LA MELONI, COMPLICE IL PRESSING USA, CERCA UNA EXIT-STRATEGY DALLA VIA DELLA SETA – I VIAGGI IN CINA DI TAJANI E MELONI AVRANNO L’OBIETTIVO DI NON COMPROMETTERE LE RELAZIONI COMMERCIALI CON PECHINO (PRIMO PARTNER ASIATICO DELL'ITALIA CON 34 MILIARDI DI INTERSCAMBIO) E SOLLECITARE UN INTERVENTO DEL DRAGONE SULLA RUSSIA PER LA PACE IN UCRAINA. XI JINPING AVREBBE MESSO IN CONTO CHE L'USCITA DALLA VIA DELLA SETA DELL'ITALIA È PIÙ CHE PROBABILE E VALUTA EVENTUALI CONTROMOSSE. QUALI? MOLTO DIPENDERÀ DAI…

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Francesco Moscatelli per la Stampa - Estratto

 

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Trovare un'exit strategy dalla Via della Seta senza compromettere le relazioni commerciali con Pechino (primo partner asiatico dell'Italia con 34 miliardi di interscambio). E sollecitare un intervento della Cina sul Cremlino per una composizione pacifica della guerra in Ucraina che significa «l'indipendenza e la libertà dell'Ucraina».

 

Sono questi i due obiettivi principali della visita del ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio Antonio Tajani, partito per una due giorni di incontri nella capitale cinese. Domani Tajani co-presiederà insieme al suo omologo Wang Yi l'undicesima sessione plenaria del Comitato intergovernativo Italia-Cina, la prima a tenersi dal 2020. Quindi vedrà in due appuntamenti bilaterali lo stesso Wang Yi e il ministro del Commercio Wang Wentao.

 

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«La Via della Seta non ha portato i risultati che ci attendevamo. L'export dell'Italia verso la Cina nel 2022 è stato pari a 16 miliardi e mezzo di euro rispetto ai 23 miliardi della Francia e ai 107 miliardi della Germania» ha spiegato il ministro, citando non a caso due Paesi europei e del G7 che, a differenza di quanto fece l'Italia nel 2019 all'epoca del governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte, non hanno sottoscritto il grande progetto di espansione cinese. 

 

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Parole che a Pechino, dove la visita è considerata decisiva, sono state sicuramente ascoltate con attenzione. Per il Global Times dimostrano «che l'Italia spera di continuare a beneficiare della cooperazione con la Cina». Il tabloid in lingua inglese del Quotidiano del popolo fa inoltre notare che in cinque anni l'interscambio è aumentato del 42% e chiede tempo per esprimere il potenziale della Via della Seta. Il presidente cinese Xi Jinping, però, avrebbe messo in conto che l'uscita è più che probabile e starebbe già valutando eventuali contromosse. Quali? Molto dipenderà proprio dai viaggi di Tajani e Meloni, che dovrebbe a sua volta partire per Pechino prima di Natale.

 

Xi l'ha invitata nel novembre del 2022 quando si videro al G20 di Bali, ma data la delicatezza del viaggio date e dettagli non sono ancora noti. Palazzo Chigi e Farnesina, infatti, hanno ben chiara la posta in gioco, e di sicuro ne hanno parlato in modo riservato anche durante le trasferte negli Stati Uniti dei mesi scorsi. Anche perché, come è accaduto nel caso dell'esercizio della «golden power» su Pirelli, la Cina ha già dimostrato di rispondere colpo su colpo.

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