MERIDIONE NEL TERRORE – A CHIEDERE LA SERRATA TOTALE NON SONO STATI SOLO ZAIA, FONTANA E CIRIO, MA ANCHE I GOVERNATORI DEL SUD, CHE CONOSCONO LA PRECARIA SITUAZIONE SANITARIA DELLE LORO REGIONI – DE LUCA HA VIETATO IN ANTICIPO I MERCATI, A MESSINA SI STUDIA IL COPRIFUOCO. SE IL VIRUS SFONDA LA BARRIERA DI ROMA È UN DISASTRO VERO

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VINCENZO DE LUCA SU SALVINI E I FRIARIELLI

 

 

Maurizio Tortorella per “la Verità”

 

zaia fontana

La tesi del «chiudiamo tutto per riaprire prima» continua a fare adepti. Lanciata tre giorni fa contro il coronavirus dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana, e sottoscritta martedì dal presidente del Veneto, Luca Zaia, ieri la proposta ha convinto anche il presidente del Piemonte, Alberto Cirio. Dall' isolamento casalingo dove s' è autoconfinato dall' 8 marzo, quando ha scoperto di essere positivo al virus, il forzista Cirio si è allineato ai due colleghi leghisti, pronti a ordinare la sospensione di ogni attività non essenziale per almeno 15 giorni: «Ha ragione Fontana, bisogna chiudere», ha dichiarato Cirio ieri mattina, parlando a Radio 24.

ALBERTO CIRIO

 

LUCA ZAIA

E ha aggiunto: «Il governo valuti la richiesta della Lombardia, e questo valga per tutti».

Cirio ha poi giustificato concretamente il suo allarme: dai dati epidemiologici risulta che il Piemonte sarebbe 7-9 giorni indietro rispetto alla Lombardia, «ma con il problema che da noi la popolazione è più anziana, e che l' incidenza dei ricoveri in terapia intensiva è di 15 casi su 100, contro gli 8-10 della media nazionale». Insomma, il Piemonte sta correndo più forte nella stessa, pericolosa direzione di una regione che si è infilata prima nell' improvvisa emergenza.

 

ATTILIO FONTANA VINCENZO DE LUCA

Le Regioni del Nord produttivo chiedono al governo di poter chiudere ogni attività, compresi bar e ristoranti, lasciando aperti negozi di alimentari, farmacie ed edicole.

Vorrebbero bloccare trasporti pubblici e alberghi, chiudere le mense delle aziende, pubbliche e private, regolando - dov' è possibile - la sospensione delle stesse attività produttive. Questo perché i circa 5.000 letti di terapia intensiva attivi in tutta Italia sono pochi, e quelli del Nord sono ormai vicini al collasso. Zaia l' ha spiegato bene: «Piuttosto che un' agonia che dura mesi, è meglio una chiusura totale» che riesca a bloccare il contagio al più presto.

IL VIDEO APPELLO SUL CORONAVIRUS DI VINCENZO DE LUCA

 

Un segnale favorevole alla linea dura è venuto anche dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ieri ha vietato fino al 3 aprile tutte le fiere e i mercati, così come le consegne di cibo a domicilio, e ha ordinato la chiusura di barbieri, parrucchieri e centri estetici. «Se sarà necessario», ha aggiunto , «io non ho problemi a chiedere la chiusura di tutto».

la spesa ai tempi del coronavirus

 

Parole favorevoli al «chiudere tutto per riaprire prima» ha pronunciato anche il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci: «Condividiamo la richiesta di misure restrittive fatta dalla Lombardia», ha detto ieri. «Vorremmo poter avere autonomia dal governo per adottare una linea ancora più ferma, resa indispensabile dal numero enorme di cittadini, oltre 20.000, che hanno lasciato proprio le regioni del Nord».

coronavirus 10

 

Ieri, però, i governatori favorevoli a misure più restrittive contro il virus sono stati tutti superati dal sindaco di Messina, Cateno De Luca, che al terzo ricoverato nel suo Comune ha annunciato non solo la chiusura di tutte le attività commerciali, ma addirittura il coprifuoco: «Stiamo preparando l' ordinanza», ha spiegato, «per vietare a tutti di uscire dalle abitazioni e imporre sino al 3 aprile la chiusura di tutte le attività, pubbliche e private, escludendo solo i generi di prima necessità». Il ragionamento di De Luca non fa una grinza: «In tutta la provincia di Messina ci sono appena 10 posti letto disponibili, in rianimazione, e in Sicilia saranno 70 in tutto. Che cosa succederebbe con una pandemia nel nostro territorio?».        

cateno de luca 2

 

coronavirus

Ieri il premier Giuseppe Conte non ha negato l' ipotesi di «misure più restrittive», ma ha invitato a evitare «istanze emotive». Intanto, mentre a Roma la politica s' interroga sul da farsi, in tutta Italia la realtà già corre molto più velocemente. Secondo Confcommercio il 50-60% degli esercizi ha già chiuso spontaneamente o per la paura del virus o per la disastrosa mancanza di clienti. Perfino la moda abbassa la serranda: marchi grandi e medi come Armani, Luisa Spagnoli, Coccinelle, Manila Grace, Primadonna collection hanno chiuso i negozi in tutta Italia.

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