MENTRE IN SENATO SI VOTA LA MOZIONE DI SFIDUCIA A LOTTI, UN’ALTRA INCHIESTA A FIRENZE CON FUGA DI NOTIZIE: AVREBBE AVVERTITO IL SINDACO NARDELLA E ALTRI MEMBRI DEL GIGLIO MAGICO DI NON PARLARE AL TELEFONO CON UN DIPENDENTE DEL COMUNE CHE ERA DA RENZI A PALAZZO CHIGI - DOMANDINA: È NORMALE CHE IL MINISTRO DELLO SPORT ABBIA LE DELEGHE SUI SOLDI ALLA STAMPA E SUI SERVIZI SEGRETI?
1. LOTTI, ALTRA INCHIESTA CON FUGA DI NOTIZIE
Giacomo Amadori per La Verità
Da diverso tempo a Firenze sembra che sia attivo un vero e proprio servizio di controspionaggio che informa i petali del Giglio magico sulle inchieste che li sfiorano.
A causa di una di queste presunte soffiate oggi il trentacinquenne ministro dello Sport, Luca Lotti, dovrà affrontare al Senato una mozione di sfiducia proposta dal Movimento 5 stelle, legata alle accuse contenute nel fascicolo della cosiddetta inchiesta Consip. Infatti a dicembre Lotti e il comandante della Legione dei carabinieri della Toscana, Emanuele Saltalamacchia, sono stati indagati per violazione del segreto investigativo e favoreggiamento. Ma sembra che quei presunti spifferi siano solo la punta dell' iceberg, la spia di un vero e proprio sistema.
La Verità è in grado di raccontare una seconda fuga di notizie e per farlo bisogna tornare a settembre, quando due diverse e affidabilissime fonti raccontarono al cronista che il generale Emanuele Saltalamacchia e lo stesso Luca Lotti avevano avvertito il sindaco Dario Nardella e altri membri del Giglio magico, tra cui un importante assessore, di non parlare al telefono con Simone Tani, dipendente a tempo determinato del Comune, all' epoca spedito a Roma in qualità di consigliere economico di Matteo Renzi a Palazzo Chigi oltre che di membro del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), di cui ha mantenuto le deleghe Lotti.
Tani è un personaggio poco conosciuto, ma cruciale nell' universo renziano e nel 2012 fece parte della commissione che ha aggiudicato la gara sotto inchiesta. Una gola profonda, in contatto con Saltalamacchia, a settembre ci aveva avvertiti: «Il generale ci ha detto che Tani è sotto intercettazione. C' è molta preoccupazione per un' inchiesta che lo riguarda».
Ribattemmo ingenuamente: «Tani chi?». La fonte estrasse un biglietto da visita del consulente di Palazzo Chigi e ce lo consegnò. Da quel momento il nome ci rimase ben impresso nella mente.
Pochi mesi prima, nel maggio 2016, il Comune aveva improvvisamente revocato la concessione dell' ippodromo Le Mulina alla società Pegaso Srl (di proprietà di una società di Hong Kong della famiglia Zheng, dell' imprenditore Oliviero Fani, del Centro ippico toscano e di altri soci) e due giorni dopo i giornali avevano raccontato che su quella concessione era stata aperta un' inchiesta per turbativa d' asta. Una coincidenza? Chissà. Però i quotidiani non avevano scritto chi fossero gli indagati e tanto meno avevano citato il nome di Tani. Evidentemente l' inchiesta era stata intercettata dal controspionaggio del Giglio magico. Che infatti avvertì Nardella & C.
A quanto risulta alla Verità, Saltalamacchia ne parlò con il primo cittadino al telefono; Lotti invece in un incontro a quattr' occhi. Nardella, preoccupato, mise in comune con alcuni collaboratori la preziosa informazione.
Il cronista, appresa la notizia, si recò dal procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, per sapere se effettivamente Tani fosse sotto intercettazione. Il magistrato cadde (o finse di cadere) dalle nuvole e non ci diede nessun tipo di conferma.
