco del governo Merkel, Horst Seeheofer.
Anche il premier polacco Mateusz Morawiecki, è soddisfatto, ed anche questo è un punto che non può che insospettire l’Italia. Spiega Morawiecki che la chiave che ha aperto la porta ad un’intesa è la «volontarietà di partecipare ai meccanismi che sono stati introdotti», ed è chiaro che molto difficilmente il suo Paese si offrirà volontario per accogliere profughi. Il vero successo del Consiglio europeo, a ben vedere, è soprattutto nel fatto di essere riusciti a evitare la rottura: la strada per una condivisione vera dell’impegno sul fronte profughi sembra ancora molto lunga.