MES A PUNTO – GIORGIA MELONI È PRONTA A RATIFICARE IL MES A DICEMBRE, SUBITO DOPO LA RIUNIONE DELL’ECOFIN SUL PATTO DI STABILITÀ. È L’ULTIMA CARTA CHE SI GIOCA LA DUCETTA PER PROVARE A SPINGERE LA TRATTATIVA SULLE REGOLE FISCALI UE, CHE RISCHIA DI ESSERE UN CETRIOLONE PER L’ITALIA – DOMANI LA PREMIER SI PRESENTERÀ A BERLINO DICENDOSI PRONTA AD APPROVARE IL FONDO SALVA STATI, E CHIEDERÀ DISPONIBILITÀ DA PARTE DI SCHOLZ…

-


Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

giorgia meloni

Il governo Meloni è pronto a ratificare il Mes. Non questo mese, ma a dicembre. Dopo la riunione dell’Ecofin che potrebbe dare il via libera alla Riforma del Patto di Stabilità. È questo il messaggio che nelle ultime ore è partito da Palazzo Chigi verso i piani di alti della Commissione europea.

 

Ed è questa una delle “doti” che la presidente del Consiglio vuole portare domani a Berlino nell’incontro che avrà con il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Si tratta di un’apertura […] che […] non a caso arriva nei giorni che hanno preceduto la valutazione della manovra economica da parte dell’esecutivo europeo, il vertice di Berlino e le trattative finali sulla nuova governance economica dell’Ue.

 

GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ

L’idea quindi è di mettere sul tavolo il voto parlamentare sul Meccanismo di Stabilità cercando di ottenere domani il massimo della disponibilità da parte di Scholz sul patto di Stabilità. Per uscire dal cul de sac in cui la maggioranza di centrodestra si è infilata in questi mesi, Palazzo Chigi e Tesoro puntano dunque a calendarizzare in aula l’esame della ratifica nella prima metà di dicembre con due “clausole politiche”.

 

La prima riguarda la possibilità di poter convincere i più riottosi della coalizione, ossia la Lega, a non fare scherzi e non a dissociarsi in aula costringendo il governo a chiedere l’aiuto di una parte dell’opposizione. Consiste cioè nel dimostrare che in cambio della ratifica del Mes, l’Italia haottenuto qualche vantaggio nelle regole sui parametri economici.

 

GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI

La seconda è una sorta di “assicurazione” sul futuro: nel documento con cui si chiederà il via libera, si prevederà l’impegno a chiedere un nuovo scrutinio alla Camera e al Senato nel caso in cui l’Italia si dovesse trovare la necessità di attivare il Mes.

 

E’ il modo più diretto per dire ai proprio parlamentari: ratifichiamo il Fondo ma non lo utilizzeremo mai e sei nei prossimi anni non saremo noi al governo, chiunque ci sarà dovrà tornare alle Camere per reclamarne l’aiuto finanziario. Saranno loro ad assumersi la responsabilità dello stigma che accompagna chi si rivolge all’ex Fondo Salva Stati.

 

URSULA VON DER LEYEN - EMMANUEL MACRON - GIORGIA MELONI - SUMMIT EU MED 9 MALTA

Bisogna tenere presente che l’Italia è l’unico Paese europeo a non aver ratificato il Meccanismo e fino a quando non lo farà non potrà entrare in vigore. La sua riforma prevede soprattutto una “rete” che si stende in caso di crisi bancarie. E se l’intera procedura non si completerà entro dicembre, dal primo gennaio tutti gli Stati membri e le banche del Vecchio Continente non potranno contare su nessun ombrello protettivo.

 

[…] Giorgia Meloni […] spera di avere in cambio una minor rigidità sul Patto di Stabilità. Ad esempio Berlino insiste sulla necessità che il deficit nei prossimi anni non debba solo scendere sotto il tre per cento ma arrivare al 2 per costruire una sorta di “materasso” di garanzia rispetto ai Paesi più “spendaccioni”. Già eliminare dal dibattito questa richiesta sarebbe un passo avanti per la squadra meloniana.

 

E si lega direttamente alla valutazione che oggi la Commissione Ue esprimerà sulla manovra economica. […] Il giudizio finale sulla manovra, infatti, sarà compliant . Ossia sarà promossa. Ma nello stesso tempo nel documento predisposto dagli uffici di Palazzo Berlaymont figureranno almeno due warning piuttosto severi: su debito e deficit. Un avviso che rischia di essere formalizzato a giugno prossimo con le nuove raccomandazioni.

GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ

 

[…] Ma l’andamento del disavanzo e del debito pubblico è considerato incompatibile. Anche con le future norme che saranno contenute nel nuovo Patto di Stabilità.

SEMO GENTE DI PORCATA - VIGNETTA BY MANNELLI

 

Il deficit 2023, ben oltre il 5 per cento. Quello del prossimo anno ampiamente sopra il 4 e quello del 2025 che supera decisamente il 3 per cento, viene valutato preoccupante. […]

giorgia meloni giancarlo giorgetti
olaf scholz giorgia meloni
olaf scholz giorgia meloni 4