Per questo mettemmo la notizia in archivio, non prima di aver inviato via mail un appunto sulla vicenda alla redazione di Milano. Un messaggio che oggi è la prova degli spifferi sull' inchiesta, essendo antecedente alle perquisizioni del 20 dicembre scorso, quando divenne ufficiale l' iscrizione di Tani sul registro degli indagati per la vicenda delle Mulina, rendendo chiaro come la preoccupazione e probabilmente le informazioni di Lotti e Saltalamacchia non fossero campate per aria.
L' indagine è ora in dirittura d' arrivo e nei giorni scorsi gli uomini della Squadra mobile di Firenze hanno consegnato una corposa informativa al pm, Christine Von Borries, che in base alla relazione potrebbe fare nuove iscrizioni sul registro degli indagati.
Tani è difeso dall' avvocato Sigfrido Fenyes, mentre l' imprenditore che sarebbe stato favorito da Tani, Oliviero Fani, è assistito da Federico Bagattini. Fenyes e Bagattini lavorano nello stesso studio e Bagattini è anche il difensore di babbo Tiziano Renzi e di altri esponenti del Giglio magico. Un fortilizio da cui non trapelano notizie.
Nell' inchiesta, oltre a Tani, l' uomo a cui era stata affidata la gestione della gara, sono indagati anche quattro imprenditori: Fani, Massimo Cortini, Luisa Chiavai Nocentini e il cinese Guo Sheng Zheng, detto Lorenzo, la cui famiglia controlla il pacchetto di maggioranza della Pegaso.
Cortini, la cui compagna si candidò con il Pd e Renzi nel 2009, era il principale concorrente della Pegaso Srl di Fani e Nocentini nella gara indetta nel giugno del 2012. Dopo averla persa e aver fatto ricorso, accettò di sottoscrivere una scrittura privata in cui si impegnava a non partecipare a una seconda gara, ma ad accettare di ricevere in gestione 400 metri quadrati per una balera, attraverso una nuova società da realizzare con Fani.
In una conversazione con i cronisti del Sito di Firenze, pubblicata online, Cortini disse: «A me mi chiamò Luca (Lotti all' epoca capo di gabinetto del Comune di Firenze, ndr) per non rifare il ricorso, per la rinuncia al Tar, lui e Simone Tani». Secondo Cortini il tono dell' attuale ministro dello Sport era quello di chi «voleva fare l' operazione, chiuderla: bisogna chiudere l' operazione () t' ho bello e sistemato, prendi 500 metri quadri, si chiude l' operazione e basta ()».
Per l' imprenditore «Luca ha cercato di sistemare...». Quindi ha aggiunto, sconfortato: «Questi (la Pegaso, ndr) non hanno portato il progetto, hanno vinto senza portare il progetto». Una versione confermata dalla decisione del Tar. Sandra Barbieri, socia di Cortini nella costituenda Park lives, un' associazione d' imprese nata appositamente per la gara, non scese a patti con nessuno e ha denunciato in Procura i fatti di sua conoscenza.
I poliziotti hanno fotocopiato le sue agende dove erano segnati gli appuntamenti con Simone Tani (ben tre) e con Dario Nardella, a Palazzo Vecchio. Incontri in cui i due cercarono di far accettare alla Barbieri la decisione della commissione. Nei suoi appunti c' era anche il nome di Lotti: «All' epoca, mi dissero che c' era anche lui tra quelli che spingevano per il ritiro del nostro ricorso».
Ma se Tani con Barbieri si era proposto come mediatore, Nardella era stato più diretto: «Senza tanti preamboli mi disse che quelli che avevano vinto erano persone perbene, compreso il cinese, e che non dovevamo fare ricorso». Nonostante queste dichiarazioni non risulta che Lotti e Nardella siano indagati, forse perché il loro è stato considerato dagli investigatori un ruolo più politico.
Gli indagati Fani e Chiavai Nocentini avevano già ottenuto in affitto dal Comune la cosiddetta palazzina dell' Indiano, a due passi dalle Mulina, un locale da cui sarebbe dovuta ripartire la riqualificazione del parco delle Cascine, in cui si trova l' ippodromo. Purtroppo non è ripartito proprio nulla e anzi i due, come documentato sempre dal Sito di Firenze, hanno provato a chiedere sottobanco 30.000 euro per il subaffitto dell' edificio.
