MES ALL’ANGOLO – GIORGETTI, CAZZIATO ALL’EUROGRUPPO PER LA MANCATA RATIFICA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ, HA ATTACCATO BRUXELLES: “INTRODURRE IL TEMA IN QUESTO MOMENTO È UN PO' COME BUTTARE DEL SALE SULLA FERITA” – LA FERITA DI CUI PARLA IL DON ABBONDIO LEGHISTA È QUELLA DELLA MELONI, ISOLATA DAGLI ALTRI LEADER EUROPEI E TENUTA FUORI DALLE TRATTATIVE PER LE NOMINE UE – IL MINISTRO DEL TESORO CHIEDE DI CAMBIARE IL TESTO DEL MES, MA SA BENISSIMO CHE NON È PIÙ TEMPO DI TRATTARE…

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Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

«Ho detto che introdurre il tema della ratifica del Mes in questo momento, mi sembrava un po' come buttare del sale sulla ferita. Quindi improprio». La ferita di cui ha parlato ieri Giancarlo Giorgetti, al termine della due giorni di Eurogruppo ed Ecofin in Lussemburgo, è quella sofferta dalla premier Giorgia Meloni in occasione del vertice europeo di lunedì, quando gli altri leader l'hanno isolata e tenuta fuori dalle trattative per le nomine Ue.

 

Per il ministro delle Finanze la decisione di tornare in pressing sul governo per la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, in questo momento, è sembrata una provocazione. «Vittimismo», attacca l'opposizione. Secondo il responsabile economia del Pd, Antonio Misiani, «la ferita è quella che la destra populista italiana ha aperto tra il nostro Paese e il resto dell'Europa bocciandola ratifica».

 

DECIMA MES - MEME BY EMILIANO CARLI

Matteo Salvini ieri è stato netto: «Il Mes è un'altra follia europea, non lo ratificheremo mai». Meno perentorio Giorgetti, che oltre a fare il ministro è anche vicesegretario della Lega. Ha ammesso che «il Parlamento italiano non è nelle condizioni di approvare la ratifica" e che quindi "non ci sono molte speranze di ratificarlo a breve, anzi diciamo che a breve è impossibile».

 

Ma nel medio e lungo periodo? «Dipende se cambia, se migliora, se cambia natura come abbiamo sempre chiesto. È una discussione appena nata, ma in mezzo a mille difficoltà».

Non è il «mai» di Salvini, ma le condizioni per ottenere un cambiamento sono oggettivamente difficili. Perché sia i responsabili del Mes che gli altri ministri hanno subito messo in chiaro che il testo del Trattato non si riapre.

 

GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

E poi perché le eventuali modifiche, per introdurre nuovi strumenti all'interno dell'attuale quadro normativo, potranno intervenire soltanto "dopo" che l'Italia avrà ratificato. «Per la prima volta – ha riconosciuto Giorgetti – Gramegna ha fatto delle riflessioni, recependo evidentemente anche delle critiche che abbiamo sempre fatto noi».

 

E qui il ministro ha espresso il suo auspicio sulle possibili nuove funzioni del Mes, che magari potrebbero servire a favorire la ratifica da parte dell'Italia: «Portarlo verso un utilizzo tipo un fondo sovrano europeo, ad esempio in tema di Difesa, evitando che i singoli Stati nazionali si debbano indebitare o spendere a livello nazionale».

 

GIORGIA MELONI - ER MES - MEME BY DAGOSPIA

Il punto è che ci sono due ostacoli: il primo, come detto, è che il dibattito tra i 20 Stati membri potrà essere affrontato in modo serio solo dopo l'approvazione da parte italiana. Il secondo è che Giorgetti non vuole procedere in questo senso perché non si fida: «La discussione è appena abbozzata e tra l'altro ha incontrato molte resistenze da molti Paesi, specialmente i nordici». L'Italia non vuole assumersi il rischio di dare il via libera alla ratifica e poi non ottenere le modifiche. Ma così si torna al punto di partenza e non si risolve l'impasse.

 

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Ieri la Commissione ha trasmesso a Roma la traiettoria tecnica con i limiti alla spesa che dovranno essere rispettati nel piano di rientro settennale, atteso da Bruxelles a settembre. La correzione richiesta, in termini strutturali, dovrebbe essere dello 0,6% del Pil l'anno, pari a circa 12 miliardi di euro. Paletti che limiteranno la libertà d'azione del governo nella definizione del piano e della prossima manovra. [...]

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