MENO PIL PER TUTTI – DOPO L'UE ANCHE FMI E UPB RIVEDONO LE STIME SUL PIL – SECONDO L’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO NEL 2019 LA CRESCITA NON SUPERERÀ LO 0,4%, PER IL FONDO MONETARIO INVECE POTREBBE ARRIVARE ALLO 0,6 – IL PIZZINO DELLA LAGARDE: “TASSATE LA PRIMA CASA E TAGLIATE IL CUNEO FISCALE. IL REDDITO DI CITTADINANZA RISCHIA DI ESSERE UN DISINCENTIVO AL LAVORO” – MENO MALE CHE PER CONTE SARÀ UN ANNO BELLISSIMO
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SDENG! L’UE SI APPRESTA A TAGLIARE LE STIME DEL PIL ITALIANO NEL 2019 ALLO 0,2% – L’ULTIMA PREVISIONE DI BRUXELLES SUL PRODOTTO INTERNO LORDO DI NOVEMBRE ERA ALL’1,2, PER IL GOVERNO INVECE CI SARÀ UNA CRESCITA DELL’1% – PERCHÉ QUESTA DIFFERENZA? IL DATO AGGIORNATO DA BRUXELLES TIENE IN CONSIDERAZIONE GLI EFFETTI DELLA MANOVRA…
UPB VEDE PIL 2019 "NON OLTRE 0,4%", +0,8% IN 2020 SENZA CLAUSOLE IVA
(Reuters) - Nel 2019 la crescita del Pil italiano non supererà lo 0,4% e per una ripresa, dopo la recessione registrata nell’ultima parte del 2018, bisognerà attendere la seconda parte dell’anno.
Lo scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio nella nota sulla congiuntura di febbraio 2019, che sottolinea come sulle previsioni pesino rischi al ribasso derivanti in special modo dal contesto internazionale.
“La variazione del Pil è stimata allo 0,4 per cento nella media di quest’anno, mentre nel 2020 aumenterebbe allo 0,8 per cento, stima che non incorpora l’attivazione delle clausole Iva”, si legge nel documento.
Secondo i tecnici dell’Upb, l’attività risulterebbe ancora debole nel trimestre in corso, mentre “la domanda aggregata riprenderebbe gradualmente vigore nei trimestri successivi, in misura più intensa a partire dall’estate, sostenuta dalle misure espansive previste nella manovra di bilancio”.
La stima del governo è di una crescita di 1% per l’anno in corso a fronte di 0,6% di Bankitalia e Fmi.
IL PIANO DELL'FMI PER L'ITALIA: "ORA TASSATE LA PRIMA CASA"
Luca Romano per www.ilgiornale.it
Dopo la commissione Ue arriva anche la "stangata" sulle stime di crescita da parte del Fondo Monetario Internazionale. Per la crescita del Pil dell'Italia sarà inferiore all'1% annuo almeno fino al 2023. Lo stima il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto 'Article IV' sull'economia italiana, che prevede una "crescita dell'Italia dello 0,6% nel 2019 e dello 0,9% nel 2020, non modificando quanto contenuto nell'ultimo aggiornamento del World Economic Outlook, diffuso solo pochi giorni fa a gennaio.
Tuttavia, l'aumento del Pil non toccherebbe nemmeno il punto percentuale nei prossimi cinque anni. Il Fondo vede una crescita dello 0,7% nel 2021, dello 0,6% nel 2022 e dello 0,6% nel 2023". Dati dunque che mettono in allerta nuovamente il governo che fa già i conti con le sirene di allarme di Bruxelles e dell'Ufficio Parlamentare per il Bilancio.
Poi arriva il "capitolo consigli". L'Fmi di fatto suggerisce al governo di tassare la prima casa: "Tagliare il cuneo fiscale e tassare la prima casa. È importante anche un allargamento della base fiscale, compresa una lotta all’evasione e all’elusione dell’Iva, evitando i condoni fiscali e razionalizzando la spesa fiscale", si legge nel report.
Il Fondo monetario a questo punto sottolinea i "rischi di recessione" per il nostro Paese puntando l'attenzione ancora una volta sullo spread "ballerino": "Gli stimoli fiscali messi in campo dal governo «potrebbero momentaneamente stimolare la crescita, anche se il forte aumento dello spread potrebbe mitigare tali eventuali effetti benefici nel breve termine e potrebbe provocare un ulteriore indebolimento della crescita nel medio termine". Infine viene messa nel mirino anche la manovra con i suoi due pilastri: la riforma previdenziale e il reddito di cittadinanza. Su Quota 100 il giudizio è chiaro: "Sulla cosiddetta 'quota 100' sulle pensioni "siamo preoccupati che ciò aumenterebbe il numero di pensionati, aumenterebbe la già elevata spesa pensionistica e ridurrebbe la partecipazione alla forza lavoro e la crescita potenziale".
Sul reddito minimo viene poi segnalato il rischio di "disincentivo al lavoro al Sud": "I benefici sono relativamente più generosi al Sud, dove il costo della vita è più basso - si legge - con l’implicazione di maggiori disincentivi al lavoro così come di rischi di dipendenza dalla misura di welfare", si legge sempre nel report. Infine l'Fmi mette in guardia gli altri Paesi dal "rischio Italia": "Uno stress acuto in Italia potrebbe spingere i mercati globali in territori inesplorati".