A causa di quell' inchiesta giornalistica Chiavai Nocentini, vecchia amica di Matteo Renzi, è stata licenziata dalla sua azienda, la Starhotels, e sollevata dal Comune dall' incarico di consigliere nell' ente Fiera. Zheng e Fani invece sono stati protagonisti della fallimentare kermesse Flora Firenze (l' unico evento organizzato alle Mulina) sul cui crac stanno indagando i magistrati fiorentini.
Sempre loro due, come rivelato dal cronista della Verità nei mesi scorsi, sono stati soci dello zio di Matteo Renzi in Ta Italy, una società nata per realizzare affari in Cina. Ora Fani e Zheng avrebbero ottenuto dal Comune, nonostante il loro fallimentare curriculum un cambio di destinazione d' uso di un' area alle porte di Firenze.
I consiglieri di Fratelli d' Italia, Giovanni Donzelli e Francesco Torselli, hanno duramente protestato: «Non solo l' amministrazione comunale di Firenze non ha ancora recuperato l' area delle Mulina, che resta nella disponibilità degli indagati, ma, nello scorso novembre, ha autorizzato le stesse persone, in particolare Zheng e Fani, a realizzare nella zona di Peretola un mega mercato alimentare».
Quindi hanno chiesto a Nardella e Lotti, «tirati in ballo nelle dichiarazioni degli imprenditori coinvolti nella vicenda dell' ippodromo», di chiarire «quali siano i rapporti con gli indagati».
Ma al piano nobile di Palazzo Vecchio sembra che nessuno abbia battuto ciglio.
2. IL MINISTRO DELLO SPORT COMANDA STAMPA E 007
Fabio Amendolara per La Verità
Tra le sue mani sono passati i dossier più delicati gestiti dai servizi segreti e le grane nelle forze dell' ordine. E passano ancora i destini di molti «stati di crisi» dichiarati dalle aziende editoriali (tra le quali ci sono quelle che producono importanti quotidiani nazionali) che, in attesa dei finanziamenti per l' uscita dei giornalisti «prepensionabili», hanno attivato ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione o i contratti di solidarietà.
Luca Lotti, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, oggi ministro allo Sport, indagato nell' inchiesta Consip per la fuga di notizie, negli ultimi due governi ha gestito deleghe strategiche. Quando il suo amico Matteo Renzi era premier, oltre che dell' editoria, si occupava dell' informazione e della comunicazione del governo. Ma anche della pianificazione, della preparazione e dell' organizzazione degli interventi connessi alle commemorazioni del centenario della prima guerra mondiale.
E della promozione e dello svolgimento di iniziative per le celebrazioni del settantesimo anniversario della resistenza e della guerra di liberazione (bandite dal governo guidato da Enrico Letta, che aveva creato un fondo con una previsione di spesa di 1 milione di euro, ma gestite sotto il governo Renzi). Difficile stabilire alla fine quanto siano costate le due attività.
Di certo una serie di associazioni combattentistiche e partigiane, come l' Anpi, hanno ringraziato. Gran parte della propaganda è passata per un dipartimento che Lotti controllava personalmente, quello per l' Informazione e l' editoria, una struttura di supporto al presidente del Consiglio dei ministri, che coordina le attività di comunicazione istituzionale e di pubblicità, anche attraverso la stipula di convenzioni con agenzie di stampa e con il concessionario del servizio pubblico radiotelevisivo.
È la struttura che si occupa anche della promozione delle politiche di sostegno all' editoria e ai prodotti editoriali. Gestione, quest' ultima, che ha fatto arrabbiare non poco l' agenzia di stampa Il Velino (Agv), esclusa dall' acquisto di servizi giornalistici da parte del governo, che ha impugnato la «direttiva Lotti» e vinto un ricorso al Tar del Lazio.
Con il governo Gentiloni ha lasciato la carica da sottosegretario e gli è stata assegnata la poltrona da ministro per lo Sport. Ma alcune deleghe non sono cambiate: informazione e comunicazioni del governo, editoria e anniversari di interesse nazionali. In più, da ministro, può partecipare di persona a tutte le riunioni del governo. E con la delega sul Cipe, il Comitato per la programmazione economica, potrà dare l' ok alle spese strategiche e sull' editoria (con tutti i decreti attuativi della riforma approvati a fine 2016).