MERKEL E OBAMA AI WAR GAMES: “CHE FARESTE IN CASO DI ATTACCO NUCLEARE” - AI LEADER MONDIALI UN TABLET IN MANO E POCHI MINUTI PER REAGIRE – LA RISPOSTA DI RENZI: “GLI DICO DI TELEFONARE A DELRIO…”
Francesco Bei per ‘La Repubblica'
Un attacco terroristico nel cuore finanziario di una metropoli occidentale. Potrebbe essere la City di Londra, potrebbe essere Wall Street ma anche la Borsa di Milano. Una bomba atomica "sporca", fatta in un laboratorio clandestino con uranio trafugato, un ordigno artigianale ma micidiale. Tic tac, tic tac, sta per esplodere. Centinaia di migliaia di morti.
Che fare? Informare i cittadini o tenerli all'oscuro per non seminare il panico? Fare tutto da soli o informare subito l'intelligence degli altri paesi? Sembra il film War Games, ma è tutto reale. È un vero gioco di ruolo quello a cui si sono sottoposti ieri i leader mondiali arrivati all'Aja per il summit sulla sicurezza nucleare.
Un test del tutto inedito, pensato dall'organizzazione del vertice per mettere a punto un sistema di risposta alle minacce terroristiche. Il video, proiettato nella grande sala della sessione plenaria, impressiona i leader, li mette subito sotto pressione. Da Obama a Merkel, da Renzi a Hollande, hanno pochi minuti per reagire. Devono dare una risposta a caldo alla minaccia, provare a sventare l'attentato calcolando i costi umani più sostenibili.
Un tablet sistemato davanti a ogni postazione consente di dare quattro risposte, solo quattro. Allertare la popolazione oppure no. Mandare all'assalto le forze speciali del proprio paese o cercare la collaborazione internazionale. Le scelte più votate dai 53 leader sono state poi proiettate sul megaschermo non appena le luci si sono riaccese. Anche i cittadini del mondo, se i loro leader sono stati sinceri, possono tirare un sospiro di sollievo.
«A vincere - rivela l'ambasciatore Armando Varricchio, il consigliere diplomatico di Renzi - è stata la scelta della trasparenza verso l'opinione pubblica e della cooperazione internazionale ». Anche il capo del governo italiano si è trovato nel mainstream, dando risposte in linea con il sentimento generale.
Dove invece Renzi ha deciso di andare controcorrente è stato nella scelta di abbandonare il vertice un giorno prima degli altri, disertando la cena di gala offerta dal re d'Olanda. «Stanotte - ha spiegato il capo del governo prima di infilarsi nella riunione dei sette Grandi - torniamo in Italia di corsa per continuare il lavoro sulle cose concrete di tutti i giorni. Sarà il ministro Mogherini a rappresentarci qui». Una decisione che lo staff di Renzi minimizza visto che, di fatto, la parte politica del summit in serata poteva dirsi conclusa.
E lo stesso Hollande aveva anticipato il rientro a Parigi. Sta di fatto che, alla sua prima uscita tra i grandi della Terra, il primo ministro italiano ha deciso di rompere il protocollo. I suoi obiettivi, del resto, li aveva già portati a casa. Da Shinzo Abe ottiene una benedizione sul piano di riforme italiano. Il collega giapponese, famoso per le sue "Abenomics", ritiene che l'economia italiana dipenda dalla «sua leadership » e gli assicura che «la comunità internazionale guarda al suo lavoro».
Con Barack Obama c'è appena il tempo di una stretta di mano, in vista dell'incontro di domani a Roma. Il presidente americano, informale come il fiorentino, dice di non vedere l'ora di venire a villa Madama per «mangiare italiano», salutandolo con una battuta sulla sua giovane età: «Quando ho iniziato avevo anche io i capelli neri...».
Per Renzi questi incontri internazionali, «al di là del nome del primo ministro, sono la dimostrazione che l'Italia è apprezzata, stimata e rispettata nel mondo » e noi italiani «per primi dobbiamo toglierci un po' il provincialismo di pensare che il nostro contributo non sia apprezzato». Per parte sua «l'Italia sta lavorando, c'è grande curiosità e interesse sulle riforme che stanno andando avanti in Parlamento ».
In una fugace apparizione nel tendone della sala stampa, Renzi si congeda con uno classico discorso da spogliatoio prima che la squadra (perdente) scenda in campo per il secondo tempo: «Dobbiamo mettere a posto il Paese come promesso e lo faremo, perché siamo forti e siamo convinti di farlo».