LA MELONI HA UN PROBLEMA: TENERE A BADA SALVINI SUI MIGRANTI SENZA FAR INCAZZARE BRUXELLES – LA PREMIER NON PUO’ ANDARE DI NUOVO ALLO SCONTRO CON L'UE, MA DEVE GESTIRE LA LEGA, CHE SUL TEMA IMMIGRAZIONE CHIEDE NORME PIÙ SEVERE – URSULA VON DER LEYEN PROMETTE MEZZO MILIARDO PER I CORRIDOI UMANITARI – NEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DI DOMANI A CUTRO CI SARANNO PROPOSTE SULL'INNALZAMENTO DELLE PENE PER GLI SCAFISTI E IL POTENZIAMENTO DEI FLUSSI REGOLARI. MA NIENTE RITORNO AI DECRETI SICUREZZA – E RESTA LO SCONTRO TRA LA “DUCETTA” E IL “CAPITONE” SUI POTERI DI PIANTEDOSI...
-1 – MELONI STRETTA TRA SALVINI E L'EUROPA
Estratto dell'articolo di Marco Bresolin e Francesco Olivo per “La Stampa”
Da una parte Matteo Salvini, dall'altra Ursula von der Leyen. In mezzo l'esigenza di arrivare domani a Cutro uniti e con qualche proposta in tasca. Il consiglio dei ministri convocato nella terra colpita da una tragedia immane non ha un ordine del giorno e le proposte ancora non hanno una forma.
[…] Giorgia Meloni, d'altronde, si trova stretta tra due linee: da una parte la Commissione europea, dall'altra la Lega. Per quanto la leader di Fratelli d'Italia si sforzi per tenere insieme i pezzi, ci sono punti di vista inconciliabili, soprattutto su materie delicatissime come il meccanismo di salvataggio e sul Patto di migrazione e asilo. Nella bozza che oggi verrà portata nel preconsiglio ci saranno proposte sull'innalzamento delle pene per gli scafisti, il rafforzamento dei corridoi umanitari e il potenziamento dei flussi regolari.
Da Palazzo Chigi si anticipa che non si tratterà di un decreto, anche vista una certa contrarietà del Quirinale. Nonostante l'incontro di ieri tra Salvini e Meloni, non ci sarà un ritorno dei decreti sicurezza, sui quali il leader della Lega aveva costruito buona parte del suo consenso, poi sfumato. La sottosegretaria all'Interno di FdI Wanda Ferro lo dice senza reticenze: «Quei decreti non torneranno».
[…] La lettera della presidente della Commissione europea viene considerato un passo positivo a Palazzo Chigi, che infatti si affretta a diffondere una nota di soddisfazione: «Emerge la piena consapevolezza di come vi sia la necessità di una concreta e immediata risposta europea in tema migratorio». In particolare sono tre i punti che vengono notati: il rafforzamento della cooperazione con i Paesi del Nord Africa, con la prevenzione delle partenze da Libia e Tunisia; l'impegno a stanziare almeno mezzo miliardo fino al 2025 per finanziare 50 mila reinsediamenti e le azioni di contrasto ai trafficanti.
Nella lettera di Von der Leyen non c'è un riferimento al ruolo delle Ong, un punto che ha diviso l'Italia dai molti partner europei, a partire da Germania e Francia. Ma, secondo fonti di governo, l'omissione si deve a un lessico brusselese e non a una divergenza concreta.
Ma al di là della sponda offerta dalla presidente della Commissione europea, la premier sa benissimo che la gestione del dossier immigrazione passa soprattutto dal tavolo negoziale con gli altri governi Ue. Sarà dunque cruciale il confronto con gli altri leader al Consiglio europeo del 23-24 marzo e, prima ancora, la riunione dei ministri dell'Interno in agenda domani a Bruxelles.
L'Italia non sarà rappresentata da Piantedosi, che parteciperà - e non poteva essere altrimenti - al consiglio dei ministri a Cutro. A Bruxelles ci sarà il sottosegretario leghista Nicola Molteni, che insisterà sulla necessità di regolamentare l'attività di ricerca e soccorso delle Ong. Ma su questo fronte troverà parecchie resistenze.
[…] Piuttosto la Germania è tra quei Paesi che torneranno a chiedere all'Italia di riattivare le procedure di Dublino, in linea con la tabella di marcia definita dagli stessi ministri dell'Interno. Il fronte dei Paesi che accusa Roma di non registrare i migranti sbarcati sulle proprie coste e di non riprendersi quelli che fuggono verso Nord è guidato dai Paesi Bassi, ma in prima linea ci sono anche Belgio, Svezia e per certi versi anche la Francia, oltre alla stessa Germania. «Bisogna tornare alle regole di Dublino per frenare i movimenti secondari», insistono fonti Ue, consapevoli che non sarà facile convincere il governo italiano. […]
2 – L’UE: MEZZO MILIARDO PER I CORRIDOI UMANITARI
Estratto dell'articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica“
È il giorno in cui Ursula von der Leyen promette una «soluzione europea» che provi a «evitare tragedie» come quelle di Cutro. Rispondendo a una missiva di Giorgia Meloni, la Presidente della Commissione annuncia l’intenzione di rafforzare il coordinamento europeo sulle attività Sar e di stanziare entro il 2025 mezzo miliardo di euro per corridoi umanitari che permettano di accogliere in Europa 50 mila persone.
Palazzo Chigi esprime «profonda soddisfazione », anche se la portata degli interventi non sembra preludere a una svolta e non vedranno comunque la luce nel Consiglio europeo del prossimo 23-24 marzo. Nel frattempo, però, la premier deve fare i conti con l’attualità.
E in particolare, con uno scontro sotterraneo e durissimo nella maggioranza. La battaglia, in queste ore, si concentra sui poteri di Matteo Piantedosi. Meloni vorrebbe limitarli. In particolare, c’è sul tavolo anche la possibilità di modificare e provare a migliorare l’attuale gestione dell’azione di coordinamento dei salvataggi, affidata fino ad oggi al lavoro esclusivo della centrale operativa di Pratica di Mare, che fa capo al Viminale. Un’opzione su cui Palazzo Chigi sta incontrando la durissima resistenza del ministro dell’Interno, di Matteo Salvini e delle burocrazie dei corpi preposti.
È una partita complessa, perché Meloni ufficialmente non vuole e non può sconfessare il suo ministro. Non si mostra in Aula al suo fianco. E lo stesso fanno i ministri con più peso nell’esecutivo. A sera, poi, la premier interviene solo attraverso una nota di Palazzo Chigi
[…]
Salvini esce allo scoperto e sceglie di sconfessare pubblicamente la sua premier. In un’intervista rilasciata al mattino su Rtl gli domandano se sia la presidente del Consiglio a frenare la linea dura leghista sull’immigrazione, bocciando alcune norme che il Carroccio avrebbe voluto inserire nei provvedimenti di domani. La replica è glaciale: «Il decreto lo porta il ministro Piantedosi, io lavoro alle Infrastrutture ». Decide il titolare dell’Interno, insomma. E non Meloni. […]